Allarme cortei, Roma in trincea. L’escalation e i timori del Viminale: «Qualcuno vuole destabilizzare»

Allarme cortei, Roma in trincea. L’escalation e i timori del Viminale: «Qualcuno vuole destabilizzare»
di Cristiana Mangani
Sabato 24 Febbraio 2018, 00:02 - Ultimo agg. 10:33
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Viene considerato il punto di non ritorno, l’episodio che ha cambiato la protesta: Palermo, qualche giorno fa, quando un gruppo di antagonisti ha accerchiato, imbavagliato e picchiato Massimo Ursino, il leader di Forza nuova in Sicilia. Una reazione violenta contro chi, in passato, aveva aggredito e bastonato due ambulanti del Bangladesh. Un gesto che è sembrato agli addetti ai lavori quasi un salto di qualità, e che ha richiamato alla mente periodi molto più bui, gli anni ‘70, il terrorismo. La giornata di oggi, quindi, con tutti i suoi potenziali focolai, non può che preoccupare il Viminale, sebbene già da giorni il ministro Marco Minniti inviti le forze politiche «ad abbassare i toni».

Esiste un tentativo di destabilizzare, questo nessuno lo nega, anche se la chiave di lettura viene vista, non tanto nel disagio sociale, quanto nell’antifascismo. Dopo il fallimento di tutte le proteste più recenti, dopo un G7 che è stato un successo per la sicurezza, e ha mostrato in modo netto un vuoto di leadership tra i no global, il mondo dell’antagonismo sembra aver trovato il modo per ricompattarsi dietro “l’antifa”. In questi giorni, basta poco per individuare l’occasione elettorale di CasaPound, di Forza nuova, o della stessa Lega, che, a loro volta, come è accaduto nel caso di Macerata, non si sottraggono allo scontro.

 

GLI IDRANTI
E così oggi, negli uffici dell’Interno, una maggiore agitazione, oltre che per Roma - con i suoi tre cortei e due sit in - si percepisce per Palermo, dove destra e sinistra rischiano di trovarsi una di fronte all’altra, e dove la questura ha già fatto arrivare gli idranti da Napoli. O ancora, per Milano, con l’ultradestra schierata in massa in cerca di voti e consensi. E pure per Brescia, dove ieri è stato dato alle fiamme il centro sociale Magazzino 47, e dove la Rete antifascista sta preparando la risposta al banchetto che CasaPound intende allestire in piazza. E alla fine, quanto inciderà tutto questo sulla scelta elettorale? Quanto la tensione peserà sul voto?

Nella Capitale verrà messa in atto la stessa strategia che ha evitato gli scontri circa un anno fa per il corteo Euro stop, quando gli antagonisti sono stati fermati ancora prima di entrare in città. «Non potendosi escludere l’attuazione di iniziative finalizzate a creare momenti di forte tensione tra gruppi ideologicamente contrapposti, ovvero disordini, danneggiamenti o turbative - ha scritto il capo della Polizia Franco Gabrielli a tutti i questori - si rende necessaria la massima intensificazione dei servizi a carattere preventivo». 

«NIENTE SCONTI»
I cortei di Torino, le bombe carta con i chiodi, la protesta di Pisa, e una tensione che si respira in mezza Italia, hanno fatto decidere «di non fare sconti a nessuno». Tanto che al ministero spiegano che «le forze dell’ordine intervengono e interverranno per fermare l’illegalità in maniera tempestiva, come accaduto finora». Minniti sarà in ufficio sin da stamattina. «Sono il ministro dell’Interno - ha dichiarato a proposito di una sua eventuale partecipazione alla manifestazione dell’Anpi nella Capitale - e starò al Viminale per garantire che i cortei si possano svolgere in tranquillità. Non sarò presente alla manifestazione, pur condividendo i valori profondi». Mentre ha deciso di esserci, insieme con gli altri esponenti politici, il leader del Pd, Matteo Renzi. Una presenza, la sua, che desta qualche preoccupazione tra le forze dell’ordine, visto che potrebbe richiamare l’attenzione dei manifestanti più agitati e contrari.

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