Suicidio assistito, morto "Mario": primo caso in Italia, aveva 44 anni. «Ora sono libero di volare»

Suicidio assistito, morto "Mario": primo caso in Italia, stamani gli era stata consegnata la strumentazione. Aveva 44 anni
Suicidio assistito, morto "Mario": primo caso in Italia, stamani gli era stata consegnata la strumentazione. Aveva 44 anni
Giovedì 16 Giugno 2022, 12:04 - Ultimo agg. 17 Giugno, 07:20
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«Non nego che mi dispiace congedarmi dalla vita, sarei falso e bugiardo se dicessi il contrario perché la vita è fantastica». Ma «ora finalmente sono libero di volare dove voglio». Saluta così, 'Mariò, che sarà ricordato da chi gli ha voluto bene in vita ma anche dal resto d'Italia per essere il primo a morire con il suicidio medicalmente assistito. 'Mariò in realtà è il nome di fantasia che in questi due anni di battaglie legali ne ha garantito la privacy: il suo vero nome è Federico Carboni, un 44enne ex trasportatore di Senigallia tetraplegico da 12 anni, che è stato reso noto pochi minuti dopo la sua morte, avvenuta alle 11.05. Assistito dal dott. Mario Riccio, l'anestesista che affiancò Piergiorgio Welby, 'Mario-Federicò si è auto-somministrato il farmaco letale (Tiopentone) tramite una macchina acquistata a proprie spese con 5mila euro raccolti dall'Associazione Luca Coscioni.

LA LOTTA 

Avrebbe da tempo potuto scegliere di andare in Svizzera per essere aiutato a morire, invece ha lottato per ottenere il suicidio assistito in Italia affiancato da un pool di legali dell'Associazione, sulla base della sentenza della Corte Costituzionale sul caso Cappato/DjFabo.

E dopo aver vinto a febbraio l'ultimo round della battaglia (la scelta del farmaco), costellata di ostacoli e combattuta a colpi di diffide, ha subito anche la beffa di dover pagare l'assistenza: in assenza di una legge, infatti, lo Stato non se ne fa carico. Ora il suo desiderio si è realizzato. Nelle parole di Federico, osserva Cappato, «questo è stato un giorno storico e credo che avesse ragione». Ieri aveva mangiato per l'ultima volta la porchetta di Ariccia con i propri cari, oggi ha voluto essere sbarbato, se n'è andato con un sorriso, salutando tutti; lui sereno, gli altri commossi.

«Sono finalmente libero di volare dove voglio», le sue parole prima di avviare l'infusione con al fianco familiari, amici, Marco Cappato e Filomena Gallo. «Non nego che mi dispiace congedarmi dalla vita, sarei falso e bugiardo se dicessi il contrario perché la vita è fantastica e ne abbiamo una sola. - ha ammesso nel suo ultimo messaggio Federico - Purtroppo è andata così. Ho fatto tutto il possibile per riuscire a vivere il meglio possibile, cercare di recuperare il massimo dalla mia disabilità, ma ormai sono allo stremo sia mentale sia fisico». E ha aggiunto: «non ho un minimo di autonomia della vita quotidiana, sono in balìa degli eventi, dipendo dagli altri su tutto, sono come una barca alla deriva nell'oceano. Sono consapevole delle mie condizioni fisiche e prospettive future, sono totalmente sereno e tranquillo di quanto farò». Poi anche l'orgoglio per la battaglia combattuta e vinta con l'Associazione: «abbiamo fatto giurisprudenza, un pezzetto di storia nel nostro Paese, sono orgoglioso e onorato di essere stato al vostro fianco».

«Mariò è morto, da uomo libero. Ha lottato per la libertà di tutti» è il commento di Riccardo Magi, deputato e presidente di +Europa. Ricordando «ostacoli e difficoltà incontrate da 'Mariò», Nicola Provenza (M5s) relatore della legge sulla morte volontaria medicalmente assistita che ha avuto l'ok alla Camera, afferma: «dobbiamo consentire di accedere a una procedura chiara e trasparente a tutti coloro che hanno i requisiti: una legge non è più rinviabile». Nelle Marche, la storia di 'Mariò ha viaggiato in parallelo con altre due vicende: quella di Fabio Ridolfi, 46enne di Fermignano che due giorni fa ha posto fine alle proprie sofferenze con la sedazione profonda, considerati gli ostacoli al via libera definitivo al suicidio assistito, e a quella di Antonio, 43enne marchigiano, tetraplegico da 8 anni a causa di un incidente stradale, che attende ancora il parere del Comitato etico regionale sull'idoneità alla 'procedurà.

Sul suicidio assistito è arrivata la ferma contrarietà del presidente del Popolo della Famiglia Mario Adinolfi che parla di «soppressione» nel caso di Fabio e di «macchina di morte che ha ucciso 'Mariò»: «siamo arrivati alla follia distruttiva e mortifera: - attacca - fermate subito questa scia di disabili uccisi». Ma l'Associazione non ha alcuna intenzione di mollare «Ci siamo sostituiti allo Stato e continueremo a farlo - ha ribadito Cappato - per tutte quelle persone che ce lo chiederanno e avranno i requisiti della sentenza della Corte Costituzionale»

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