Siccità, non solo raccolti a rischio: è anche allarme per gli animali

Siccità, non solo raccolti a rischio: è anche allarme per gli animali
di Valerio Iuliano
Lunedì 11 Luglio 2022, 08:56
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L'emergenza idrica si aggrava e le conseguenze per l'agricoltura rischiano di rivelarsi devastanti non solo nelle cinque regioni per le quali il governo ha riconosciuto lo stato di emergenza (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Veneto e Piemonte). Ma gli effetti della siccità si fanno sentire anche in Campania, in particolare nel Sannio e nell'Alta Irpinia. «Le produzioni di grano sono calate, perché quando il chicco doveva riempirsi di acqua - segnalano gli agricoltori campani - questa è venuta a mancare e perciò il chicco è più striminzito».

Senza precipitazioni- segnala Coldiretti- rischiano di essere dimezzati i raccolti nazionali di foraggio e mais destinati all'alimentazione degli animali di cui l'Italia, peraltro, è fortemente deficitaria. L'allarme lanciato dalla Coldiretti risulta tanto più concreto, alla luce dell'eccezionale ondata di caldo prevista per la prossima settimana, con punte di 40 gradi anche in Val Padana, dove si concentra un terzo della produzione agricola nazionale e circa la metà degli allevamenti, dai quali nascono i formaggi e i salumi di eccellenza Made in Italy. Il nostro Paese è già costretto ad importare circa la metà del mais per l'alimentazione animale dall'estero in un contesto di forti tensioni internazionali e la situazione - sottolinea la Coldiretti - sta avendo un impatto enorme sull'insieme delle produzioni nazionali. I cali delle produzioni oscillano dal - 30 per cento per i raccolti di riso al - 15 per cento per il grano, cui si aggiunge la riduzione del 20 per cento della produzione di latte nelle stalle con le mucche stressate dal caldo afoso. Oltre la metà del Made in Italy a tavola - secondo l'analisi della Coldiretti - si trova in regioni che hanno chiesto o stanno per chiedere lo stato di emergenza per la siccità. Il risultato dell'emergenza idrica viene stimato in oltre tre miliardi di danni nelle campagne ma anche per gli effetti sull'ambiente, dagli incendi allo scioglimento dei ghiacciai, di cui la tragedia della Marmolada è l'esempio più eclatante. Una situazione drammatica nell'anno più caldo di sempre con una temperatura superiore di 0,76 gradi rispetto alla media storica e con precipitazioni diminuite del 45 per cento lungo tutta la Penisola, secondo i dati del Cnr. L'emergenza idrica mette a rischio, dunque, la produzione di cibo e la competitività dell'intero settore alimentare. La siccità colpisce anzitutto le cinque regioni del Nord, ma anche in Campania non mancano le preoccupazioni per la tenuta del settore.

«Nei mesi di marzo, aprile e maggio - sottolinea il presidente regionale di Coldiretti Gennaro Masiello - non ci sono state precipitazioni.

Questo ha creato già grandi contraccolpi, non solo per la zootecnia ma anche per la cerealicoltura. I raccolti di grano duro e grano tenero si sono ridotti del 30 per cento. Per i foraggi, non siamo riusciti ad avere le stesse quantità per la razione alimentare». Anche nelle zone in cui non c'era una vera e propria emergenza idrica, il costo delle coltivazioni è aumentato per due ragioni. Anzitutto per l'incremento del costo del gasolio e dell'energia elettrica, che servono per far girare i motori dei macchinari agricoli. «Ma c'è anche un'altra ragione. Là dove prima si irrigava 2 volte, questa volta abbiamo dovuto irrigare il doppio. Siamo stati costretti a irrigare il doppio con il doppio dei costi. Al danno si è aggiunta la beffa. Tutti gli ortaggi a pieno campo, come i pomodori, hanno subito l'effetto del caldo di maggio e giugno. Da un lato, la siccità e dall'altro i costi di produzione aumentati», aggiunge Masiello. La situazione potrebbe peggiorare anche in Campania. I livelli delle falde - secondo Coldiretti - sono già diminuiti e per questo bisogna correre ai ripari. La richiesta degli agricoltori alla Regione consiste in un piano di piccoli invasi dislocati in tutto il territorio. «Quando piove noi riusciamo a trattenere solo l'11 per cento dell'acqua piovana. Se riuscissimo a trattenere almeno il 50 per cento, questo significherebbe avere una buona risorsa da poter utilizzare durante l'estate. Per questo occorre organizzarsi subito. Basti pensare che, nei mesi estivi, gli allevatori del Fortore sono costretti a recuperare la risorsa idrica con le cisterne perché i pozzi non danno più acqua».

Le zone più penalizzate sul territorio campano sono quelle non toccate dai corsi d'acqua e dove contemporaneamente non ci sono i consorzi di bonifica che la distribuiscono. I territori più colpiti, oltre al Sannio, sono l'Alta Irpinia e il Cilento. Ma i costi per gli agricoltori sono aumentati anche in provincia di Napoli. La siccità - avvertono gli agricoltori - è una questione che riguarda tutti. E in tutto il Mezzogiorno sono in difficoltà le produzioni legate direttamente al cibo, in particolare ortaggi, frutta e cereali per pasta e pane.

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