Serena Mollicone, i pm: «Trent'anni a Franco Mottola, 21 alla moglie Anna Maria e 24 al figlio Marco»

Serena Mollicone, i pm: «Trent'anni a Franco Mottola, 24 al figlio Marco e 21 alla moglie Anna Maria»
Serena Mollicone, i pm: «Trent'anni a Franco Mottola, 24 al figlio Marco e 21 alla moglie Anna Maria»
di Vincenzo Caramadre
Lunedì 4 Luglio 2022, 09:47 - Ultimo agg. 5 Luglio, 07:19
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Terminata pochi minuti fa la requisitoria, queste le richieste dei pm: per Franco Mottola chiesti 30anni; per Marco Mottola 24 anni, per Anna Maria Mottola 21 anni, per Quatrale 15 anni (solo per concorso morale nell'omicidio). Infine per il carabiniere Francesco Suprano è stata chiesta una condanna a 4 anni per favoreggiamento. 

"Santino Tuzi è stato lasciato solo da tutti. Non si è suicidato per amore". Sono state le prima parole pronunciate dal pm Siravo alla ripresa della requisitoria, pochi minuti fa nell'ambito del processo per l'omicidio di Serena Mollicone, la 18enne assassinata il primo giugno 2001 ad Arce. A giudizio, dinanzi alla Corte d'assise di Cassino, ci sono l'ex maresciallo della stazione dei carabinieri, Franco Mottola, suo figlio Marco, sua moglie Anna Maria e due carabinieri, all'epoca in servizio ad Arce, Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale. 

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Le ultime dichiarazioni di Santino Tuzi. Ricostruiti gli aspetti legati al sucidio del brigadiere Santino Tuzi, il militare che si tolse la vita l'11 aprile 2008, dopo aver detto ai pm di aver "visto Serena entrare in caserma ad Arce".  Poi ha concluso sull'argomento. "In questa sede occorre riabilitare Santino Tuzi: è stato l'unico che ha rotto il silenzio ed ha pagato con la vita la sua scelta. Perché si è suicidato Santino Tuzi? Visto che nessuno confermava le sue dichiarazioni, sarebbe andato a giudizio per l'omicidio come Carmine Belli", ha sostenuto. Per Annarita Torrita Torriero amica di Santino, il pm Siravo ha chiesto "La torriero mente e sapeva di più di quanto ci ha detto.

Ciò è dimostrato dalla testimonianza di Da Fonseca, l'amica della donna che riferì che Santino le disse di aver visto Serena in caserma la mattina del primo giugno 2001", ha spiegato il pm. 

 

L'ora della morte di Serena. Per ricostruire è stata ripercorsa in aula la consulente Paola Magni che, della sviluppo delle larve di masca verde, l'ora della deposizione delle uova. "Quella colonizzazione è tipica del luogo dov'è stato ritrovato il corpo e non l'appartamento a trattativa privata. C'è stata unica ondata di colonizzazione. Il corpo è stato deposto nella notte del primo e due giugno, quando Franco Mottola e sua moglie l'hanno trasportata nel bosco. L'ora della morte è da ricondurre alle 16 del primo giugno", sono state le parole del pm Siravo. La ricostruzione della procura, infatti, è che Marco abbia spinto Serena contro una porta all'interno della caserma di Arce, sia stata lasciata morire, dopo cinque ore di agonia,  e poi il corpo trasferito nel bosco dai genitori di Marco. 

Causa della  morte. "Tutti i consulenti ascoltati hanno concluso per il soffocamento meccanico, il trauma dopo l'urto contro la porta era grave, ma non letale". Il capo di Serena chiuso avvolto con un sacchetto di plastica e bloccato con il nastro adesivo. 

Profili degli imputati. Il pm: "Le dichiarazioni di Marco non sono attendibili sulla rottura della porta, come si fa a non ricordarsi di aver rotto la porta. Ci sono contraddizioni in tal senso anche da Anna Maria. Ci ha detto di non aver mai visto porte rotta, ma c'è contradddizione su quanto detto a Rosa Mirarchi. Non c'è stato alcun pugno, quel segno di rottura è stato determinato dall'urto della testa".

Il pm Carmen Fusco ha preso la parola alle 11.40 ed ha parlato del profilo sogettivo. "Dopo il litigio e l'urto contro la porta, Marco Mottola alle 11.45 esce dalla caserma. Decide di farsi vedere in un luogo pubblico, per costituirsi un alibi. Il padre gestisce le fasi successive dell'omicidio, Franco Mottola aveva il predominio sulla famiglia. Serena è stata uccisa con il nastro adesivo e il sacchetto. Elemento soggettivo, omicidio che accomuna la famiglia Mottola. Marco, Franco e Anna Maria hanno concorso ad uccidere Serena, erano in posizione di garanzia perchè è entrata in un alloggio conosciuto e utilizzato dai Mottola".

Il pm, nel sottolineare la posizione di garanzia dei Mottola su Serena, ha poi richiamato il precedente giurisprudenziale del 2021 a seguito dell'omicidio Marco Vannini, "dove hanno trovato la condanna i componenti della famiglia Ciontoli per concorso in omicidio. I Mottola avrebbero dovuto soccorrerla, avrebbero potuto chiamare i soccorsi. Solo loro avrebbero potuto salvarla allertando i soccorsi. Proprio Franco aveva fatto un corso di primo intervento per i traumi e assistenza per i traumi". Nella ricostruzione del fatto ha poi detto: "Marco esce non solo per la precostituzione di un alibi, ma forse anche per procurarsi oggetti per l'occoltuamento. Marco Mottola è l'unico anello di congiunzione tra Serena e la Caserma, non ve ne erano altri". Per i membri della famiglia Mottola "c'è il dolo pieno" per tutti. Per Franco Mottola, ex comandante dei carabinieri, il pm ha riservato parole di censura, affermando che "Era titolare di posizione di garanzia anche in forza alla legge, ma ha preferito agire per evitare altri guai al figlio".   Anna Maria era nell'appartamento sovrastante all'alloggio a trattativa privata e, per il pm, al pari dell'altro imputato "ha sentito" l'urto contro la porta. 

"In punta di diritto - ha poi concluso il pm - ci sono elementi precisi e concodanti. Nessuno degli imputati ha riferito i fatti come sono accaduti. A Serena è stata chiusa la bocca. Le tracce esiste. Tutti concorrenti sul piano morale e materiale".

Posizione dell'ex luogotenente Vincenzo Quatrale. "E' stato falsificato l'ordine di servizio per far apparire che erano all'esterno. Quatrale dicide di non intervenire ed ha personalità aggressiva, a differenza di Tuzi che è mite. Per Serena la caserma si è chiusa come una tomba. E' stata segnata una pagina nera per l'arma dei carabinieri. C'è stato chi, invece, come il colonnello Gavazzi e il maggiore Lombardi, hanno ridato fiducia all'arma dei carabinieri".    

LA SCORSA UDIENZA Venerdì scorso il pm Siravo ha indicato come autore dell'omicidio Marco Mottola.  "Non può esser che Marco l'autore del colpo inferto tra le 11 e le 11.30 nell'appartamento a trattativa privata”, ha detto il pm.  Che ha anche indicato l'arma del delitto nella porta contro la quale sarebbe stata sbattuta la 18enne,  nel corso di una discussione. Il movente? Per il pm Siravo, "un litigio avuto da Marco e Serena" dinanzi al bar di Chioppetelle e protrattosi all'interno della caserma. "Serena - è stata la ricostruzione della procura - dopo aver eseguito l’orto panoramica a Sora salì nella Y10 bianca di Marco Mottola per un passaggio, si fermò al bar dove fu vista litigare con lui e poi andò in piazza ad Arce. Si presentò quindi in caserma per riprendere i libri che aveva lasciato nell’auto e qui fu aggredita e sbattuta contro la porta".

LA DIFESA  MOTTOLA "Siamo profondamente delusi dalla esposizione-requisitoria della pubblica accusa. Ha snocciolato tutti gli elementi sinora contenuti nelle ipotesi accusatorie che sono solo illazioni: nessuna prova, sospetti e intuizioni senza riscontri, ricostruzioni fantasiose e incerte. Un movente evanescente e illogico, che cambia di volta in volta; un modus operandi vago; un luogo del crimine impossibile unito a cronologie impossibili e testimonianze incerte", ha spiegato il professor Carmelo Lavorino, portavoce della difesa Mottola. 

IL CALENDARIO A seguire le parti civili. Il 6 e il 7 luglio toccherà alle difese, l'11 le repliche e il 15 la sentenza. 

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