Caro carburante, lo sciopero dei camion blocca il Sud: ferme le prime aziende

Caro-carburante, lo sciopero dei camion blocca il Sud: ferme le prime aziende
Caro-carburante, lo sciopero dei camion blocca il Sud: ferme le prime aziende
di Giusy Franzese
Giovedì 24 Febbraio 2022, 11:00 - Ultimo agg. 13:25
4 Minuti di Lettura

«Così non può andare avanti. Nel giro di pochi mesi un pieno di carburante del mio Tir mi costa 300 euro in più». Giovanni è soltanto uno delle centinaia di camionisti che, ieri, con i loro bestioni hanno deciso di protestare contro il caro-carburante intralciando per ore alcuni caselli autostradali, mettendo in atto blocchi-mobili e marciando a passo d'uomo su altri tratti causando così code chilometriche di automobilisti. Nel foggiano uno di questi, infuriato, è sceso dalla sua auto e ha accoltellato un manifestante con un fendente al fianco. Il ferito per fortuna non corre pericolo di vita. La vicenda è emblematica dell'esasperazione degli autotrasportatori da una parte, ma anche di quella dei cittadini che subiscono i danni delle proteste.

I blocchi e i rallentamenti causati dai tir hanno interessato soprattutto le regioni del Sud, ma anche il porto di Ravenna dove le proteste contro il caro-carburante si sono unite a quelle contro il green pass. 

Sulla A1 nella parte in Campania, i camion hanno utilizzato la tecnica dei blocchi-mobili, provocando enormi disagi agli automobilisti incolonnati per ore ed ore prima alla barriera di Napoli Nord, poi nel tratto tra Capua e Caianello, poi ancora sull'A30 Caserta-Salerno, alla barriera di Mercato San Severino (Salerno). Nella mattinata decine di autotrasportatori calabresi hanno organizzato un sit-in nei pressi degli svincoli dell'A2 di Gioia Tauro e di Rosarno. Tir a rilento anche sulla Lecce-Brindisi, sulla Statale 96 e nella zona industriale di Altamura, nel barese. «Viaggiare è diventato troppo oneroso e così abbiamo deciso di fermare i mezzi» spiega Gianni Nuzzi, titolare di un'azienda di trasporti di Altamura e presidente del consorzio di trasportatori Gaa. «Sono più di 600 i mezzi fermi abbiamo cercato di resistere con le nostre aziende ma non ce la facciamo più» continua Nuzzi annunciando che venerdì i tir «lumaca» arriveranno alle porte di Bari. «Chiediamo - spiega - il calo delle accise sul gasolio e una riduzione della pressione fiscale, sconti autostradali e il riconoscimento del nostro lavoro come usurante: non si può arrivare a 68 anni e guidare ancora un camion.

Protesteremo a oltranza e stiamo valutando di spostare la protesta a Roma». Anche ieri i prezzi alla pompa di carburante hanno registrato ulteriori rialzi, 

Video

Non tutti però sono d'accordo con il braccio di ferro. E non è un caso che negli striscioni dei manifestanti non si leggano sigle sindacali. La protesta infatti nasce dalla base, organizzata attraverso i social e sulle chat. Le rappresentanze ufficiali, impegnate a Roma in un negoziato con il governo, ne prendono le distanze. «Comprendiamo le ragioni della protesta ma non i modi in cui viene attuata. La protesta non va esasperata anche perchè è in corso una trattativa con il governo, cui chiediamo regole certe perché la categoria degli autotrasportatori è allo stremo e in tantissimi sono in difficoltà» dice il segretario campano della Fai (Federazione Autotrasportatori italiani) Ciro Russo, da giorni impegnato con i vertici nazionali dell'associazione e le altre sigle raccolte nell'Unatras (Unione delle associazioni nazionali dell'autotrasporto) negli incontri con il ministro Giovannini e i suoi tecnici. Sollecita interventi urgenti del governo anche Cna: «Il prezzo del gasolio è diventato insostenibile, per ogni veicolo circa 13mila l'anno di maggiori costi e per i mezzi a metano il rincaro è ancora più marcato» afferma il presidente della Cna, Dario Costantini, che ieri ha incontrato il viceministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile, Alessandro Morelli

Nel frattempo si moltiplicano gli allarmi della grande distribuzione e dei produttori sul rischio scaffali vuoti. In Sicilia il consorzio Pachino Igp teme per le tonnellate di pomodoro non consegnate che potrebbero deperirsi. Anche Coldiretti è molto preoccupata, dato che - ricorda - l'85% delle merci viaggia su strada: «Lo sciopero dei Tir con i blocchi stradali provoca danni incalcolabili, dal campo alla tavola, con i prodotti deperibili come frutta, verdura, funghi e fiori fermi nei magazzini che marciscono e il rischio concreto di scaffali vuoti». Federdistribuzione chiede «un intervento immediato da parte delle autorità». E intanto le fabbriche iniziano a rallentare la produzione per evitare che si accumulino i prodotti senza poterli distribuire. Tra le prime aziende ad annunciare il fermo-macchine c'è il pastificio la Molisana.

© RIPRODUZIONE RISERVATA