Gran parte degli elementi che investigatori e inquirenti hanno raccolto finora sul caso del ginecologo campano Stefano Ansaldi, trovato sgozzato quattro giorni fa vicino alla stazione Centrale di Milano, fanno ipotizzare un suicidio, anche se le indagini non sono concluse e si lavora per escludere definitivamente che si sia trattato di un omicidio. Tra gli elementi principali il fatto che le telecamere della zona non hanno ripreso persone fuggire, né i testi le hanno viste o sentito rumori di fuga. In più, il cellulare del medico, non trovato, era stato spento circa un'ora prima della morte. E l'uomo era in difficoltà finanziarie.
Le ipotesi
Inizialmente si era pensato ad una rapina finita male, poi ad un omicidio per motivi personali o economici, ma già da ieri l'ipotesi più seguita è stata quella del gesto estremo, dopo che nelle indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo, coordinate dall'aggiunto Laura Pedio e dal pm Adriano Scudieri, sono stati ascoltati anche numerosi testi, tra colleghi, amici e familiari.
E' un suicidio?
Accanto al corpo del medico è stata ritrovata l'arma del delitto: un coltello da cucina che in seguito è stato analizzato dalla Scientifica. Da una prima analisi, a quanto riferito in Procura, non sarebbero state rilevate per ora impronte sul coltello. Le analisi della Scientifica sono ancora in corso.
I dettagli messi insieme offrono un puzzle molto composito. Il ginecologo al momento dell'agguato mortale indossava dei guanti in lattice. Perché? Era sceso dal treno tre ore prima, aveva ancora necessità di proteggersi dal possibile contagio del coronavirus? Altro dettaglio sanitario: il ginecologo era inserito in una lista di persone da avvertire per un sospetto contagio Covid. Aveva l'obbligo di autoisolarsi, e allora perché è partito per Milano? Sulla scena del delitto compaiono vicino al cadavere il Rolex, sfilato dal polso e chiuso come per essere riposto, e il coltello da cucina con il quale il medico è stato sgozzato. Non sono stati ritrovati il portafogli e il cellulare; cosa che rende più difficili le indagini poiché gli investigatori possono analizzare i tabulati ma non i messaggi arrivati. Si continua a scavare nella vita privata di Ansaldi: ogni informazione può essere utile a capire cosa è successo quel sabato pomeriggio. Già ieri familiari, amici, colleghi erano stati sentiti a Napoli, dove sono state effettuate acquisizioni nell'abitazione dove viveva e nello studio. Un lungo e complesso lavoro per capire il motivo del viaggio di Ansaldi da Napoli a Milano con un biglietto di sola andata e con una valigetta con dentro pochi oggetti personali e nessun cambio di vestiti per fermarsi almeno una notte. «Non c'è una pista prevalente, tutte sono al vaglio», viene spiegato in Procura.