Tav, opposizioni in campo contro
lo stop: ipotesi referendum

Tav, opposizioni in campo contro lo stop: ipotesi referendum
Sabato 28 Luglio 2018, 22:26 - Ultimo agg. 29 Luglio, 23:27
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Il primo momento della verità sarà martedì prossimo alle 14: a quell'ora il ministro per le Infrastrutture Danilo Toninelli illustrerà alla Commissione Lavori pubblici del Senato le linee guida del suo dicastero, ed in quella sede sulla Tav, ma anche sulla Tap, non potranno esserci reticenze. La Lega insiste, con il sottosegretario Armando Siri, per il proseguimento dei lavori. Rimane quindi il solco tra le divisioni all'interno dei 5 stelle su questi temi e la posizione del Carroccio Il premier Giuseppe Conte avvia una complessa mediazione all'interno del Governo mentre per Luigi Di Maio si apre il fronte degli ortodossi No Tav dei 5 stelle. Una partita che, per quanto riguarda il gasdotto, coinvolge anche gli Stati Uniti, convinti fautori del progetto Tap. Su questo sottile crinale si muove il premier che lunedì incontrerà Donald Trump a Washington.

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E, sicuramente, parlerà di questo tema con un attentissimo presidente Usa. Una operazione diplomatica a tutto tondo, tra le convulsioni di una parte dei 5 stelle, ora divisi tra il no all'alta velocità e il sì al gasdotto come contropartita. Intanto, la novità arriva dal fronte dei Governatori delle Regioni del Nord, guidati da Sergio Chiamparino che avverte: «Se il governo bloccherà la Torino-Lione io sono pronto ad andare fino in fondo e convocare un referendum popolare». Oggi gli attivisti No Tav hanno tenuto una marcia, alla quale sono mancati i parlamentari di M5s, presenti quando erano all'opposizione.

Gli attivisti hanno sfondato le reti giungendo a pochi passi dalla polizia, gli uomini che rispondono al dicastero di Matteo Salvini. I Pentastellati, a partire dal ministro Di Maio, sembrano orientati a dare il via libera al completamento della Tap, che sarà sollecitato anche da Trump al premier Giuseppe Conte nel loro incontro di lunedì. Diventa più complessa, quindi, la partita della madre di tutte le grandi opere, la tratta Torino-Lione, che fa parte del corridoio Lisbona-Kiev. Il Nord, con i porti di Genova e Trieste, diverrebbe anche una delle più grandi piattaforme logistiche d'Europa, oltre che il motore industriale del Paese. Ed ecco la discesa in campo dei governatori, guidati da Chiamparino: «Io mi aspetto che Toti e Fontana battano un colpo. Se si dovesse mai davvero bloccare la Torino-Lyon, anche le altre grandi opere, a partire dal Terzo Valico e dalla Pedemontana, sarebbero da rivedere, perché perderebbe forza il progetto di piattaforma logistica del nord-ovest».

I governatori leghisti, Attilio Fontana, Luca Zaia e Massimiliano Fedriga hanno già riferito a Salvini le rimostranze degli imprenditori delle loro regioni. Fedriga si sbilancia: «Si troverà una sintesi, la Lega, ovviamente, e anche i Cinque Stelle, si rendono conto che le infrastrutture sono strategiche». Le opposizioni sono insorte. Mara Carfagna e Maurizio Gasparri di Fi, osservano che il blocco delle infrastrutture (e la minacciata chiusura dell'Ilva) costerebbero 60 miliardi all'Italia. Stefano Maullu parla di «follia di M5s» e si appella alla Lega, perché eviti il peggio. E anche il vicepresidente di FI, Antonio Tajani, lancia un appello per completare l'opera. Quanto al Pd, tre eurodeputate elette nel Nord (Mercedes Bresso, Patrizia Toia e Isabella De Monte) parlano di «infantilismo grillino», mentre il segretario Maurizio Martina tenta di sfruttare il malessere del mondo imprenditoriale e del lavoro del Nord di fronte alle ultime scelte del governo ( Tav ma anche decreto dignità).

Martina oggi ha incontrato a Brescia i segretari regionali delle Regioni del Nord e quelli provinciali della Lombardia: ad essi ha chiesto di essere «antenne» pronte ad ascoltare tutte le realtà produttive e i delusi dalla Lega, per accoglierne i suggerimenti.

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