Omicidio Baficchio, nuove accuse agli Spada: la ricostruzione del testimone

Omicidio Baficchio, nuove accuse agli Spada: la ricostruzione del testimone
di Adelaide Pierucci​
Mercoledì 12 Dicembre 2018, 11:02 - Ultimo agg. 11:23
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«Mi sarei prestato per l’esecuzione. Appena mi hanno chiesto che c’era da eliminare Giovanni Galleoni, “Baficchio”, non mi sono tirato indietro. Ma poi hanno fatto tutto loro. Anzi hanno ucciso pure Sorcanera». Paul Dociu, trentenne romeno, ex pusher e sbrigafaccende sporche per la famiglia Spada, ora collaboratore di giustizia, ieri, per una giornata, in veste di testimone, nel maxiprocesso Eclissi, ha ricostruito l’organigramma e modalità del presunto clan, a partire dall’episodio chiave che ne avrebbe segnato la scalata: l’eliminazione di Baficchio, il boss rivale, ucciso platealmente di fronte al bar di via Due Forni, nel novembre 2011, assieme al suo compare, Francesco Antonini, detto Sorcanera. Un'udienza cruciale, che potrebbe ridisegnare gli Spada, e in particolare il capo Carmine Spada, Romoletto, da delinquenti di quartiere a spietati assassini, pronti ad affermarsi con le armi. «Il duplice omicidio fu pianificato dagli Spada», ha raccontato il pentito, «Ottavio Spada mi chiese se ero disponibile a partecipare. Mi avrebbero detto il giorno e come. Ma poi non seppi più niente. Stavo nella piazza quando ho saputo della duplice esecuzione. Mi avevano spiegato solo il motivo. C’era stata una lite tra l’egiziano, uomo di fiducia di Carmine Spada e Galleoni. Galleoni quindi andava adeguatamente punito». Secondo Dociu a deliberare l’esecuzione furono Romoletto Spada e il fratello Roberto, appena condannato a 6 anni col metodo mafioso per la testata al giornalista.
 

 


Mentre l’esecuzione sarebbe ricaduta su Ottavio Spada, nipote del boss, che, nella concitazione, avrebbe fatto fuoco contro Antonini e Amna Saber Abdelgawad Nader, conosciuto come l’Egiziano, che avrebbe centrato Galleoni. Dettagli importanti per il duplice assassinio che, senza le parole del pentito, non avrebbe mai portato alla ricostruzione dei retroscena, secondo l’accusa. L’interrogatorio, particolarmente sofferto e complesso, sarà completato domani, in controesame. Le difese punteranno sulle contraddizioni. A Dociu gli Spada, e in particolare Ottavio Spada, avevano affidato a lungo compiti di rilievo, come quello ad esempio di punire con la benzina chi non si sottometteva al clan. «Una volta portai una damigiana da cinque litri piena di benzina con un fazzoletto nell’imboccatura - ha raccontato il testimone - al momento opportuno ho aperto la porta dell’agenzia immobiliare, l’ho bloccata col piede, ho acceso il fazzoletto e ho tirato dentro la damigiana. Ho sentito una esplosione. Allora sono risalito sullo scooter e scappato via». Nell’ambito del maxiprocesso nei confronti di 29 componenti del presunto clan l’accusa, rappresentata dal pm Mario Palazzi e Ilaria Calò, è tornata a parlare della difficoltà di trovare interpreti della lingua sinti degli Spada. «Nessuno mette a disposizione la propria conoscenza della lingua parlata dal clan Spada per paura di ritorsioni», ha spiegato il pm Palazzi.
Si teme che si vogliano così sviare prove su conversazioni cruciali volutamente fatte in lingua rom. 

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