Stromboli, l'annuncio fatale di Massimo morto sul vulcano: «Vado a scalare»

Stromboli, l'annuncio fatale di Massimo morto sul vulcano: «Vado a scalare»
di Valentina Arcovio
Giovedì 4 Luglio 2019, 09:02 - Ultimo agg. 20:23
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STROMBOLI (Me) «Domani vado a scalare lo Stromboli». Così agli amici Massimo Imbesi, 35 anni, residente a Milazzo ma originario di Pace del Mela dove la sorella gestisce un bar. Aveva sempre amato la natura e la libertà, una passione che ha pagato con la vita. Sorpreso dall'eruzione del vulcano, è stato trovato morto dai primi soccorritori che sono scattati dopo l'allarme. L'amico brasiliano che era con lui è rimasto ferito. Ma non è in pericolo di vita. Recentemente Imbesi aveva superamento dell'esame di allievo ufficiale di coperta. «Sembrava di stare all'inferno per la pioggia di fuoco che veniva giù dal cielo».

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E' uno scenario spaventoso quello descritto da don Giovanni Longo, parroco delle Chiese di Stromboli e Ginostra, in seguito alle eruzioni del gigante siciliano. «Una parrocchiana - continua il sacerdote, raccontando quanto accaduto a Ginostra, la frazione più colpita dai lapilli vulcanici - era in lacrime, spaventatissima» e molte altre, stando al suo racconto, avrebbero fatto di fretta e in furia le valigie per scappare.

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IL RICORDO
Come dargli torto? La mente di tutti è andata subito a quello che è successo nel 2002, quando un'eruzione simile provocò uno tsunami in tutto il basso Tirreno. «C'è tanta paura che le cose possano ripetersi. Insomma - continua don Giovanni Longo - la paura dell'onda anomala è tanta. E molta gente si è rifugiata subito in chiesa, perché si trova più in alto rispetto al livello del mare». A Ginostra il panico sembra aver preso subito il sopravvento. La pioggia di lapilli incandescenti e la paura di non riuscire a fuggire senza prendere fuoco ha gettato tutti nello sconforto. «Tutte le persone che si trovavano al villaggio, circa un centinaio tra turisti e residenti, si sono barricate in casa o si sono lanciate in mare», racconta Gianluca Giuffrè, giornalista e proprietario di un bazar a Ginostra. Molti si sono precipitati sul molo alla ricerca dell'aliscafo «con l'intenzione di abbandonare l'isola», aggiunge Giuffrè. In serata settanta persone sono state fatte evacuare da Ginostra: «Abbiamo paura e non vogliamo restare a dormire sull'isola», spiega una di loro. Insomma, il caos. Carolina Fragapane, napoletana, 43 anni, stava facendo il bagno a pochi metri dalla Spiaggia lunga di Piscità.

 



IL RACCONTO
«Mi sono spaventata - racconta - certo, sembrava che le pietre mi cadessero addosso. Appena ho sentito l'esplosione sono uscita subito dall'acqua e ho raggiunto i miei amici sulla spiaggia. Il boato è stato fortissimo, seguito da una pioggia di lapilli incandescenti e materiale lavico. Ho visto la gente scappare e chiedere aiuto. Un paio di mamme non trovavano più i loro bambini, per fortuna sono stati rintracciati quasi subito ma il panico c'è stato».
Che la situazione a Ginostra fosse grave lo si poteva intuire anche da lontano. «Stavo rientrando da Messina con l'aliscafo quando ho visto la montagna incendiarsi e quando ho visto una coltre di fumo lunga 2 chilometri alzarsi verso l'alto», racconta Alessandro Fabrizi, regista teatrale che si trova a Stromboli per il Festival del Teatro Eco Logico, dedicato alle donne pescatrici delle isole Eolie, che si è concluso proprio il giorno prima. «Quando siamo passati da Ginostra non si vedeva nulla», racconta Dal mare Fabrizi ha solo visto. Ma Cristiano Demurtas, collaboratore di Fabrizi, e tutta la sua equipe hanno anche ascoltato. «Abbiamo sentito un'esplosione fortissima», racconta. «Sembrava una di quelle bombe che si sparano a Capodanno, solo che era tre volte più forte», aggiunge. Subito dopo questo enorme boato - racconta Demurtas - ci siamo affacciati verso lo Stromboli. In quel momento abbiamo avvertito una vibrazione, come un cambio di pressione che ha attraversato tutto il nostro corpo». Il non sapere cosa stesse succedendo non ha aiutato a mantenere la calma. «Ci siamo rifugiati sotto l'architrave e abbiamo preparato un zainetto con le cose che potessero esserci utili», racconta De Murtas».

 

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