Per tre giorni era stato in preda a dolori fortissimi allo stomaco, senza che i farmaci antireflusso e i gastroprotettori facessero effetto. Si era quindi recato in pronto soccorso, ma dopo una visita era stato rimandato a casa: per i medici si trattava di una gastrite, da curare con la stessa terapia e con una dieta leggera. Giuseppe Mura, 53enne di Roma, è stato però stroncato da un infarto poche ore dopo.
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L'uomo, operaio di Primavalle addetto alle pulizie dell'aeroporto di Ciampino, è stato stroncato da un attacco cardiaco.
La Procura ha sequestrato la cartella clinica, dove l'infarto era stato scambiato per una epigastralgia, un dolore tra l'ombelico e la parte alta dell'addome. La visita, tra l'altro, era durata solo pochi minuti: Giuseppe Mura era entrato al pronto soccorso alle 22.50 e dimesso alle 23.47 del 25 novembre 2019, tra l'altro dopo una lunga attesa prima di essere visitato. All'uomo erano stati prescritti un farmaco inibitore della pompa protonica, il Pantorc, uno sciroppo Peridon e un Gaviscon Advance.
Giuseppe Mura, che ha lasciato la moglie, la madre e un figlio di 18 anni, era morto all'alba del 26 novembre 2019, dopo aver accusato un altro, forte malore mentre si trovava a letto. Il medico rinviato a giudizio è una dottoressa che, quella sera, avrebbe sottovalutato l'elettrocardiogramma, non considerando due anomalie. Secondo l'accusa, il medico avrebbe dovuto disporre il ricovero e accertamenti più approfonditi, specie considerando i sintomi acuti e persistenti accusati dal paziente. Una morte evitabile, secondo l'accusa, avvenuta per la rottura di una placca coronarica che si era verificata poco prima che Giuseppe Mura si presentasse in pronto soccorso. La famiglia dell'uomo, tramite l'avvocato Cesare Piraino, si è costituita parte civile nel processo.