La partita è amatoriale, e di calcetto. Due a uno, il punteggio al novantesimo. Un minuto di recupero. In vantaggio sugli Young Boys, i calciatori del Benfica. Mattia, 34 anni, accenna una rimessa prendendo tempo e, solo per aver trattenuto per qualche attimo la palla, viene massacrato di botte dalla squadra avversaria. Calci alla testa con gli scarpini, insulti. A tre anni dalla chiusura del campionato organizzato in un circolo all’Ostiense, il calciatore picchiato vive senza un dente e con una placca di ferro nella fronte. Mentre sette degli otto giocatori della squadra avversaria sono stati condannati in abbreviato con pene da 7 mesi a un anno di carcere per lesioni gravissime e aggravate dal numero di partecipanti. La sentenza è di ieri. Scampato alla condanna solo il caposquadra: è riuscito a dimostrare che era sì in campo, ma che per spirito sportivo non aveva partecipato al pestaggio. Gli altri 7 imputati, tra attaccanti, terzini e difensori, tutti ventenni, dovranno anche risarcire la vittima.
Davanti a decine di tifosi e all’arbitro incredulo, colpito dal lancio di una scarpa, i giocatori, invece di tirare calci al pallone, hanno colpito direttamente l’avversario. È il 27 giugno 2017, al circolo Polisportivo Ostiense, sul Lungotevere Dante. È quasi mezzanotte e si gioca la finale del torneo calcetto.
Testimone chiave l’arbitro, che ha ricostruito il clima della partita: «Mancavano pochi secondi alla fine quando su una rimessa laterale in favore del Benfica, a seguito di un battibecco tra un giovane che batteva e l’avversario, scaturiva una rissa in cui i giocatori della Young Boys erano parte attiva: si dimenavano, rincorrevano gli avversari colpendoli con calci e pugni, mentre i giocatori del Benfica si limitavano a scappare per mettersi in sicurezza senza alcuna risposta all’aggressione». L’uomo ha anche descritto il pestaggio: «Si accanivano con violenza specialmente su quel giocatore del Benfica che stava battendo la rimessa laterale». Negli atti degli investigatori finisce anche il referto di fine gara, con l’espulsione dei giocatori con le maglie numero 7, 10, 4, 8, 1, 5. «Quello della vittima non lo so però - aveva specificato l’arbitro - era coperto dagli aggressori». Altro particolare: il numero 8 non era in campo, era stato espulso per motivi di gioco. Ma «è rientrato e con ferocia proprio per partecipare alla rissa e per tirarmi una scarpa». Gli animi dei tifosi si erano riscaldati nel corso del secondo tempo. A un minuto dal fischio finale un calciatore della Young Boy insulta la vittima: «Sbrigati, cretino». Scoppia il caos. «Siamo riusciti a soccorrere il nostro compagno di squadra mezzora dopo. Nemmeno l’ambulanza è stata chiamata», è il ricordo di un calciatore della squadra vincente. La vittima: «Per farmi cadere mi hanno fatto lo sgambetto. Poi ricordo solo calci. Ora vivo con una placca sulla fronte».