Sesso gay, la lettura in classe che divide
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di Melania Mazzucco
Mercoledì 30 Aprile 2014, 10:19 - Ultimo agg. 10:20
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Voleva essere un cantante e un poeta, pur essendo cresciuto in una casa priva di musica e di libri: suo padre, un uomo in cui non albergava la bench minima curiosit intellettuale e artistica, che non aveva mai preso in mano neanche un giornale , mai aveva ascoltato un concerto o visto uno spettacolo a teatro, lo sognava proprietario di un ristorante; e la madre barista o cameriere, purché restasse a vivere vicino a lei. Voleva migliorarsi e sviluppare le doti che sentiva di avere ricevuto come un dono prezioso, anche se non sapeva da chi, e che suscitavano in suo padre avversione e in sua madre spavento, perché intuiva che lo avrebbero portato lontano. Voleva essere se stesso, ed essere libero.



Ma piú di tutto, voleva essere l’amante di Mariani Andrea, un bestione dal collo tozzo e dall’eloquio rudimentale, l’unico compagno di scuola che a sedici anni aveva già la fidanzata, e si vantava di avere le palle grosse e il cazzo lungo ventotto centimetri – cosa peraltro vera, come Giose avrebbe avuto modo di constatare. Uno che insegnava ai novellini le migliori posizioni per scopare una ragazza senza metterla incinta, inneggiava al nazismo, picchiava le zecche comuniste che infestavano la zona industriale di Terni e proponeva di castrare i finocchi. Pure, proprio Mariani Andrea era stato il suo primo vero amore.



Fino ad allora Giose aveva saputo dissimulare, si era mimetizzato nel gruppo come un insetto stecco su una foglia: si comportava come i compagni, partecipava alle stesse bravate e quando alla fine del secondo anno di scuola decisero di caricare una mignotta sulla Flaminia, si uní alla comitiva e fece il suo dovere. Nessuno avrebbe mai sospettato che quel ragazzo muscoloso, ruvido stopper della squadra di calcio dell’oratorio, concupito dalle ragazze perché aveva occhi vellutati da cerbiatto, strimpellava la chitarra, amava la poesia a differenza degli altri coetanei primitivi e trogloditi, e per di piú era refrattario alle loro avances, la notte si stancava la mano sulle foto di Jimi Hendrix, Valerij Borzov e Cassius Clay. Pure, benché sapesse che Mariani Andrea non soltanto lo avrebbe respinto, ma anche tradito e sputtanato, un pomeriggio, quando dopo la partita indugiò nello spogliatoio e si ritrovò solo con lui, Giose decise di agire – indifferente alle conseguenze. Si inginocchiò, fingendo di cercare l’accappatoio nel borsone, e poi, con un guizzo fulmineo, con una disinvoltura di cui non si immaginava capace, ficcò la testa fra le gambe di Mariani e si infilò il suo uccello in bocca. Aveva un odore penetrante di urina, e un sapore dolce. Invece di dargli un pugno in testa, Mariani lasciò fare. Giose lo inghiottí fino all’ultima goccia e sentí il suo sapore in gola per giorni. Il fatto si ripeté altre due volte, innalzandolo a livelli di beatitudine inaudita. Qualche tempo dopo, però, entrando in classe, sulla lavagna Giose trovò scritto AUTUNNO È FROCIO. E da allora, quella scritta si presentò tutti i giorni.



Il suo numero di telefono cominciò a comparire nei cessi dei cinema della città, con la precisazione: fa pompini e lo prende in culo. Capitava che alcuni uomini telefonassero davvero. Suo padre si stupiva che il figlio adolescente conoscesse cosí tanti adulti. Ma Giose disse che erano proprietari di alberghi o ristoranti che cercavano camerieri per la stagione estiva, e il padre, che davanti alla lusinga dei soldi s’inchinava rispettoso, continuò a passargli tutte le telefonate. Giose li incontrava nelle macchine imboscate in losche stradine di campagna, imparò quasi tutto ciò che gli sarebbe stato utile e scoprí di essere attraente, desiderato, prezioso. Ma il suo cuore l’aveva dato a Mariani – per sempre, credeva.

Un sabato sera, Mariani gli diede appuntamento al Tenax, la discoteca dove ballava con la sua comitiva. Giose s’infilò la maglietta piú attillata e i calzoni che meglio valorizzavano i suoi attributi, si profumò le ascelle e si presentò – felice come una fidanzata. Ballò senza inibizioni, per la prima volta in vita sua, attizzando le brame di tutti e scoprendo di essere nato per stare al centro dell’attenzione. Poco prima dell’alba, appena nella toilette degli uomini s’inginocchiò ai piedi del suo idolo, dai bagni che credeva occupati sbucarono altre persone. Non seppe mai quante. Un calcio lo raggiunse alla schiena, e cadde faccia avanti, gemendo. Uno stivale lo colpí sull’orecchio, una scarpa da ginnastica s’insinuò nella sua bocca. Poi qualcuno gli aveva tirato giú i pantaloni.



Giose non raccontò mai niente a nessuno, ma smise di frequentare la scuola.