Stella di David sulla porta di casa di ​Marcello Segre: a Torino è il terzo caso

Stella di David sulla porta di casa di Marcello Segre a Torino
Stella di David sulla porta di casa di ​Marcello Segre a Torino
Domenica 9 Febbraio 2020, 12:03 - Ultimo agg. 10 Febbraio, 07:26
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Ancora un episodio di antisemitismo. Una stella di David è stata tracciata a Torino sulla porta di casa di Marcello Segre, in una palazzina dell'elegante quartiere Cit Turin. Segre è una figura molto conosciuta nel mondo del volontariato subalpino. La Digos ha avviato degli accertamenti.

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La Stella di David, a imitazione del simbolo che i nazisti utilizzavano durante la shoah per identificare gli ebrei, era sormontata dalla parola tedesca Jude. In città è il terzo episodio del genere in due settimane. Il 27 gennaio nell'androne della palazzina in cui abita Maria Bigliani, figlia di una staffetta partigiana, una mano sconosciuta ha tracciato 'Crepa sporca ebreà. Il 30 gennaio il campanello di una attivista dell'Anpi, figlia di un partigiano, è stato coperto da bigliettini adesivi con le scritte «Sieg Heil Rauss Guth» affiancate da una croce celtica.
 

 

Le indagini di Digos e magistratura sono in pieno svolgimento. Bisogna capire se si tratta di rigurgiti di antisemitismo slegati fra loro o se si è in presenza di una campagna ben congegnata. Marcello Segre non è parente della senatrice Liliana Segre e, sottolinea lui stesso, non è «un personaggio di spicco». Negli ultimi mesi ha simpatizzato per il movimento delle Sardine (che subito gli hanno dimostrato la loro vicinanza definendolo «uno di noi») ma non si è segnalato per reboanti prese di posizione politiche. Se è famoso, a Torino, è perché è l'«uomo dei defibrillatori».

Con l'associazione di cui è presidente, la Piemonte Cuore Lorenzo Greco, Segre è impegnato da anni in una campagna per la diffusione di questi dispositivi medici: sono innumerevoli i progetti avviati dalla onlus, dai corsi nelle scuole al posizionamento degli apparecchi in vari luoghi pubblici di Torino e di altre località. Il 30 gennaio un defibrillatore che aveva donato al liceo Giordano Bruno, insieme alle lezioni impartite al personale dell'istituto, ha permesso di salvare la vita a uno studente di 21 anni. Dal mondo politico locale e nazionale si è levata la solidarietà verso Marcello Segre, destinatario di telefonate dal governatore Alberto Cirio e dalla sindaca Chiara Appendino e di dichiarazioni pubbliche di tanti esponenti di ogni schieramento.

Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha lanciato un appello: «Nessuno è autorizzato a fare finta di niente, tutti siamo chiamati a mobilitarci». Gianna Gancia, europarlamentare della Lega, dice che quello subito da Segre è «un oltraggio vigliacco da punire con la massima severità», e un altro leghista, Stefano Allasia, presidente del consiglio regionale del Piemonte, parla di «atto aberrante e indecente». Il deputato azzurro Giorgio Mulé rivolge «l'abbraccio di Forza Italia a Marcello, il leone indomabile che ho l'onore di avere al mio fianco nella battaglia per la diffusione dei defibrillatori». La viceministro Laura Castelli (M5S) denuncia «l'episodio di antisemitismo» ed esorta a «studiare la storia per non lasciare spazio alla stupidità», mentre Andrea Orlando, vicesegretario del Pd, invita a «non minimizzare». «Non sono soltanto e ignoranti - afferma - sanno quello che fanno. Chiamiamoli col loro nome: sono nazisti, fascisti, razzisti. Fermiamoli».

«Se uno fa una cosa come questa - ragiona Marcello Segre - significa che ce l'ha con qualcuno.
Ma io sono impegnato nel sociale, non penso di avere fatto del male a chicchessia. Le tante chiamate che ho ricevuto, e le telefonate bipartisan di Cirio e Appendino, sono il segnale migliore in queste situazioni. Provo rammarico per gesti che sviliscono il valore di una comunità civile come quella piemontese, da sempre inclusiva e lontana da derive antisemite».

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