Embrioni, la mamma: «Non ci assomiglieranno ma restano figli nostri. Chi ha sbagliato paghi»

Embrioni, la mamma: «Non ci assomiglieranno ma restano figli nostri. Chi ha sbagliato paghi»
Venerdì 25 Aprile 2014, 13:26 - Ultimo agg. 13:28
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​Non ci ha chiamato nessuno. Ci siamo sentiti abbandonati.. La voce trema mentre Claudia, il nome di fantasia, racconta all’inviato del Tg1 i giorni difficili della scoperta: in grembo, per colpa di un errore all’ospedale Pertini di Roma, porta due gemelli non suoi. Uno scambio di embrioni, accertato definitivamente dalle prove sul dna effettuate nei giorni scorsi. «Non ho mai avuto dubbi - racconta - fin dall’inizio ero fermamente intenzionata a tenerli. All’inizio mi dispiaceva un po’ immaginare di avere dei figli che non mi assomiglieranno, ma poi ho superato tutto: sono miei, fanno parte della nostra storia. Certo, ho paura che qualcuno possa cercare di portarmeli via una volta nati». Poi una stoccata alle persone che hanno causato questa situazione: «Non hanno chiamato nemmeno per chiederci scusa». Seduto vicino a Claudia c’è il marito, preoccupato come lei: «C’è un vuoto normativo, non si capisce bene cosa possa accadere. Magari arriveranno dei ricorsi, delle cause. Siamo ancora frastornati, non sappiamo veramente cosa pensare. Una cosa però è certa: se c’è da combattere faremo la nostra battaglia. E chi ha sbagliato pagherà. Anche perché - prosegue - il dubbio se tenerli o meno sarà durato al massimo un giorno. Sono fiero e sereno per le scelte che abbiamo fatto». Ma per fortuna non ci sono soltanto problemi. La coppia sembra felice. E parlando, l’incubo di un finale triste si allontana: «La gravidanza - dice Claudia - sta andando bene, i piccoli crescono malgrado la nostra situazione psicologica non sia certamente ottimale».

L’ALTRA COPPIA

I pensieri dei due futuri genitori vanno anche alla coppia che ha donato i propri embrioni. Inconsapevolmente. «Anche loro - spiega Claudia - sono delle vittime, esattamente come noi. So che difficile, è una cosa complicata da spiegare, ma posso dire che condividiamo con loro il dolore della perdita dei nostri embrioni».



IL MINISTRO

«Voglio tranquillizzare tutti, quello che è accaduto al Pertini di Roma è un fatto isolato, la Regione Lazio è l'unica che non aveva proceduto con l'accreditamento dei centri con un ritardo di ben 10 anni. Nel resto d'Italia le procedure sono molto più rigorose. Serve il rispetto delle regole, però, con più ispezioni e controlli. In questi anni ne sono stati fatti pochi, li aumenterò per dare più sicurezza ai genitori e ai nascituri». Ad affermarlo è il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, intervenuta a SkyTg24, ritornando sul caso degli embrioni scambiati all'ospedale Pertini di Roma. Sulla possibilità di rimettere mani alla legge 40 che disciplina in Italia la procreazione medicalmente assistita, recentemente bocciata dalla Consulta nel suo divieto alla fecondazione eterologa, la Lorenzin sottolinea che «questo caso ci fa capire le tante complicazione della norma - precisa - Non tutte le scelte le potrò prendere in maniera autonoma. Credo che ci dovrà essere per forza una passaggio parlamentare».