Siamo poco europei
per gli stranieri

Siamo poco europei per gli stranieri
di Gaetano Manfredi
Lunedì 11 Dicembre 2017, 08:07 - Ultimo agg. 1 Febbraio, 18:56
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Dopo la lunga crisi lo scenario che ci troviamo di fronte è completamente cambiato. Il mondo è globale e i giovani si muovono rapidamente cercando le migliori opportunità. Il mondo è veloce e vince chi è capace di intercettare il continuo cambiamento. Il mondo è conoscenza e la crescita incrocia i territori che capitalizzano saperi e competenze.

Cosa sta succedendo nel Mezzogiorno? La Campania e Napoli sono il laboratorio ideale di un nuovo Sud per le dimensioni e il valore simbolico. Perciò ci dobbiamo chiedere perché un giovane non napoletano di 20 anni deve scegliere Napoli, decidendo di investire qui sul suo futuro. Pensiamo a tre motivi. Poi i napoletani potranno continuare a partire. Ma lo faranno per scelta non per obbligo, perché la mobilità è sempre un valore.

Il primo motivo è la qualità della formazione. In una economia della conoscenza il capitale umano è l'asset decisivo. Solide conoscenze di base e capacità tecnologiche si costruiscono nelle aule delle università eccellenti. Come succede in California o in Corea del Sud, in Germania o a Pechino. Poi ci sono le scoperte nei garage ma queste servono per fare racconti sui giornali. Napoli ha Università di qualità e centri di ricerca competitivi. Gli studenti campani scelgono ancora di studiare in Campania molto di più di quello che succede in altre regioni come dimostrano tutte le statistiche, ma gli studenti stranieri o provenienti da altre regioni sono ancora pochi.

Abbiamo bisogno di una offerta più internazionale. Le Magistrali in inglese alla Federico II hanno, infatti, percentuali più alte di studenti esterni. Abbiamo bisogno di una offerta più innovativa. Le Academy Apple e Digita e la Scuola di Perfezionamento dei Girolamini attraggono molti stranieri e studenti provenienti da fuori Regione. Bisogna moltiplicare queste esperienze. Abbiamo bisogno di una Università sempre più aperta e meritocratica che attragga docenti e ricercatori da fuori. Alla Federico II negli ultimi anni abbiamo chiamato, anche dall'estero, decine di docenti esterni. Nell'ultimo bando nazionale del Rientro dei Cervelli, il 25% dei vincitori ha scelto di spendere il suo rientro nella nostra università. Abbiamo bisogno di una Scuola Universitaria Superiore che attragga talenti di eccellenza. La collaborazione con Normale a cui stiamo lavorando cerca di colmare il vuoto di un Sud senza un Istituto Universitario ad ordinamento speciale autonomo che deve essere perciò istituito in tempi brevi. Ma non basta avere eccellenti istituzioni senza servizi di dimensione europea per gli studenti, come residenze e welfare studentesco.

Il secondo motivo è la qualità del lavoro. Ogni anno in Campania abbiamo quasi 13.000 laureati quinquennali. Il 10% dei laureati Italiani. La maggior parte poi lavora fuori regione o all'estero. Un grande capitale che alimenta la crescita di altre Regioni. Una emigrazione costante che nasce dalla mancanza di opportunità di lavoro qualificato sia all'ingresso che durante la carriera. Pensare che turismo e agricoltura siano da sole il futuro del Sud è una fake news. Manca un esteso sistema industriale ad alto valore aggiunto. Abbiamo bisogno di strutture di vertice delle istituzioni nazionali in Campania. Abbiamo bisogno di attrazione di medie e grandi imprese che investano in strutture ad alta intensità di capitale umano ad alta qualificazione. Regione e governo centrale stanno lavorando con impegno per consolidare la realtà industriale esistente ma non basta. Per fare di più ci vuole un forte impegno politico del governo che orienti scelte industriali e investimenti privati verso la Campania. La realizzazione di un ecosistema di nuova impresa, startup e spinoff non risolve da solo il problema dell'occupazione qualificata ma aiuta ad attrarre impresa ad alta tecnologia. Allo stesso modo centri di ricerca di dimensione internazionale per massa critica e qualità possono svolgere il ruolo di poli di aggregazione di nuovi distretti produttivi ad alta tecnologia. Analogamente allo Human TechnoPole, un investimento delle stesse dimensioni è necessario ed equo in una città come Napoli che ha tutti i requisiti di contesto per ospitarlo.

Il terzo motivo è la qualità della vita. Napoli è una città accogliente, aperta e tollerante. Si trova un bel clima, buon cibo, bellezze naturali ed architettoniche. Ma è una città faticosa da vivere, dove il livello dei servizi è lontano dagli standard europei. Migliorare è necessario. Lo spirito di adattamento è una virtù ma è meglio utilizzarlo per vivere bene il cambiamento nel futuro che vivere male la quotidianità nel presente. Ci vuole uno sforzo collettivo per mantenere l'identità della creatività campana in una dimensione di efficienza più europea. Sembra una alchimia difficile da realizzare, ma dalla difficile arte di contemperare gli opposti si trae l'energia per realizzare i cambiamenti epocali.

Viviamo una stagione di straordinarie opportunità e grandi rischi. Possiamo costruire un futuro che ribalta divari secolari ma non possiamo farlo da soli. Napoli e la Campania non sono solo la scommessa di chi ci vive, sono la scommessa del Paese. E questa scommessa parte dai giovani. Perderli significa perdere per sempre.

* Rettore Università degli Studi di Napoli Federico II
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