Strade mulattiere, gli incidenti costano 206 euro a persona

Strade mulattiere, gli incidenti costano 206 euro a persona
di Maria Pirro
Venerdì 12 Ottobre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 11:42
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Il primato è detenuto da Napoli: 2374 incidenti in dodici mesi. E, nell'intera provincia, se ne sono verificati 5625 che hanno causato 95 morti e 7325 feriti nel 2017, più dell'anno precedente. Trend negativo anche nel resto della regione e in particolare sulle autostrade. Colpa della manutenzione «quasi nulla» e delle condizioni di sicurezza troppo trascurate dalla politica, l'accusa di Automobil Club che ha elaborato i dati Istat e stimato i costi sociali dei sinistri, vere o simulati per intascare i premi assicurativi (l'ultima truffa l'altro ieri a Torre Annunziata). La spesa è stata di un miliardo e 200 milioni, pro capite pari a 206 euro all'anno.
 
Questo lo scenario. Tra il 2016 e il 2017, si è registrato un aumento degli incidenti (il 2,4 per cento in più) e delle vittime (4,4 centro) nell'hinterland partenopeo, ma sono diminuiti, anche se solo dello 0,7 per cento, gli infortunati. Ed è andata leggermente meglio nel capoluogo, dove sono risultati in crescita i sinistri (del 3,2 per cento), con questo bilancio complessivo: 25 morti, meno 16,7 per cento rispetto al 2016; 3109 feriti, meno 0,4 per cento. Ma in tutta la Campania si è avuta una «recrudescenza» con 9.922 casi e 242 vittime, purtroppo l'11 per cento in più.

Un altro dato preoccupante rilevato nel dossier è il seguente: il 52 per cento, oltre la metà delle vittime, è costituito da pedoni e il 40 per cento da centauri. Ultrasessantacinquenni i più colpiti, un ferito su quattro ha meno di 30 anni. «La guida distratta, quasi sempre dovuta all'uso del cellulare, è stata la causa principale, il 27 per cento delle volte», certifica Automobil Club Napoli che all'alta velocità ha attribuito, invece, il 60 per centro degli scontri fatali. Fascia oraria critica: dalle 10 di sera alle 6 del mattino. E proprio ottobre è considerato un «mese nero».

Le strade extraurbane sono poi risultate più pericolose e i motoclisti la categoria più esposta, con il 38,9 per cento delle vittime e il 39,3 per cento dei feriti. Pozzuoli dopo Napoli ha avuto il maggior numero di sinistri e infortunati (rispettivamente, 191 e 277), Giugliano più decessi, mentre il tasso di mortalità in Campania si è assestato al 2,4 per cento, decisamente elevato dell'1,9 riportato a livello nazionale e lontano dall'obiettivo europeo di dimezzare le vittime della strada tra il 2010 e il 2020: «La regione sinora ha fatto registrare un decremento di appena il 4,7 per cento, che la colloca al quart'ultimo posto in Italia». Ancora, si legge nel dossier: «Male, in particolare, i tratti autostradali, dove il numero dei decessi è aumentato addirittura del 41 per cento, tanto da far schizzare il tasso di mortalità al 4,2». Tra le province campane, Salerno è quella caratterizzata dal maggior incremento di decessi (più 42,1 per cento).

«La situazione è piuttosto grave», sintetizza il presidente dell'Automobil Club Campania, Antonio Coppola, che aggiunge: «La sicurezza stradale è scivolata progressivamente fuori dall'agenda politica, sia a livello provinciale che regionale, e questi sono i risultati. Si investe poco, anzi quasi nulla, nella manutenzione delle infrastrutture e nella formazione degli utenti. Non sorprendiamoci, perciò, se, a causa delle strade rovinate, dell'assenza di attraversamenti pedonali protetti e anche dei comportamenti scorretti, i motociclisti e i pedoni siano le categorie maggiormente a rischio».

Coppola accusa anche i privati: «Indigna, poi, il dato relativo alle autostrade dove, nonostante il tutor ed i lauti guadagni delle concessionarie, grazie alla riscossione di pedaggi sempre più cari, gli incidenti mortali risultano, comunque, in aumento. Occorre maggiore responsabilità da parte dei proprietari e gestori». Eppure, i fondi, almeno quelli sulla carta, non mancano. «A partire dagli enti locali che, nella stragrande maggioranza dei casi, disattendono il codice della strada che, all'articolo 208, impone loro di utilizzare il 50 per cento dei proventi delle multe per attività finalizzate al miglioramento della sicurezza», ricorda Coppola, nel tirare in ballo anche la Regione e le Province «che dagli utenti motorizzati incassano rilevanti risorse in termini di bollo auto, imposta di trascrizione e quella gravante sulla Rca, senza però investirle per migliorare la sicurezza e, più in generale, le condizioni della mobilità».

Poi c'è il fenomeno delle truffe, monitorato da Ania, l'assicurazione nazionale fra le imprese assicuratrici che sempre nel 2017 ha segnalato la più alta incidenza di incidenti a rischio di frode al Sud.

Difatti, «quasi il 35 per cento dei sinistri denunciati è risultato sospetto». Incidenza più alta in Campania. Non bastasse, il numero di auto senza polizza nel 2017 è risultato il doppio della media nazionale. E a Napoli addirittura un veicolo su sei circola senza il tagliando.

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