Gas, sistema troppo fragile: le riserve non bastano, solo con più impianti si fa fronte al caro-prezzi

Gas, sistema troppo fragile: le riserve non bastano, solo con più impianti si fa fronte al caro-prezzi
di Davide Tabarelli
Mercoledì 13 Dicembre 2017, 08:36 - Ultimo agg. 14 Dicembre, 09:53
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Da Baumgarten, interconnessione sul confine fra Austria e Slovacchia, transitano ogni anno circa 45 miliardi di metri cubi di gas, il grosso, circa 25-30 miliardi metri cubi vanno all'Italia, il secondo Paese, dopo la Germania, per importazioni di gas dalla Russia, il primo esportatore mondiale. Sì, perché tutto il gas che passa per Baumgarten è di origine russa, quello che parte soprattutto dalla Siberia e che passa per quei grandi tubi, 1 metro e mezzo di diametro, lunghi 20 metri, saldati e posati negli anni '70 dall'allora regime sovietico, con l'importante aiuto della nostra italianissima Snam. Ieri l'altro, prima dell'incidente, abbiamo consumato in Italia 350 milioni di metri cubi di gas, di questi 115 milioni sono arrivati via Baumgarten, quasi il 30% del totale. L'esplosione di ieri, nella quale si è visto bruciare il gas che doveva arrivare nelle nostre case, almeno in quelle del Nord, ha interrotto totalmente il flusso e obbligato il governo italiano ad attivare la procedura di emergenza, prevista e richiesta dai gestori del sistema gas europeo. Il gas che non viene dalla Russia è compensato dagli stoccaggi che normalmente coprono un terzo della domanda, ma che ora hanno raddoppiato a circa 200 milioni metri cubi, il doppio del normale.
Grazie ai vecchi monopolisti ENI e Snam, oggi società brillantemente quotate in borsa, ma in parte ancora di tutti gli italiani grazie alle partecipazioni della Cassa Depositi e Prestiti, fu realizzata in passato abbondante capacità di stoccaggio, quella più alta in Europa, che oggi contiene circa 10 miliardi di metri cubi. Un ammanco di 10 giorni dalla Russia, comporterebbe una riduzione delle scorte di un miliardo di metri cubi, ma se dovesse continuare occorrerebbe tagliare le forniture alle industrie, oppure chieder alle centrali elettriche di bruciare combustibili diversi dal gas, come carbone o olio combustibile. Se poi arriva un'ondata di freddo, tale da spingere i consumi verso il picco di 450 milioni metri cubi, occorre anche che il sistema di stoccaggio abbia pressione, come una sorta di palloncino che, se non sufficientemente pieno, non riesce a spingere il gas in tutta la rete come richiesto.
Le famiglie italiane, quelle che usano circa un terzo di tutto il gas per riscaldarsi, e un po' per cucinare, possono stare tranquille, a loro il gas non verrà tagliato. Qualche conseguenza c'è già, perché la procedura d'emergenza attivata dal governo prevede anche un abbassamento delle temperature nel riscaldamento, mentre i prezzi del gas sul mercato internazionale, che già erano in salita per il freddo e per il prezzo del petrolio, hanno preso un'altra leggera spinta e ciò farà salire le bollette dal primo gennaio 2018 di un 3% circa. Anche i prezzi dell'elettricità hanno ieri toccato un record storico a causa dell'incidente di Baumgarten, ma erano già in ripresa, un po' per il freddo e un po' per i problemi al nucleare francese. Il risultato è che anche le bollette elettriche saliranno. La criticità più rilevante che si ripropone in queste ore riguarda proprio l'elettricità che è prodotta in Italia per quasi il 50% con il gas che viene importato per il 92%. La regola insegna che nelle centrali elettriche, per garantire sempre la fornitura e non lasciare al buio le case, occorre avere stoccato il carbone, o l'olio combustibile, o l'uranio, o disporre di grandi quantità d'acqua nei laghi artificiali.
Gli stoccaggi di gas italiani servono, giustamente, prima di tutto per garantire la fornitura di gas alle famiglie, mentre le centrali elettriche finiscono per essere troppo dipendenti da gas che è stoccato nel deserto del Sahara o in Siberia. Il buon senso da sempre suggerisce all'Italia a diversificazione ed è per questo che si parla da anni di fare delle linee nuove di importazione o dei rigassificatori. Il South Stream e il Nabucco, super-gasdotti che doveva garantirci da sud maggiore offerta, non si sono fatti. La Germania, nel frattempo, il North Stream dalla Russia l'ha costruito e la Merkel sta spingendo per il suo raddoppio, nonostante le sanzioni. In queste ore la Germania può stare più tranquilla, in quanto le mancate forniture da Baumgarten potranno tranquillamente arrivare dal North Stream. Il TAP che dovrebbe portare gas dal Mar Caspio da anni è fermo in Puglia. Nel 2001 il nostro Parlamento trasferì competenze in materia di energia alle regioni e ai comuni. Oggi non possiamo lamentarci più di tanto se politici locali si oppongono a queste infrastrutture, strategiche per l'Italia e per l'Europa, ma temute dagli abitanti locali. Un anno fa il referendum del 4 dicembre ha provato a riportare al centro i poteri su questioni così strategiche, ma non ci è riuscito. Qualsiasi sia il vincitore delle prossime elezioni dovrà affrontare la questione.
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