Saviano sui morti di Casamicciola e Livorno: «Gestione criminale del territorio»

Roberto Saviano e una foto di una casa inondata a Livorno
Roberto Saviano e una foto di una casa inondata a Livorno
di Gennaro Morra
Lunedì 11 Settembre 2017, 19:38
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Appena due settimane fa l’Italia piangeva i morti del terremoto di Casamicciola e la storia dei tre fratellini salvati dai vigili del fuoco dalle macerie della loro abitazione commuoveva l’opinione pubblica. Oggi si tornano a contare i morti. Questa volta a Livorno, colpita nella notte da una spaventosa alluvione. E anche stavolta emerge dalla cronaca una storia di gesti eroici: salvataggi riusciti solo in parte. Una similitudine che non è sfuggita a Roberto Saviano, che scrive su Facebook: «Ma davvero vogliamo continuare a immolare vite sull'altare dell'inefficienza? Eroe nel disastro più totale e cupo, ecco cos'è chi vive in Italia».
 
È solo l’inizio di un lungo post in cui lo scrittore e giornalista napoletano ragiona sulle cause che nel nostro paese trasformano dei fenomeni naturali straordinari in catastrofiche emergenze. «Ma è davvero possibile assuefarsi al racconto di eroi che hanno messo in pericolo le proprie vite o che sono morti per salvarne altre? – si chiede Saviano –. Poche settimane fa eroe è stato il piccolo Ciro a Ischia, eroe suo malgrado, eroe per responsabilità di una gestione criminale del territorio. E ora Simone e Roberto, il padre e il nonno di Livorno che hanno perso la vita nel tentativo di salvare Glenda e il piccolo Filippo, imprigionati in una casa sommersa dal fango. Morti nel sonno. Sepolti vivi. Dopo mesi di siccità in due ore è caduta una quantità d'acqua enorme, eppure i cittadini chiedevano che i greti dei fiumi venissero puliti, per affrontare l'emergenza sperando di non dover contare vittime. Un testimone racconta a Marco Imarisio del Corriere della Sera: “L’abbiamo detto in ogni modo, ci è stato risposto che non c’erano i soldi”».
 
E secondo l’autore di Gomorra è proprio la questione economica il nocciolo del problema: «Non c'erano soldi? In Italia si muore di inefficienza, di totale mancanza di gestione ordinaria del territorio: è questo che trasforma eventi straordinari in vere e proprie catastrofi». E a conforto della sua tesi riporta dei dati: «Oggi Il Secolo XIX, citando un recente studio di Legambiente, ricorda che "dal 2010 al 2016 in Italia si sono registrati 242 eventi meteo catastrofici [...] Disastri che hanno causato la morte di oltre 145 persone e l’evacuazione di oltre 40mila. Un’ecatombe dovuta a incuria e scarsa programmazione, che ha un costo notevolissimo". Esatto, un costo notevolissimo: perché costa meno mettere in sicurezza che stanziare fondi per le emergenze».
 
Ma nel nostro paese si continua a trascurare la prevenzione, intervenendo ogni volta per tamponare una situazione emergenziale. Una scelta che per Saviano sarebbe frutto di un freddo calcolo: «La gestione ordinaria può essere tenuta sotto controllo, possono essere monitorate le procedure; in emergenza, invece, tutto salta. In emergenza valgono regole diverse. Le procedure di assegnazione degli appalti devono essere veloci e i controlli artatamente omessi». Poi il post si chiude con una dura accusa verso chi compie questa fallimentare scelta strategica: «L'Italia è il Paese delle emergenze, ovvero quel Paese in cui le vite dei cittadini sono tutto sommato sacrificabili sull'altare dell'inefficienza».
 
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