Stilista impiccata a Milano, per i periti fu suicidio

Stilista impiccata a Milano, per i periti fu suicidio
Stilista impiccata a Milano, per i periti fu suicidio
Mercoledì 25 Luglio 2018, 19:59 - Ultimo agg. 26 Luglio, 15:01
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Si torna al punto di partenza, almeno per quanto riguarda gli accertamenti medico legali, ossia all'ipotesi del suicidio nel giallo della morte di Carlotta Benusiglio, la stilista di 37 anni trovata impiccata con una sciarpa ad un albero di piazza Napoli, a Milano, la mattina del 31 maggio di due anni fa. Per gli esperti, che hanno depositato la nuova perizia nell'inchiesta che vede da qualche mese indagato il fidanzato per omicidio volontario, la donna, infatti, è morta «con grande probabilità» a causa di una «asfissia prodotta da impiccamento» e sul cadavere riesumato non c'erano «lesioni scheletriche» riconducibili ad un «eventuale strangolamento, parziale o totale, con successiva sospensione del corpo».



Nella lunga e complessa indagine, condotta dalla Squadra mobile e passata di mano dal pm Antonio Cristillo al collega Gianfranco Gallo, il compagno 41enne Marco Venturi (difeso dal legale Andrea Belotti) che aveva passato la nottata a bere e litigare con la fidanzata e anche accusato di stalking ai suoi danni in un'altra indagine, ha vissuto una vera e propria parabola giudiziaria: da persona informata sui fatti, col fascicolo in via di archiviazione, a indagato per istigazione al suicidio fino ad accusato di omicidio volontario aggravato. A febbraio, poi, il gip Alfonsa Ferraro ha disposto nuovi approfondimenti in incidente probatorio e con la riesumazione della salma. Nella stessa relazione firmata dai medici legali Elena Invernizzi e Giovanni Pierucci, infatti, viene chiarito che la prima autopsia aveva concluso per una «asfissia meccanica da impiccamento» e per la tesi del suicidio, mentre in una successiva consulenza, richiesta dal pm Gallo, si parlava di elementi «conciliabili sia con l'ipotesi di impiccamento sia con quella di strangolamento immediatamente seguito da sospensione del cadavere».

Nel frattempo, tra l'altro, agli atti è finita una consulenza sulle immagini di due telecamere di sorveglianza prodotta dai legali della famiglia Benusiglio, gli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Pier Paolo Pieragostini, che si sono sempre battuti perché il caso non venisse archiviato.
Ora, tuttavia, con la nuova perizia gli esperti confermano l'ipotesi del suicidio. In un solo passaggio di una relazione molto tecnica di 38 pagine parlano esplicitamente di «natura suicidiaria dell'evento», ma in più punti fanno riferimento a dati compatibili «con la assenza di manovre di strangolamento (ad opera di terzi) e successivo impiccamento, nonché con l'assenza di tracce di impiccamento attuato da terze persone» e compatibili, invece, con «manovre di autoimpiccamento». I periti mettono, comunque, in luce, come già emerso nell'inchiesta, che Benusiglio in parte toccava con i «piedi a terra» in una modalità di impiccagione, dunque, atipica. Elementi che, però, secondo i medici, sono «comunque in astratto compatibili con una costrizione mortale delle strutture del collo». Adesso spetterà agli inquirenti, anche alla luce della perizia (sarà discussa davanti al gip il 10 settembre) che vale come prova in un eventuale processo, decidere come definire l'indagine.
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