Roma, terapie intensive piene, la sorella di un malato: «Mio fratello rischia la vita in attesa di un posto»

Roma, terapie intensive piene, la sorella di un malato: «Mio fratello rischia la vita in attesa di un posto»
di Raffaella Troili
Mercoledì 31 Marzo 2021, 12:24 - Ultimo agg. 20:19
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Terapie intensive stracolme: un conto sono i numeri, freddi. Gli allarmi, a effetto. Un altro è viverlo in prima persona. E costringersi a raccontarlo: «Mio fratello è ricoverato all’Ospedale Israelitico, malato di covid le sue condizioni si sono aggravate e i medici - meravigliosi non fa che ripetere - da allora stanno cercando di trovargli un posto in terapia intensiva in un altro ospedale». La signora Daniela non si capacita. «Ho appena saputo che hanno recuperato un casco e che comincia ad avere leggerissimi miglioramenti, l’ossigeno comincia a fare effetto, ma è sempre in lista per una terapia intensiva. Ieri ci avevano detto: “pregate”. Ma possibile che questa emergenza non venga fuori?».

Covid a Roma, il primario: «Terapie intensive piene, siamo costretti a scegliere a chi dare chance di vita»

Daniela è la sorella di Claudio Massimi, noto pittore romano conosciuto anche all’estero.

L’artista dopo esser passato per il policlinico Casilino in buone condizioni è stato trasferito all’ospedale Israelitico, dove non c’è la terapia intensiva, e dove invece le sue condizioni sono peggiorate. Da sabato medici e familiari sono alla disperata ricerca di un posto in terapia intensiva, «ovunque anche fuori regione, tutti ci hanno respinti Spallanzani in primis. Ripeto i medici ci mettono l’anima, si stanno battendo per una terapia intensiva ma siamo in lista d’attesa». Claudio Massimi ieri sera registrava «un leggerissimo miglioramento, dove hanno recuperato un casco attivando di fatto una terapia sub intensiva non lo so, so solo che stanno facendo di tutto. Il primario ha inviato richiesta da sabato, ma nessuno ha disponibilità. Assurdo che questo accada nel giorno in cui il Lazio torna arancione, qualcosa non torna. «Per fortuna - racconta il nipote - zio ha passato la notte. I medici ci hanno detto pregate, come è possibile che non ci sia un posto per un cristiano che sta morendo?». Uno sfogo comprensibile, per uno zio, che è anche padre e nonno. Le sue mostre sono conosciute anche all’estero, il suo estro noto agli addetti ai lavori. Disperati hanno scritto a tutti, perché forse non è ancora del tutto chiaro il problema delle terapie intensive. Un problema che può travolgere tutti.

IL PROTOCOLLO

«Da lunedì non satura più i polmoni - ecco il nipote Alessandro Pede - sta scendendo progressivamente e gli alveoli non trasferiscono più l’ossigeno». Hanno chiesto di trasferirlo anche fuori dal Lazio, bussato ovunque. Scoperto che semplicemente: «Le terapie sono piene zeppe e per Claudio che è in gravi condizioni come per tanti altri come lui non c’è una terapia intensiva che possa accoglierlo. C’è un protocollo covid ci hanno spiegato: devono messere messi in lista e a seconda della gravità credo che verranno chiamati quando si libera un posto in terapia intensiva. Da sabato mio fratello è in lista, purtroppo è subentrata una polmonite bilaterale acuta con una componente batterica. Mi sembra assurdo che siamo in zona arancione quando tutte le terapie intensive sono sature. E non si può morire a 65 anni semplicemente perché non c’è una terapia intensiva». La grande famiglia di Claudio Massimi aspetta e prega. «Siamo disperati, peggiorava ora sembra migliorare un poco. Ma per avere salva la vita, zio Claudio, ha bisogno urgente della terapia intensiva., oppure “senza terapia intensiva, pregate!” come ci dicono i medici, a cui siamo grati perché sono meravigliosi, ci stanno vicini, dobbiamo solo dir loro grazie».

 

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