Stamina, il Comitato scientifico: in protocollo dosi di cellule adatte a topi e non all'uomo

Davide Vannoni (Percossi/Ansa)
Davide Vannoni (Percossi/Ansa)
Giovedì 9 Gennaio 2014, 18:25 - Ultimo agg. 19:17
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ROMA - La quantit di cellule staminali mesenchimali indicata nel protocollo Stamina equivale a quella che viene utilizzata nei trapianti nel topo e non nell'uomo. È quanto emerge dai documenti prodotti dal Comitato scientifico del ministero della Salute e che l'ANSA ha potuto visionare.



Il ministro Lorenzin. «Vogliamo assolutamente che sia fatta chiarezza, sia dal punto di vista giudiziario, e questo è un diritto per tutti, sia dal punto di vista sanitario, accertare quello che è accaduto, quello che sta accadendo ai pazienti». Lo afferma il ministro della Salute Beatrice Lorenzin a proposito della vicenda Stamina, intervenendo alla trasmissione di Radio1 «Prima di tutto». «Io credo - aggiunge - che il lavoro del Senato sulla questione Stamina sia molto importante. Questa è una vicenda che il Paese si porta appresso da molto tempo, sono ormai 3 anni. Noi abbiamo lavorato con il massimo rigore e la massima serietà, soprattutto nel rispetto delle famiglie. Noi avevamo già istituito un comitato scientifico che aveva bocciato Stamina, decidendo che il metodo che ci avevano consegnato non aveva alcuna valenza scientifica e che è pericoloso per i pazienti. Dopodichè, è stato fatto un ricorso al Tar, Stamina Foundation ha vinto questo ricorso e ci stiamo attenendo alla legge istituendo un nuovo Comitato che dovrà dare una nuova valutazione». «Voglio dire con chiarezza alle famiglie e ai pazienti che non sono sole, ho messo a disposizione, come Ministero, a queste famiglie la possibilità di ricorrere a cure alternative, palliative, quindi le famiglie non sono sole. Questa vicenda però - conclude Lorenzin - ci deve essere di monito, per due aspetti. Il primo, è che non dobbiamo dimenticare il valore del metodo scientifico, che non ha nulla a che vedere con la ricerca del consenso politico, ma è un valore assoluto. Troppi parlano di cose che non conoscono».