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Virus, verifiche su romeni e bulgari. Tiburtina, controlli a metà: test sui bus ma non alla stazione

Virus, verifiche su romeni e bulgari. Tiburtina, controlli a metà: test sui bus ma non alla stazione
Virus, verifiche su romeni e bulgari. Tiburtina, controlli a metà: test sui bus ma non alla stazione
di Raffaella Troili
Articolo riservato agli abbonati
Giovedì 30 Luglio 2020, 07:15 - Ultimo agg. : 07:30
5 Minuti di Lettura

Il paradosso Tiburtina va ufficialmente in scena da ieri, sotto il sole rovente: non più di duecento metri dividono l'Autostazione Tibus, dove arrivano i pullman dall'Europa dell'Est, dallo scalo ferroviario. Da una parte chi scende dai bus viene atteso da una squadra di medici, sottoposto a controllo della temperatura, screening sul suo stato di salute e soprattutto può scegliere di sottoporsi a test sierologico, da domani anche a tampone rapido (in caso di 37,5 di febbre). Dall'altra nella stazione - dove arrivano per lo più treni nazionali - come nelle altre, chi scende oltre al termoscanner non ha nessun tipo di problema. Dunque un asintomatico è libero di rientrare in città, come pure succede negli aeroporti, dove una volta fuori scatta il liberi tutti, ovvero: chi va a controllare se chi è arrivato resta davvero a casa e non si presenta al lavoro? E soprattutto, un asintomatico con immunoglobuline m ancora in corpo, come lo rintracci? Test facoltativi, quarantene fiduciarie. Sono diversi i punti che rischiano di creare falle nel sistema di contenimento del Covid.

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Da ieri per esempio, una unità medica Uscar composta da otto operatori è in attesa di chi arriva dalla Romania: si tratta per lo più di persone che hanno un lavoro e una vita in Italia, di ritorno dal Paese d'origine, per rivedere la famiglia una volta l'anno. Badanti, con marito al seguito. Ieri sono arrivati due pullman: nel primo, in sette hanno accettato di sottoporsi al test sierologico. Dal secondo diretto a Trapani sono scesi in due, una donna e l'autista, che hanno aderito anche loro all'iniziativa di screening messa in campo dalla Regione Lazio. Tutti sono risultati negativi.

C'è un però: tutti quanti, sottoposti o no al test, ora devono restare 14 giorni in quarantena, o meglio in isolamento fiduciario. Non ci saranno controlli, dunque, sono solo rintracciabili avendo compilato un modulo, in caso fosse necessario attivare il contact tracing. Se alcuni sfuggono deliberatamente ai controlli, magari scendendo da mezzi abusivi poco prima degli stalli, o usando l'auto propria per rientrare in Italia ci sono molti altri che vorrebbero essere immediatamente sottoposti a tampone, dal momento che «siam qui per lavorare». La quarantena non va a genio. Sicuramente c'è una parte che sfugge in quanto si muove in aereo. Ma che ammette, come Oksana: «Sto partendo per andare a trovare mia madre, il resto della mia famiglia è qui. Ho saputo che al mio paese in Romania anche si può fare il test sierologico, prima di ripartire lo farò anche se lì costa 50 euro. Spero solo che valga anche qui, in modo da evitarmi la quarantena».

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Sicuramente, ora che il territorio ha iniziato a muoversi con più sveltezza - anche i numeri più esigui lo permettono -, sembra più evidente il divario - e il pericolo - rispetto al dover fronteggiare quanti viaggiano negli scali ufficiali, dove è difficile intercettare e monitorare gli spostamenti di chi arriva da ogni parte d'Italia e del mondo a volte anche attraverso scali. È chiaro che il pericolo come detto più volte dall'assessore regionale Alessio D'Amato è rappresentato dai casi di importazione. Ma è un lavoro difficile da mettere in campo. Intanto da ieri quanti rientrano da Romania, Bulgaria e Ucraina sono attesi all'arrivo dai medici Uscar. E da domani a disposizione anche il test molecolare con tampone faringeo in caso di positività o di temperatura superiore al 37,5. Lo prevede l'ordinanza appena firmata dal presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. Se ne occuperanno le Asl in collaborazione con le Uscar. «Con il tampone rapido cambia tutto», spiega il responsabile medico delle Uscar Pierluigi Bartoletti. La misura è volta soprattutto a preservare la salute dei più deboli, infatti da molti paesi dell'Europa dell'Est sono in via di rientro molte badanti che si occupano quotidianamente di assistere gli anziani, tra le categorie più a rischio per il Covid.
 


Ieri sono arrivati a Tiburtina due pullman: uno intorno alle 12 con inizialmente a bordo 11 persone, più 3 autisti (ma 7 erano scese a Firenze). Dei 4 passeggeri (tra cui una bambina che non si è sottoposta al test) scesi in città tre hanno accettato di sottoporsi all'esame), dei tre autisti soltanto uno. Dunque 4 in tutto, due uomini e due donne. Poche ore dopo è arrivato un altro bus, questa volta diretto a Trapani, «non sappiamo quante persone erano nell'autobus, sono scesi in due e solo un passeggero ha deciso di sottoporsi al test, l'ha fatto anche lautista», spiega la dottoressa Chiara Reggiani, con le Uscar al lavoro nel piazzale dal mattino, in tutto otto medici. «Si tratta di test su base volontaria, ma comunque abbiamo misurato la febbre a tutti e sottoposto a screening chiunque sia sceso. Erano tutti collaborativi e tranquilli, orientati: sapevano dal loro medico di famiglia che avrebbero dovuto fare i controlli. Chi non si è presentato ha scelto così, non possiamo chiedergli i motivi né imporlo».

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© RIPRODUZIONE RISERVATA
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