Ladispoli, Sofia si sveglia dal coma: «Ho cercato di difendere mamma, papà voleva ucciderci»

Ladispoli, Sofia si sveglia dal coma: «Papà voleva ucciderci»
​Ladispoli, Sofia si sveglia dal coma: «Papà voleva ucciderci»
di Emanuele Rossi
Giovedì 5 Maggio 2022, 07:00 - Ultimo agg. 12:01
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«Sì, è stato papà: ha cercato di uccidere mamma e poi ha colpito anche me». Avrebbe confermato tutto agli inquirenti Sofia, la giovane 16enne accoltellata dal padre 49enne, Fabrizio Angeloni, la mattina del 21 aprile a Ladispoli, nel suo appartamento. La ragazza uscita dal coma, che per fortuna è riuscita ad avere salva la vita in seguito ad un delicato intervento chirurgico al Bambino Gesù di Palidoro, è stata sentita dagli inquirenti. Dal letto del suo reparto dell’ospedale, ai carabinieri del Nucleo Radiomobile di Civitavecchia, al sostituto procuratore titolare del fascicolo, Roberto Savelli, a psicologi e figure esperte del Racis, il Raggruppamento carabinieri delle investigazioni scientifiche specializzate anche contro la violenza sulle donne, ha ricostruito per filo e per segno quello che era accaduto in casa. 

Angeloni entra alle 7 del mattino, la lite con la moglie Silvia Antoniozzi, poi le urla improvvise.

La ragazza si sarebbe ricordata quelle scene così cruenti, e perciò anche del fatto di essere corsa in bagno per aver sentito gridare la madre in balia del padre. Sono momenti drammatici perché da lì a poco anche la minorenne sarebbe stata vittima della furia dell’uomo. La ricostruzione collima con quella delle attività investigative.

Dopo il ferimento al fianco e anche alle mani, probabilmente nel suo tentativo disperato di difendere la madre, Sofia teme il peggio e tenta la fuga. Riesce a chiudere il portone blindato al secondo piano dell’appartamento, corre insanguinata sul pianerottolo e dà l’allarme ai vicini prima di crollare insanguinata sulle scale del condominio di via Milano. La 16enne non sarebbe riuscita a ricordare se Fabrizio Angeloni fosse entrato con le sue chiavi o se avesse citofonato facendosi aprire da Silvia, la moglie.

In quel momento la figlia era nella sua stanza a prepararsi perché doveva prendere il treno per recarsi a Roma a scuola, lei che frequenta il liceo artistico. Avrebbe detto agli investigatori poi che il padre si sia colpito con lo stesso coltello preso in cucina, nel tentativo evidentemente di farla finita. Ipotesi questa messa in dubbio però dall’avvocato difensore di Angeloni, Serena Gasperini. 

 

La ragazza, sempre coccolata da medici e infermieri del Bambino Gesù, si era svegliata giorni fa e appena aperto gli occhi aveva chiesto della mamma, ricevendo la visita dei familiari che fanno la spola con il San Camillo dove è tuttora ricoverata Silvia Antoniozzi, grave ma giudicata fuori pericolo. Difficile che in questi giorni i carabinieri possano appunto sentire la professoressa di italiano che lavora nella scuola media “Caravaggio” di via del Ghirlandaio. Plesso che nella scorsa settimana ha voluto dedicare una fiaccolata sia alla docente che alla figlia.

Un corteo, composto da almeno 500 persone, che ha attraversato per intero la città. Infine riflettori pure su Angeloni, che riceverà la “visita” dei carabinieri e del gip che ha sì convalidato l’arresto, ma non lo aveva ancora ascoltato perché in terapia intensiva al Policlinico Gemelli. Il dipendente dell’Istituto di fisica nucleare, la cui prognosi è stata sciolta una settimana fa e stabilita in 60 giorni, è sempre piantonato dalla polizia penitenziaria si dovrà difendere dall’accusa di tentato duplice omicidio aggravato. I militari del Nucleo radiomobile proseguono comunque le indagini, con i colleghi della compagnia di Civitavecchia. È stata ispezionata anche la Citroen C4 con cui Angeloni si è presentato presto quella mattina parcheggiandola a ridosso del lungomare di via Marco Polo forse perché non c’era posto sotto alla palazzina di via Milano. 

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