Il virus torna a dilagare, la nuova conta dei morti: le Rsa vogliono chiudere le stanze degli abbracci

Il virus torna a dilagare, nuova conta dei morti: le Rsa vogliono chiudere le stanze degli abbracci
Il virus torna a dilagare, nuova conta dei morti: le Rsa vogliono chiudere le stanze degli abbracci
di Claudia Guasco
Venerdì 11 Dicembre 2020, 07:04 - Ultimo agg. 14:08
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Sono le persone più fragili, spesso già sofferenti, con limitate capacità di sopravvivenza all'attacco del virus. E infatti tra il 1 febbraio e il 30 aprile 2020, registra l'Istituto superiore di sanità, gli anziani morti nella pandemia sono stati 10.000. Dato approssimato per difetto, perché non a tutti i deceduti è stato fatto il tampone. È come se l'epidemia avesse inghiottito per intero un piccolo comune. Allora si era detto: «Mai più una strage così». Purtroppo invece le Rsa sono nel pieno di un nuovo attacco del Covid e si ricominciano a contare i morti. «Cosa è successo? Che i responsabili delle residenze per anziani sono stati lasciati soli. Non c'è alcuna indicazione, hanno fatto fronte a spese per l'acquisto dei dispositivi di protezione individuali e il governo non vuole rimborsarle. Però ci dice di aprire per Natale le stanze degli abbracci, affinché i familiari possano stringere i loro cari. Ma come si fa in queste condizioni?», afferma Alberto De Santis, presidente nazionale di Anaste, l'Associazione nazionale strutture terza età. 

Lo scenario è cupo ovunque. Sono 120 i contagiati nel polo geriatrico Santa Margherita di Pavia, dove il medico responsabile dei pazienti Covid si è dimesso. Alla casa di riposo Piccola reggia di Venaria Reale, nel Torinese, sono morti trenta ospiti nel giro di un mese e la Procura ha aperto un fascicolo, indagini in corso anche sulla Opera pia divina provvidenza, a Ivrea, dove in quindici giorni il virus ha ucciso diciassette degenti. Nel giro di una settimana la Alice di Forno Canavese è stata evacuata e i 22 ospiti trasferiti in ospedale, alla Fondazione Fransousa di Chiomonte, in Valle di Susa, 36 su 68 degenti sono positivi e i parenti lamentano di non avere più loro notizie.

A Faenza preoccupa il focolaio alla Santa Teresa del Bambin Gesù (72 malati), in Puglia due decessi e tutti contagiati alla residenza Il vivere insieme di Conversano, quattro vittime e 36 positivi alla Domus sancta Familia» di Locorotondo, un morto e undici malati al Monte dei poveri di Rutigliano. Caos alla Rsa Santa Maria di Crotone, dove è deceduto il medico Antonio Pugliese: 64 i contagiati senza più operatori ad assisterli, l'azienda sanitaria provinciale di Crotone ha assunto il controllo della residenza e il sindaco chiede di istituire la zona rossa per limitare la diffusione del virus. Se la prima ondata del Covid è stata violenta, la seconda è insidiosa, mettono in guardia gli esperti. La ricerca presentata dalla Società italiana di gerontologia e geriatria evidenzia che ora nelle Rsa la trasmissione del contagio avviene con pochi sintomi, più lievi e un tasso di letalità del 19,2%.  

 

«La presenza di minori sintomi e più leggeri negli anziani residenti suggerisce che per bloccare la trasmissione del Covid nelle strutture non basta fare i tamponi a chi accusa qualche sintomo», sostiene il presidente Raffaele Antonelli-Incalzi. «La maggioranza di coloro che hanno contratto il virus non ha i segni classici della malattia e per impedire la comparsa di nuovi focolai, evitando di accorgersi troppo tardi del contagio, servono test a tappeto nelle Rsa, indipendentemente dal fatto che gli anziani presentino sintomi da Covid». E poi chiudere tutto, avverte De Santis: «Bisogna limitare i danni, ormai è un crescendo di contagi e vittime. Le Rsa ospitano novantenni, basta un soffio e non ci sono più. Per questo dico che le stanze degli abbracci sono fuori luogo». Nemmeno con tamponi rapidi per i familiari? «Nelle strutture che non hanno valenza sanitaria non c'è il medico, dunque il test lo deve eseguire un infermiere. E se qualcosa va storto? L'impostazione del Dpcm ribalta ogni responsabilità sulle strutture e sui direttori responsabili che, considerata la situazione, non possono far altro che chiusure rigorose».

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