Sprofondo Sud, dal Cilento alla Calabria l'attesa infinita per il metano

Sprofondo Sud, dal Cilento alla Calabria l'attesa infinita per il metano
di Gigi Di Fiore
Giovedì 16 Settembre 2021, 23:11 - Ultimo agg. 17 Settembre, 18:42
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Solo quest’anno, il metano è arrivato alla contrada Giuliano di Potenza. Per 60 famiglie è stata una festa, dopo anni di attesa. In oltre 70 Comuni tra Basso e Alto Cilento, invece, si deve ancora cucinare con le bombole a gas e d’inverno riscaldarsi con stufe elettriche o a Pellet. La «metanizzazione» nel sud avanza a piccoli passi, tra ostacoli e ripensamenti che portano a cercare altre forme di energia, magari le pale eoliche, magari le celle fotovoltaiche. E intanto molte zone del Mezzogiorno attendono, arrangiandosi con bombole e stufe che, specie nei piccoli centri montani, sono un problema.  

Nove giorni fa, una trentina di sindaci del Cilento sono stati a Roma per protestare dinanzi al ministero per lo Sviluppo economico. In almeno 40 comuni cilentani c’è puzza di stop per lo stallo sui fondi della metanizzazione. Spiega Gino Marotta, sindaco di Celle di Bulgheria: «La burocrazia resta il principale ostacolo e siamo in un vicolo cieco.

Una questione di competenze sui progetti ha fermato i progetti destinati a portare il metano nelle nostre case».

L’attesa va avanti da 15 anni, e tre anni fa l’allora ministro Carlo Calenda parlava di «anomalia» per 95 comuni e 270mila abitanti senza metano. Per problemi di competenza, la «Cilento Reti Gas srl», concessionaria delle opere, a fine giugno ha sospeso i lavori. La soluzione promessa negli ultimi giorni è il trasferimento di competenze dal Ministero per lo sviluppo economico alla Regione Campania. Il Cilento area più critica del Mezzogiorno, ma in più zone del sud il metano è arrivato solo da pochi mesi. E non si tratta solo di piccoli paesi. A Reggio Calabria, le frazioni periferiche di Trunca, Contrada Caridi, Gallina sud, ma anche le zone di Serro Valanidi nel comune di Motta San Giovanni hanno ricevuto l’allaccio del gas metano da poco tempo e solo dopo ripetute sollecitazioni. Gli ultimi collegamenti hanno riguardato le frazioni di Podargoni e Cerasi. E siamo nel territorio di Reggio Calabria, città capoluogo.

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Mentre il metano deve ancora arrivare ovunque nel sud, c’è chi pensa già a un cambio di programma. È il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Annunciando un aumento fino al 40 per cento sulle bollette del gas metano, ha proposto alternative energetiche. E ha dichiarato: «La metanizzazione con grandi metanodotti è in contrasto con i piano di disincentivazione delle fonti fossili. Dobbiamo guardare a tecnologie più moderne sulle fonti energetiche». Insomma, meno metano e più sole o vento. Ma, in attesa, la gente deve fare i conti con le spese di elettricità per stufe o condizionatori di aria calda. La strada dello stop al metano è quella chiesta da Legambiente, che parla di «insensata corsa al gas in Italia» e scrive nel suo rapporto di quest’anno: «L’uscita dal carbone rischia di essere un totale fallimento climatico, a causa della corsa al gas nel nostro Paese che coinvolge almeno 108 infrastrutture tra nuove realizzazioni e ampliamenti di centrali a gas, metanodotti, depositi, rigassificatori». 

Una posizione critica, non isolata, che condiziona molto la spesa dei 67,3 milioni di euro per progetti già approvati sulla metanizzazione nel sud. Il 67 per cento sono in attuazione, il restante 33 per cento è ancora al palo secondo i dati ufficiali di Opencoesione, struttura della presidenza del Consiglio. Il progetto più impegnativo, presentato da Snam rete gas, riguarda 271 chilometri di metanodotto tra Monforte San Giorgio, Policastro Bussentino e Montesano sulla Marcellana. È il metanodotto «Iniziative Sealine Tirrenica», che dalla provincia di Messina arriva alla provincia di Salerno. Un’opera su cui, naturalmente, non mancano le critiche di Legambiente. 

A Marina di San Cataldo, in Salento, il completamento dell’allacciamento del gas per tutte la case è fissato per la fine dell’anno. Ne sono interessati 904 utenze, che risultano di residenti stabili e stagionali. Nella stessa regione, a San Ferdinando di Puglia tra Barletta, Andria e Trani, la metanizzazione si è conclusa da poco con un costo di 293.739 euro. Senza collegamenti a gas, con opere per infrastrutture avviate da tempo, restano più comuni delle province di Salerno, Benevento e Avellino. Alcuni anche grandi, come Vallo della Lucania. I cantieri per gli allacciamenti e i collegamenti dei tubi in Campania sono aperti a Fellitto, Ceraso, Roccadaspide, Ascea, San Giovanni a Piro, Casalvelino, Centola, Celle di Bulgheria, Cusano Mutri, Castelvetere sul Calore, tanto per fare qualche esempio di chi è in attesa. E in Basilicata aspettano ancora il metano nell’area industriale di Jesce e al Borgo Picciano «A», nel territorio del comune di Matera. I lavori di questi due cantieri hanno un costo totale di 714519 euro. A Capaccio in Campania, il comune di produzione della mozzarella, le infrastrutture per il collegamento del metano, con un costo previsto di 3 milioni e 572.100 euro, sono ancora un progetto da avviare. Stesso discorso a Castellabate, con costi previsti per 3 milioni e 364.200 euro. Ma cantieri non ancora aperti per infrastrutture sul metano sono previsti, per restare in Campania, a Laurino, Montecorice, Albanella, Prignano, Aquara, Agropoli, Sapri, Giungano, Trentinara. Ripete Massimo Castelli, coordinatore Anci Piccoli Comuni: «Vanno risolte le criticità sulle concessioni territoriali nella distribuzione del metano, che restano un ostacolo nei piccoli centri». 

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