Roma, sarto non può pagare l’affitto: residenti inondano il negozio di ordini fino a raggiungere la cifra

La richiesta di tre mensilità anticipate: Sahiful rischiava di dover chiudere bottega

Roma, sarto non può pagare l’affitto: i residenti inondano il negozio di ordini fino a raggiungere la cifra
Roma, sarto non può pagare l’affitto: i residenti inondano il negozio di ordini fino a raggiungere la cifra
di Flaminia Savelli
Giovedì 23 Marzo 2023, 22:30 - Ultimo agg. 24 Marzo, 15:16
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Ha realizzato il sogno di aprire e gestire una sartoria. Dopo una gavetta di quattro anni in un atelier di Terni dove ha imparato a cucire abiti da sposa, Sahiful Islam, 35 anni originario del Bangladesh, si è trasferito a Roma, nel rione Testaccio, dove dal 2019 ha avviato la sua attività in piazza Santa Maria Liberatrice: «Un lavoro ma soprattutto un sogno che ho rischiato di perdere all’improvviso. Non mi aspettavo una reazione così calda e tanta partecipazione da parte dei miei clienti» dice oggi il sarto orgoglioso di aver salvato la piccola impresa. I venti di burrasca infatti sembrano ormai alle spalle. Ma, anche in questo caso, è stato necessario molto impegno e tanta forza di volontà per non perdere il negozio. Con un passaggio di consegne tra il vecchio e il nuovo proprietario delle mura, gli è arrivata una richiesta di tre mensilità anticipate.

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IL DEBITO

«Non ho avuto nessun problema economico fino allo scorso mese - racconta Sahiful- come tutti i commercianti e gli imprenditori, la piccola attività ha sofferto durante i mesi del Covid ma poi mi sono ripreso.

Superati i momenti difficili della pandemia, ho ripreso con un ritmo regolare. A febbraio poi mi è caduto il mondo addosso». Registrato con un regolare d’affitto, il sarto non sapeva che i titolari delle mura avevano venduto il negozio. Ereditando dunque il contratto: «I nuovi proprietari si sono presentati chiedendo tre mensilità e una scadenza ravvicinata. In pochi istanti - racconta - sono passato da avere una discreta attività a un debito di oltre 2mila euro. Mi sono rivolto subito all’avvocato e al commercialista ma l’emergenza era comunque trovare i soldi nel più breve tempo possibile». 

Ed è a questo punto che il quartiere si è mobilitato. Il giovane sarto si è confidato con uno dei clienti più affezionati che. Poi il passaparola ha fatto il resto e nel rione è partita la rete della solidarietà. La voce, dell’imminente chiusura della bottega, ha fatto il giro del quartiere. Di casa in casa, i residenti si sono organizzati, hanno portato giacche, pantaloni, tende, camice da riparare. Un via vai che ha scongiurato il peggio: «In pochi giorni - racconta commosso Sahiful - ho incassato mille euro che ho potuto dare come saldo iniziale. Poi ho raggiunto la quota che mi era stata richiesta. Tutto questo grazie non solo ai clienti più affezionati che mi hanno dato tanto, tantissimo lavoro, ma anche ai nuovi che si sono rivolti a me per delle riparazioni. Alcuni residenti hanno portato qui anche gli abiti degli amici e dei parenti. Un’attenzione che davvero mai avrei potuto immaginare e di cui sono davvero grato e riconoscente». Una catena della solidarietà che ha salvato il sogno, e la bottega, di Sahiful.

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