Sci, verso riapertura impianti dal 15 febbraio ma solo in zona gialla

Sci, verso riapertura impianti dal 15 febbraio ma solo in zona gialla
Sci, verso riapertura impianti dal 15 febbraio ma solo in zona gialla
di Claudia Guasco e Francesco Malfetano
Lunedì 1 Febbraio 2021, 22:28 - Ultimo agg. 2 Febbraio, 11:36
4 Minuti di Lettura

La neve è caduta in abbondanza, gli appassionati di sci ci sperano, chi lavora in montagna dice che ormai la stagione è andata ma che ripartire almeno sul finale sarebbe uno scampolo di speranza per tutti. O almeno per chi deciderà di rimettere in moto gli impianti. Venerdì si terrà la riunione del Comitato tecnico scientifico, nella quale gli esperti esamineranno il protocollo messo a punto dalle Regioni per il riavvio degli impianti sciistici. Una serie di norme di sicurezza preparate dalla Conferenza delle Regioni e consegnate al governo il 28 gennaio. E dalle anticipazioni che filtrano dai tecnici degli enti locali, tutte le indicazioni saranno accolte tranne una: la riapertura degli impianti sciistici in zona arancione, seppure con mascherina fpp2. In zona gialla, invece, si va verso un via libera allo sci. 

Valeria Ghezzi, presidente dell’Associazione nazionale esercenti funiviari (Anef) che riunisce le società degli impianti di risalita italiani, è sempre stata prudente sulle probabilità di tornare in pista, ma ora è possibilista: «Fino all’altro ieri avrei detto che non sarebbe mai successo, poi ho visto che le Regioni sono tornate quasi tutte gialle e questo ha acceso un barlume di ottimismo.

Certo, se ci comportiamo tutti come nello scorso fine settimana, con assembramenti ovunque, è sicuro che chiudiamo». 

Il passaggio decisivo, in ogni caso, è il protocollo da approvare: obbligo delle mascherine, salite contingentate con il 50% della capienza sui mezzi chiusi, come cabinovie e funivie, accesso completo su seggiovie e skilift, tetto massimo di abbonamenti giornalieri vendibili, prenotazioni online dei biglietti, misure per la gestione dei flussi e per evitare le aggregazioni di persone, anche in coordinamento con le strutture alberghiere. In ogni caso dovrà essere assicurato il distanziamento di un metro, esteso anche a nuclei familiari, conviventi e congiunti. Due i punti cruciali: il numero massimo di accessi giornalieri sulle piste, che varia a seconda del territorio, e l’eventualità di riaprire gli impianti nelle zone arancioni con obbligo di mascherina fpp2. Una richiesta, quest’ultima, che con buona probabilità finirà con l’essere respinta dai tecnici.

Per il resto, le località montane si sono attrezzate da tempo: «Il sistema di alleggerimento delle code sugli impianti è già stato ampiamente adottato questa estate, abbiamo organizzato i percorsi. Quanto al contingentamento delle presenze sulle piste, ne stiamo discutendo da un mese e mezzo con le Regioni, è complicato perché dipende dalle dimensioni del territorio». È quasi certo che gli esperti chiederanno ulteriori modifiche, sollecitando misure idonee per la gestione dei flussi soprattutto per i comprensori più grandi, quelli che si estendono tra diverse Regioni o province autonome e che nel protocollo non sono indicate. Oltre a escludere la possibilità di riattivare gli impianti in zona arancione.

Video

E poi c’è la questione, non marginale, degli spostamenti tra Regioni. In base al decreto legge in vigore, gli impianti dovrebbero riaprire il 15 febbraio, data in cui scade anche il divieto di passaggio tra confini regionali. Una decisione in merito verrà presa solo a ridosso della scadenza: mancano ancora due settimane e dunque bisognerà vedere se i dati epidemiologici consentiranno un allentamento delle misure o sarà necessaria un’eventuale proroga. Per i gestori degli impianti fa una grande differenza.

«Senza la possibilità di potersi muovere tra Regioni, per la Valle d’Aosta ha poco senso riaprire gli impianti. Ci auguriamo diano il via libera», afferma il direttore del Consorzio Cervino turismo, Enrico Guillermoz. Anche Valeria Ghezzi è scettica: «Non ci aspettiamo flussi di importanti. Gli arrivi degli stranieri sono a zero, e rappresentano il 50% del turismo sulle Alpi. Non ci saranno vacanza scolastiche, magari qualche afflusso in più nel fine settimana e se anche il 12 febbraio sappiamo che il 15 si riapre, gli alberghi non sono pronti. Insomma, avremo soprattutto sciatori del fine settimana».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA