Roma, i rom in fuga dal posto di blocco erano il terrore di Monteverde

Roma, i rom in fuga dal posto di blocco erano il terrore di Monteverde
Domenica 18 Marzo 2018, 10:26 - Ultimo agg. 19 Marzo, 19:26
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Vite spinte oltre il limite. Le truffe dello specchietto per svoltare e fare soldi. I selfie con le montagne di banconote da 50 e 100 euro sul tavolo, con le belle macchine, i vestiti griffati, le felpe e i cappellini con la scritta che inneggia ai narcos. «Mbaravat a campa'», scriveva Leonardo su Facebook in dialetto casertano, ossia «imparatevi a vivere», perché la legge della strada è quella del più forte. Parola di boxeur avvezzo alle sfide. Sulla tempia un tatuaggio: freedom. Leonardo Bevilacqua, 23 anni, è uno dei due nomadi di origine campana arrestati venerdì sera dopo il pomeriggio di paura in via Ozanam, a Monteverde. Era nella Mini Countryman bianca e nera sfuggita all'alt dei carabinieri all'incrocio con la Circonvallazione Gianicolense e che ha tentato di investire prima un militare in divisa e poi un altro in borghese, il quale ha sparato colpendo per errore madre e figlia su uno scooter. Al volante della Mini c'era il compare e socio in affari Orlando Bevilacqua, 22 anni, già protagonista di rocambolesche fughe e aggressioni ai poliziotti. Stesso cognome, ma genitori diversi, anche loro, padri e madri, dei Bevilacqua.

LA MAZZETTA
Erano il terrore di anziani e donne al volante del quartiere. Leonardo era stato arrestato appena il 15 febbraio, sempre sulla Circonvallazione Gianicolense, da due carabinieri in borghese dell'Eur che passando in zona avevano assistito all'ennesimo tentativo di truffa: Leonardo insieme con un 29enne ha lanciato un sasso contro una vettura guidata da un ignaro cinese. «Ci hai rotto lo specchietto», gli avevano gridato dalla loro auto inscenando un finto incidente. Ma a quel punto sono intervenuti i carabinieri che i due hanno tentato di corrompere con 700 euro in contanti. Arrestati con l'accusa di truffa e istigazione alla corruzione, anche Leonardo era stato rimesso in libertà dal giudice. Ed eccolo, venerdì, di nuovo in azione. Stavolta con Orlando. I Bevilacqua non sono nuovi a questo genere di truffe. In passato altri affiliati del clan erano stati sorpresi a dare lezioni ai più giovani. «Spesso agiscono in famiglia - spiega un investigatore di lungo corso - organizzano i colpi moglie e marito, oppure si portano dietro i bambini per carpire la buona fede delle vittime prescelte». Negli ultimi mesi Monteverde, quartiere bene e con una popolazione media piuttosto agé, è stata bersagliata dalle truffe tentate o messe a segno. Da quella classica dello specchietto, a quella delle chiavi: «Signora guardi le sono cadute le chiavi a terra», la donna si gira per raccoglierle e il complice intanto le ruba la borsa appoggiata sul sedile dell'auto. I carabinieri della compagnia San Pietro erano sulle tracce della Mini sospetta da qualche giorno. Per venerdì pomeriggio avevano organizzato un pedinamento. Come di prassi la macchina con i colori di Stato ha inscenato il posto di controllo, nei pressi era pronta ad agire anche l'auto civetta. Poi la fuga scellerata dei due e lo sfortunato epilogo.

IN TRAPPOLA
Una fuga senza via d'uscita. Orlando e il boxeur sapevano bene di essere braccati. I militari del Nucleo Investigativo di via In Selci li hanno trovati al Tuscolano dopo le nove di sera: Leonardo era nei pressi del McDonald's vicino alla fermata metro Lucio Sestio, Orlando era poco distante, nella sua casa a Don Bosco, stava preparando la borsa. L'impressione dei militari è che stessero attendendo qualcuno che li avrebbe portati lontano da Roma.

Leonardo ha ammesso: «Sì ero nella Mini», Orlando sulle prime avrebbe negato. Le indagini sono tutt'altro che concluse. Al vaglio degli inquirenti numerosi colpi avvenuti in altre zone: da San Pietro, all'Aurelio, a Madonna del Riposo. I carabinieri erano sulle orme di una banda con più componenti e itinerante: con obiettivo prede da Milano a Napoli.

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