Covid, il Cts: «Tamponi dai pediatri, altrimenti il sistema va in tilt»

Covid, il Cts: «Tamponi dai pediatri, altrimenti il sistema va in tilt»
di Mauro Evangelisti
Venerdì 9 Ottobre 2020, 06:30 - Ultimo agg. 07:57
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Genitori e bambini prigionieri in macchina, condannati a code anche di dieci ore nei drive in delle Asl, per eseguire il tampone che consente di tornare a scuola dopo un'assenza causata da qualche linea di febbre. 


Con l'inizio delle lezioni, il sistema dei test sul coronavirus sta vacillando, perché la pressione che sta arrivando dalle scuole è senza precedenti ed è destinata ad aumentare nella stagione invernale. Nella quasi totalità dei casi, i tamponi originati dall'ambiente scolastico alla fine risultano negativi. Ma senza la certificazione in classe non si rientra, neppure dopo una banale influenza o perché il familiare di un compagno è risultato positivo. Al Comitato tecnico scientifico sono consapevoli che così salta tutto. Si paralizza la scuola, si paralizza il sistema dei tamponi necessario per intercettare i positivi e fare tracciamento. Serve un provvedimento del governo che dia copertura, anche giuridica, ai pediatri, perché oggi nessun medico si prende la responsabilità di fare rientrare il bambino a scuola senza il tampone molecolare, che però comporta lunghe code e attese di diversi giorni per l'esito. La soluzione, su cui stanno lavorando già diverse regioni, può essere quella dei tamponi rapidi (di tipo antigenico, possono essere eseguiti con lo stick nel naso o con il prelievo della saliva). Non è affidabile quanto il molecolare, ma comunque ha una percentuale di attendibilità accettabile e soprattutto restituisce il risultato in 30 minuti.

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Il Lazio, proprio ieri sera, ha pubblicato il testo della manifestazione di interesse per medici di famiglia e pediatri.

Si punta a raccogliere l'adesione di coloro che sono disponibili a eseguire i tamponi rapidi nel loro studio. In questo modo, si crea una prima linea di tamponi rapidi, che screma quei casi che normalmente, in epoca pre Covid, sarebbero stati considerati una banale febbre o un banale raffreddore. Ne capiteranno tantissimi durante l'anno scolastico, se ogni volta si deve andare ai drive in, sarà un calvario per le famiglie. L'obiettivo è evitare che si paralizzino le scuole e al contempo che vada in tilt il sistema dei tamponi che rischia di essere monopolizzato dai falsi allarmi delle scuole. All'interno del Cts c'è chi ritiene che su questa strategia, inevitabile, serva una presa di responsabilità della politica, del governo, con la consapevolezza che un margine di errore esiste nei tamponi rapidi, compensato ampiamente dalla possibilità di eseguirne molti di più, in modo più tempestivo e semplice. Va emanata una legge che tuteli il pediatra quando firma un certificato che consente a un bambino di tornare a scuola sulla base di un tampone rapido. Fino a quando il governo dice che l'unico tampone diagnostico accettato è il molecolare, il pediatra si atterrà a quella linea. All'interno del Cts c'è chi è pronto a dire che il tampone rapido rappresenta un rischio accettabile, ma deve esserci una presa di responsabilità politica nel governo.

 

Nella riunione di ieri pomeriggio il Comitato tecnico scientifico ha parlato dell'andamento, per nulla rassicurante, dell'epidemia, del tasso di riempimento degli ospedali (ancora sotto controllo, con alcune criticità al sud, a partire dalla Campania), della mancanza di dati sufficienti e puntuali sui ricoveri per Covid. Ma anche delle regole da fissare, in una fase così delicata dell'epidemia che vede ogni giorno un incremento di 700-800 unità del totale dei nuovi casi positivi, in vista degli eventi dei prossimi mesi e delle vacanze invernali collegate alle settimane bianche.
Su due richieste arrivate dall'Umbria - Eurochocolate a Perugia e la marcia per la Pace - c'è stato il no, sempre in linea con il principio di prudenza. Altro nodo: gli impianti di risalita nelle piste sciistiche. Nella prima fase della pandemia le settimane bianche furono tra gli eventi che alimentarono i contagi, per i prossimi mesi però, con dei correttivi, il via libera potrebbe arrivare. Bisognerà garantire l'organizzazione dei flussi verso le seggiovie e le funivie, la prevenzione della formazione di assembramenti quando si è in fila. 

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