Fermato in autostrada, aveva 370mila euro in auto: perquisizioni per capire l’origine del “tesoretto”

I controlli della Finanza, inchiesta da Piacenza fino a Taranto

Fermato in autostrada, aveva 370mila euro in auto: perquisizioni per capire l’origine del “tesoretto”
Fermato in autostrada, aveva 370mila euro in auto: perquisizioni per capire l’origine del “tesoretto”
Mercoledì 8 Marzo 2023, 12:35 - Ultimo agg. 9 Marzo, 13:49
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Perquisizioni per trovare documenti e prove. Con le quali decifrare la provenienza di un “tesoretto” di quasi 370.000 euro, tra contanti e assegni. Le ispezioni sono state messe a segno lo scorso fine settimana da parte dei militari della Guardia di Finanza che hanno preso di mira alcuni immobili nel territorio di Massafra. Le Fiamme Gialle hanno perquisito la sede e alcuni uffici di una società che opera nella provincia di Taranto, ma anche in Emilia Romagna e in Calabria. A disporre le ispezioni i pubblici ministeri della procura di Piacenza Daniela Di Girolamo e Matteo Centini, titolari dell’inchiesta in cui si ipotizzano i reati di concorso in autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, e omessa dichiarazione al fine di evadere le imposte, a carico di sette persone. Personaggio chiave dell’indagine un imprenditore di 65 anni, originario della Calabria ma titolare della società che opera anche nella provincia di Taranto.

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L'inchiesta

Il punto di partenza dell’inchiesta condotta dalla procura di Piacenza risale a gennaio dello scorso anno, quando l’imprenditore venne fermato insieme al figlio a bordo della Mercedes di proprietà della loro impresa. La vettura venne fermata dagli agenti della Polizia Stradale in autostrada, poco lontano da Piacenza.

Gli agenti ispezionarono l’abitacolo e trovarono all’interno quasi ventimila euro in contanti e trenta assegni, per un totale di poco inferiore ai 350.000 euro. Un “tesoretto” tra contanti e assegni sulla cui provenienza si spalancarono subito i riflettori degli investigatori anche perché le argomentazioni avanzate dall’imprenditore per giustificare il possesso dei titoli e del denaro non convinsero affatto. Parte degli assegni, peraltro, era postdatata o non riportava affatto la data. Fatto sta che soldi e assegni finirono subito sotto sequestro e prese il via l’inchiesta della procura piacentina per fare luce su quel piccolo “patrimonio”.

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Gli accertamenti commissionati dai due magistrati ai segugi della Guardia di Finanza, quindi, hanno puntato a ricostruire la situazione economica e familiare di padre e figlio, entrambi originari della Calabria, ma residenti nella provincia di Taranto. Proprio seguendo le indicazioni riportate su dodici dei trenta assegni sequestrati quel giorno in autostrada, i finanzieri sono risaliti ad una impresa, di cui risulta essere titolare una giovane straniera, che è la convivente del figlio dell’imprenditore. Ed è proprio nella sede di questa impresa e in altri immobili ricollegabili agli indagati che l’altro giorno si sono presentati i militari del comando della Guardia di Finanza di Taranto, guidati dal colonnello Massimiliano Tibollo. Le Fiamme Gialle, stando a quanto si è appreso, hanno eseguito il decreto di perquisizione e sequestro firmato dai due pm di Piacenza e nel corso delle ispezioni hanno sequestrato altro denaro contante e numerosi documenti contabili. Carte che ora confluiranno nel fascicolo del procedimento in cui sono indagati in sette.

 

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