Tasse e contributi verso il rinvio a settembre, maxi decreto impantanato: gelo tra imprese e governo

Tasse e contributi verso il rinvio a settembre, maxi decreto impantanato: gelo tra imprese e governo
di Andrea Bassi e Marco Conti
Giovedì 7 Maggio 2020, 10:13 - Ultimo agg. 14:05
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Alla fine li convoca a palazzo Chigi, dopo aver dichiarato che contro Italia Viva «non c'è nessuna ostilità». Maria Elena Boschi, Ettore Rosato e Davide Faraone a palazzo Chigi intendono andarci di persona oggi pomeriggio per ascoltare come il presidente del Consiglio Giuseppe Conte intende trovare la sintesi che permetta il varo del decreto da 55 miliardi entro la settimana. In realtà l'accordo è ancora molto lontano, gli uffici tecnici dei ministeri sono sommersi di bozze e simulazioni. Le risorse sono tante, quasi due manovre di bilancio, ma poche se si segue la linea delle richieste di ogni categoria e ministero.

Sinora i renziani hanno funzionato un po' da capro espiatorio dei tempi lunghi e dei ritardi, ma prima le bordate del neo presidente di Confindustria Bonumi e poi le ventidue cartelle che ieri i rappresentanti delle imprese hanno lasciato a palazzo Chigi, rendono la questione un po' più complicata da gestire e i tempi si allungano.
 


Intanto il giro di tavolo con le parti sociali è terminato. Ieri è stata la volta di Confindustria. Un incontro al quale non hanno preso parte né il premier Conte e nemmeno Carlo Bonomi, quest'ultimo perché non ancora formalmente in carica. Il direttore generale di Viale dell'Astronomia, Marcella Panucci, ha consegnato le richieste degli industriali al governo. Un lunghissimo elenco. Un'agenda alternativa a quella che sta disegnando il governo nel decreto di maggio da 55 miliardi. Un documento che marca ancora di più le distanze tra il governo e gli industriali, aumentate ulteriormente dalla proposta del ministro del lavoro Nunzia Catalfo di ridurre l'orario di lavoro a parità di stipendio. Una misura che non entrerà nel decreto, ma che è stata considerata quasi come una provocazione dal mondo delle imprese.

Confindustria nel suo documento ha indicato cinque direttrici. Cinque capitoli poi declinati in misure specifiche. Il primo riguarda la responsabilità degli imprenditori. La sostanza è che se qualche dipendente si ammala di Covid, questo non dovrebbe essere trattato come un infortunio sul lavoro. C'è poi la richiesta di una maggiore libertà nell'utilizzo dei contratti a termine. Una revisione, insomma, di quel decreto dignità tanto cato al Movimento Cinque Stelle. E c'è la richiesta di detassare indennità ed erogazioni liberali dei datori ai loro dipendenti. C'è poi sui pagamenti della Pa. L'eliminazione dei vincoli all'uso dei crediti di imposta (come non avere cartelle arretrate), l'innalzamento dei limiti di compensazione delle imposte, una sospensione più lunga dei versamenti tributari e contributivi. La riduzione dell'Imu e della Tari per le attività bloccate dal lockdown.
 
 

C'è un capitolo sulla riduzione degli oneri, che va dalla sospensione della sugar e della plastic tax, fino alla sospensione dei termini processuali e gli accertamenti in deroga. Fino al capitolo del rilancio con la stabilizzazione triennale degli incentivi di industria 4.0. Insomma, tutto un menù di tagli di tasse, sospensioni e aiuti alle imprese. Capitoli poco presenti nel menù del decreto di maggio. Al quale Gualtieri pure continua a lavorare pancia a terra, e attende che l'Europa domani vari le nuove regole antitrust sugli aiuti di Stato. Una minima risposta proverà a darla a Confindustria. Innanzitutto rinviando fino a settembre le tasse e i contributi oggi congelati fino a giugno. Poi togliendo dal decreto la contestata norma sul pari passu, la ricapitalizzazione delle imprese attraverso l'ingresso dello Stato, sostituendola con incentivi alle ricapitalizzazioni e alle patrimonializzazioni.
Gli indennizzi ci saranno, e riguarderanno le imprese fino a 5 milioni di fatturato. Avranno fino al 20% della perdita di ricavi di aprile 2020 rispetto al 2019. Al massimo saranno 83 mila euro.

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