Ex Ilva, fra cassa integrazione e un futuro senza carbone. Il Governo: «Se ArcelorMittal non ci sta, troveremo altri interlocutori»

Ex Ilva, fra cassa integrazione e un futuro senza carbone. Il Governo: «Se ArcelorMittal non ci sta, troveremo altri interlocutori»
Lunedì 14 Settembre 2020, 14:00 - Ultimo agg. 15:32
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Parte oggi nello stabilimento siderurgico ArcelorMittal di Taranto la nuova proroga della cassa integrazione legata al Covid 19 per 9 settimane ed un massimo di 8.147 dipendenti (5.623 operai, 1.522 impiegati, 871 equivalenti e 131 quadri): è coinvolta, cioè, l'intera forza lavoro ad eccezione dei dirigenti. La precedente era stata di sei settimane a partire dal 3 agosto. Prima di ricorrere da metà marzo alla cassa Covid, da luglio 2019 ArcelorMittal ha ininterrottamente applicato a Taranto la cassa integrazione ordinaria per crisi di mercato. La procedura è stata avviata anche in questa occasione senza l'accordo sindacale. 

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Finora la cassa Covid ha interessato circa 4mila addetti, ma i segnali lanciati dall'azienda indicano un possibile aumento di un migliaio di unità della platea di dipendenti coinvolti. Dunque, la forza lavoro potrebbe scendere a 3mila con una produzione annua di 3 milioni di tonnellate d'acciaio. Il Consiglio di fabbrica Fim, Fiom e Uilm ha avviato un percorso per decidere forme di mobilitazione dopo il doppio sciopero del 4 e del 7 settembre scorsi nei reparti Pla2 e Laf per la riduzione del personale tecnologico.

Mentre, dunque, è alta la tensione nell'attesa che Arcelor Mittal delinei un più chiaro futuro per la principale acciaieria d'Europa, il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri ha chiarito che il progetto per l'ex Ilva deve poggiare sul «mantenimento dei livelli occupazionali e produttivi, un ambizioso piano di investimenti aggiuntivi molto significativi sia per la decarbonizzazione della produzione di acciaio sia per la bonifica e il rilancio verde dell'intera area». Gualtieri, che ha partecipato all'iniziativa del Pd dedicata a “Taranto Capitale del Green New Deal”, ha anche chiarito, senza mezzi termini, che qualora Arcelor MittalGualtieri rifiutasse anche questo progetto di rilancio dell'impianto, «si troverà un altro interlocutore». Tanto più che «la decarbonizzazione di Ilva sarà tra le priorità del Recovery Plan italiano. E' una strada difficile, ma non ce ne sono altre. Questo progetto ha dei capisaldi: mantenimento dei livelli occupazionali e produttivi». 

«In un Paese manifatturiero come l'Italia la siderurgia è un asset importante e quindi l'ex Ilva - ha proseguito il titolare del dicastero di via XX settembre - è una risorsa, un pezzo importante dell'infrastruttura del Paese, ma non è sufficiente una retorica, l'affermazione della necessità di coniugare questo con l'ambiente », evidenzia il ministro. «Bisogna riconoscere che da tempo l'impatto dell'ex Ilva sull'ambiente e sul territorio è insostenibile e che quindi giustamente e legittimamente i cittadini di Taranto, gli ambientalisti e le amministrazioni chiedo una profonda e tangibile discontinuità». Per Gualtieri è una questione che valica i confini «locali» e che riguarda «la credibilità del “Green new deal”», italiano ed europeo. 

«La transizione energetica non può prescindere dall'ex Ilva e dalla decarbonizzazione senza condizioni» ha aggiunto il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, presente come Gualtieri all'iniziativa Dem dedicata a “Taranto Capitale del Green New Deal”. «Ora siamo al 25% circa dell'attività», spiega Boccia. La richiesta fatta di cassa integrazione, sottolinea, «è un'indicazione chiara di scelta che Mittal sta facendo». 
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