Sci, stop di Speranza fino al 5 marzo. Giorgetti e Garavaglia: «Ora più ristori». Rivolta Regioni

Sci, stop di Speranza fino al 5 marzo. Ira Lega: «Stop al metodo Conte». Rivolta Regioni
Sci, stop di Speranza fino al 5 marzo. Ira Lega: «Stop al metodo Conte». Rivolta Regioni
Domenica 14 Febbraio 2021, 19:00 - Ultimo agg. 15 Febbraio, 10:39
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Dire che è un argomento scivoloso è banale. Ma per il governo Draghi rappresenta la prima grana che ha causato scontento e la rivolta delle Regioni. Per oggi era prevista la riapertura degli impianti sciistici, ma il Comitato tecnico scientifico venerdì ha fatto sapere, rispondendo a un quesito del ministro della Salute, Roberto Speranza: si tratta di una scelta molto pericolosa dal punto di vista epidemiologico, decida la politica, ma secondo noi lo sci non deve ricominciare.

Alle 19 ecco il comunicato di Speranza, ovviamente concordato con Draghi: «Il ministro della Salute ha firmato un provvedimento che vieta lo svolgimento delle attività sciistiche amatoriali fino al 5 marzo 2021, data di scadenza del Dpcm 14 gennaio 2021.

Tiene conto dei più recenti dati epidemiologici comunicati venerdì dall’Istituto superiore di sanità, attestanti che la variante Voc B.1.1.7, detta variante UK e caratterizzata da maggiore trasmissibilità, rappresenta una percentuale media del 17,8% sul numero totale dei contagi. La preoccupazione per la diffusione di questa e di altre varianti ha portato all’adozione di misure analoghe in Francia e in Germania».

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REAZIONI
A ruota è seguita una nota di due ministri della Lega (Giorgetti e Garavaglia) ai confini della polemica: «La montagna, finora dimenticata, merita rispetto e attenzione: che risposte si danno e in che tempi al documento predisposto dalle Regioni? Non è solo questione di cifre: non è detto nemmeno che bastino i 4,5 miliardi richiesti quando la stagione non era ancora compromessa, probabilmente ne serviranno di più, a maggior ragione se ci saranno altri stop. Gli indennizzi per la montagna devono avere la priorità assoluta, quando si reca un danno, il danno va indennizzato, già subito nel prossimo decreto». Dure le reazioni dei governatori: i leghisti Fedriga (Friuli-Venezia Giulia), Fontana (Lombardia) e Zaia (Veneto) e il dem Bonaccini (Emilia-Romagna) si sono detti sconcertati per la decisione alla vigilia della riapertura, parlano di «operatori penalizzati», «colpo gravissimo al settore».

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A cosa si deve questo divieto last minute? Il Cts aveva espresso un primo parere, la settimana precedente, meno rigido, perché aveva accolto con favore il protocollo di sicurezza inviato dalle Regioni. Qualcosa, però, da allora è cambiato. Agostino Miozzo, coordinatore del Cts: «L’Istituto superiore di sanità ci ha inviato l’esito dell’indagine sulla diffusione della variante inglese. Molto preoccupante, non ci sono le condizioni per ripartire con lo sci». La B.1.1.7 ha dimostrato di avere una velocità di trasmissione almeno il 30-40 per cento più elevata della versione originale di Sars-CoV-2. Questa caratteristica ha messo in ginocchio il Regno Unito, costretto il primo ministro Johnson a imporre chiusure rigorose, ora la curva del contagio sta scendendo anche in Gran Bretagna. Secondo gli scienziati, non solo quelli del Cts, voltarsi dall’altra parte, fingere che la diffusione della variante non sia un problema, è molto pericoloso.

PRECEDENTE
L’anno scorso di questi tempi proprio le settimane bianche e le lunghe code agli impianti di risalita hanno favorito la diffusione del coronavirus, anche se va pure detto che allora non conoscevamo le insidie dell’epidemia, e la misure di prevenzione erano pari a zero. Per l’intero settore degli hotel e degli impianti questo stop è un colpo durissimo. Gli operatori della Valtellina: «Basta prese in giro»; da un hotel di Bormio: «Ci crolla il mondo addosso»; Federfuni (gestori impianti): «Ci saranno disastrose conseguenze economiche e sociali su un pezzo di territorio italiano già fragile di per sé». 

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