Cucchi, carabiniere intercettato: «Bisogna aiutare colleghi in difficoltà»

Caso Cucchi, carabiniere intercettato: «Bisogna aiutare colleghi in difficoltà»
Caso Cucchi, carabiniere intercettato: «Bisogna aiutare colleghi in difficoltà»
Lunedì 21 Gennaio 2019, 15:06 - Ultimo agg. 22 Gennaio, 12:32
3 Minuti di Lettura
«Deve restare tranquillo, bisogna avere spirito di corpo, se c'è qualche collega in difficoltà lo dobbiamo aiutare». Queste le parole dette il 6 novembre scorso dal comandante del Gruppo Napoli dei Carabinieri, Vincenzo Pascale, al vicebrigadiere dei carabinieri Mario Iorio, in servizio presso la stazione Vomero-Arenella di Napoli. Parole che Iorio aveva il compito di riferire al collega Ciro Grimaldi in vista della testimonianza di quest'ultimo al processo per la vicenda di Stefano Cucchi. 

Cucchi, nuova consulenza: «Stefano non morì di epilessia»

Una intercettazione telefonica depositata oggi dalla Procura dalla quale emergerebbe un presunto nuovo tentativo di depistaggio o di 'pressionè da parte dei vertici dell'Arma. Grimaldi, all'epoca dei fatti in servizio presso la stazione Casilina di Roma, è stato sentito come testimone il 6 dicembre scorso. Nell'intercettazione Iorio riferisce al collega quanto dettogli dal colonnello: «Mi raccomando dite al Maresciallo che ha fatto servizio alla Stazione - afferma nella intercettazione Iorio riportando al maresciallo Grimaldi le parole del colonnello - lì dove è successo il fatto di Cucchi...di stare calmo e tranquillo...».

E ancora Iorio riferisce al collega quanto dettogli dal superiore: «mi raccomando deve avere spirito di corpo, se c'è qualche collega in difficoltà lo dobbiamo aiutare». La nota della Squadra mobile fa parte di una serie di atti che la procura ha depositato nell'ambito del processo che vede imputati cinque carabinieri. Tra i documenti messi a disposizione delle parti dal pm Giovanni Musaro, anche i verbali di testimonianze raccolte nelle ultime settimane negli uffici di piazzale Clodio.

 

​Tra le persone sentite anche il maresciallo Davide Antonio Speranza, in servizio presso la stazione Quadraro dei Carabinieri di Roma all'epoca della morte di Cucchi. Nel corso dell'audizione, il militare è tornato sulla vicenda delle note di servizio modificate tirando in ballo due degli impuntati: Roberto Mandolini e Vincenzo Nicolardi. «Mandolini quando lesse la nota - ha fatto mettere a verbale Speranza - mi disse che non andava bene e che avrei dovuto cestinarla perché avremmo dovuto redigerne una seconda in sostituzione della prima.

Il contenuto di tale annotazione fu dettato da Mandolini e lo scrissi io, alla presenza anche di Nicolardi, quindi stampammo e la firmammo a nostro nome». Parlando delle due versioni delle note di servizio, Speranza afferma che nella prima versione si affermava che « Cucchi era in stato di escandescenza» mentre nella seconda versione, sul punto, si afferma che «è doveroso rappresentare che, durante l'accompagnamento, non lamentava nessun malore né faceva alcuna rimostranza in merito».

Tra gli atti depositati, infine, c'è anche un ordine di servizio in cui compare la scritta «bravi» nello spazio dedicato alle note dei superiori.
Sul punto il maresciallo afferma: «non so dirvi per quale ragione, nella parte dell'ordine di servizio dedicata alle annotazioni dei superiori è scritto 'Bravì, considerato che avevamo fatto una mera azione di routine e che nel momento in cui l'ordine di servizio fu redatto Cucchi era già morto». Sul punto è stato ascoltato anche il comandante della stazione dei carabinieri del Quadraro, Dino Formato, il quale afferma di non sapere per quale ragione fu redatta una seconda annotazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA