«Telecamere nel castello»,
il conte stalker della principessa

«Telecamere nel castello», il conte stalker della principessa
di Marco Carta
Venerdì 15 Febbraio 2019, 07:51 - Ultimo agg. 12:16
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«Io sono il padrone. Tu sei la mia cameriera. E devi sottometterti come tutte le mogli». Voleva continuare ad esercitare il controllo sull'ex moglie, che lo aveva lasciato dopo anni di violenze. E così il conte Fabrizio Ferrari Sardagna von Neuburg und Hohenstein, nonostante l'allontanamento coatto disposto dall'autorità giudiziaria, avrebbe continuato a seguirla a distanza attraverso delle telecamere nascoste da cui poteva osservare tutto quello che accadeva nel loro vecchio nido d'amore, il Castello di Tor Crescenza, uno dei luoghi più suggestivi di Roma, celebre per aver ospitato numerosi eventi mondani fra cui il matrimonio fra Francesco Totti e sua moglie Ilary Blasi. Fra liti violente e faide patrimoniali, sembra non avere fine la telenovela fra il conte Fabrizio Ferrari Sardagna von Neuburg und Hohenstein e la sua ex consorte, la principessa Sofia Borghese, figlia di Scipione Borghese (discendente diretto di Papa Paolo V), al centro, ormai da anni, di numerosi procedimenti giudiziari in seguito alla separazione. Ad andare in scena, ieri mattina a piazzale Clodio, è stato infatti il processo per stalking nato dalla denuncia del 2013 della ex moglie, in seguito a una lunga serie di soprusi.

L'ACCUSA
Strattonamenti, minacce e comportamenti persecutori tale da costringere la principessa Borghese a «trasferirsi in località lontano dalla propria abitazione», come si legge nel capo d'imputazione. Secondo l'accusa, Il conte Ferrari Sardagna, nonostante il divieto di avvicinamento alla donna imposto dall'autorità giudiziaria, si sarebbe reso protagonista, a partire dal giugno 2013, di numerosi episodi molesti, contro la donna e i figli. Dagli insulti contro la principessa, colpevole di aver iniziato una relazione con l'imprenditore Francesco Maria De Vito Piscicelli: «Rimani sempre la mia cameriera. Perché credi che ti ho sposato. Ti devi sottomettere come tutte le mogli». Alle minacce contro i figli: «Siete tutti dei mantenuti». Fino ai pedinamenti «a bordo della propria auto» come si legge fra le carte per seguire ogni movimento della donna. Anche quando, in seguito alle tante denunce, il conte sarebbe stato costretto ad andarsene dal Castello di Tor Crescenza, luogo di abitazione dei suoi familiari, avrebbe fatto in modo «che la donna fosse controllata all'interno del complesso immobiliare» attraverso un sofisticato sistema di telecamere e microspie fatte collocare all'interno dell'abitazione e nel parco, oltre che nelle auto da due dipendenti compiacenti.

IL PROCESSO
«Mio padre ci ha sempre maltrattato. Abbiamo vissuto una vita d'inferno», fra offese e umiliazioni. A ricostruire molti dettagli della vita quotidiana nel castello di Tor Crescenza è stata proprio la figlia del conte, che ieri mattina ha risposto alle domande del pm d'aula Olivia Mandolesi, ricostruendo, insieme ad uno dei dipendenti, ascoltato come testimone, lo scenario di violenze e maltrattamenti, che già era costato al conte una condanna a tre anni per episodi compresi nel periodo fra il 2008 e il 2012. Quando da separati, lui e la principessa Borghese continuavano a vivere in ali diverse del castello di Tor Crescenza. Una dimora mastodontica che il nobile era riuscito a mettere interamente sotto controllo, grazie a telecamere e microspie, piazzate anche nelle auto.

 
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