«Mangia un cioccolatino, poi bevi». L'orrore nelle chat di un 19enne suicida con nitrito di sodio

«Mangia un cioccolattino, poi bevi». L'orrore nelle chat di un 19enne suicida
«Mangia un cioccolattino, poi bevi». L'orrore nelle chat di un 19enne suicida
di Giuseppe Scarpa
Lunedì 10 Maggio 2021, 07:00 - Ultimo agg. 10:32
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Lo ha accompagnato sino al momento in cui si è tolto la vita in un Bed and Breakfast a Roma ingerendo una pozione mortifera. Gli ha chiesto prima di compiere il gesto estremo «posso mangiare un pezzo di cioccolato?». In una chat su internet Paolo (il nome è di fantasia) un 19enne talento nello studio, nello sport e nella musica ha trovato un “consulente della morte” che gli ha fornito suggerimenti utili su come farla finita in un momento di grande fragilità. Non una parola per cercare di farlo desistere dal suo intento. Anzi, come emerge dalle conversazioni, il “consulente” si vanta di non aver chiamato la polizia quando una ragazza avrebbe tentato di suicidarsi perché «bisognava rispettare la sua scelta». Un progetto di cui lo stesso Paolo, dopo aver ingerito il veleno, con le modalità indicate dal consulente, si pente e chiama il 112: «Aiutatemi vi prego». Ma quel 13 febbraio del 2020, quando i sanitari arrivano, il nitrito di sodio ha già esaurito il suo micidiale effetto. Un cocktail letale che ha ucciso altri due giovani ragazzi: il 26 aprile uno studente a Bassano del Grappa durante una lezione a scuola tenuta con la Dad e, sempre a Roma, Fabio un 19enne il 9 dicembre del 2020 in un albergo alle spalle di Termini. 

Paolo nasconde le angosce che lo divorano e una delusione amorosa ai genitori a cui non rappresenta il suo piano.

Lo fa invece con il “consulente”. 

È il 18 novembre del 2019. Giorno in cui i due iniziano la discussione in una chat su internet. La prima foto che Paolo manda al suo interlocutore è il nitrito di sodio che ha acquistato sul web assieme ad un’altra sostanza che dovrebbe servire per impedirgli di rimettere ed assimilare al meglio il veleno. Paolo: «Mi è costato 12 euro e ho fatto un buon affare, dallo stesso venditore ho comprato anche un altro prodotto». Il consulente gli risponde, «Questa combinazione l’hanno già usata diverse persone in Gran Bretagna. Ma dal momento che con questo mix di sostanze ci hanno riprovato, evidentemente non ha funzionato bene». Il 19enne domanda «la seconda volta ci sono riusciti?», «Da quello che so sì», gli ribatte. E ancora, gli fornisce altri dettagli utili, «un regime di 48 ore prima (con l’utilizzo di una serie di sostanze) è molto raccomandato». La conversazione procede. Poi i due non si parlano più fino al 12 febbraio 2020, quando Paolo lo contatta e gli scrive, «ti devo chiedere qualcosa rispetto all’utilizzo di un prodotto prima del nitrito di sodio». Il consulente: «Perché così urgente?». «Perché vado stasera», risponde il 19enne. La persona non dice nulla per farlo desistere: «Davvero?». «Yeah», risponde il 19enne. 

La conversazione poi vira su altri tentativi di suicidi che dal tenore della discussione riguardano persone che conoscono entrambi. Il consulente: «Lo sai che hanno chiamato la polizia per Kuo?». «Penso che abbiano fatto la cosa giusta - sottolinea Paolo - lui non voleva morire ma era solo fuori di testa, so che chiamare la polizia non è una cosa buona. Ma in quel caso lo giustifico». La replica è decisa: «E allora dove è la libertà di prendere le scelte sulla propria vita? Io avrei potuto chiamare la polizia per Michelle e non l’ho fatto». «Ma lei - aggiunge Paolo - aveva un piano ed era sicura di quello che stava facendo, Kuo non aveva un piano ed era solo fuori di testa. Penso che questo faccia una grande differenza se sei impulsivo o se sei sicuro di quello che stai facendo». 

Lo studente è pronto a compiere il gesto estremo. Così gli scrive la persona con cui ha chattato fino a quel momento: «Sarò triste quando te ne andrai, se hai qualche domanda io sono qui». Paolo allora gli chiede «posso mangiare un pezzo di cioccolato prima? Solo un pezzo. Ho deciso di adottare il metodo rapido delle otto ore prima». Il suo interlocutore «con tutta quella sostanza che hai ingerito prima non vomiterai, non preoccuparti. Ti è rimasta qualche pillola per rilassarti?». Il 19enne «sì molte». La risposta: «Quelle ti aiuteranno». Paolo fotografa i bicchieri con il nitrito di sodio. Poi gli scrive «Grazie amico». Il consulente: «Ehi sta succedendo qualche cosa?» Paolo non risponde più. È morto.

L’attenzione degli investigatori è rivolta non solo alle chat. Queste ultime rappresentano, infatti, il percorso finale di un processo di raccolta di informazioni che i ragazzi fragili ritrovano prima di tutto su dei forum, in internet.

I “forum della morte”, così li hanno ribattezzati gli inquirenti, sono il primo step che precede il colloquio in chat. È nei forum che i giovanissimi possono trovare i primi “consigli” pratici su come togliersi la vita ingerendo il nitrito di sodio. Anche per questo la procura di Roma ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio. Il padre del 19enne Fabio, che ha compiuto il gesto estremo il 9 dicembre scorso sempre a Roma, Marco Gianfreda vuole evitare che altre tragedie si ripetano. E mette in questo modo in guardia altri genitori: «Attenzione, i ragazzi questa sostanza per uccidersi la conoscono bene. Siamo noi genitori che non ne sappiamo abbastanza». E ancora: «Vorremmo creare una rete ed essere un punto di riferimento e salvare così delle vite. Per questo chiedo di scrivermi alla mia mail mgianfreda68@gmail.com». 

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