Morto in seguito al crollo di una gru
sul palazzo, dopo sei anni
tutti assolti tranne il capo cantiere

Morto in seguito al crollo di una gru sul palazzo, dopo sei anni tutti assolti tranne il capo cantiere
di Nicoletta Gigli
Sabato 20 Febbraio 2021, 09:04 - Ultimo agg. 21 Febbraio, 09:33
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TERNI Una condanna e cinque assoluzioni con formula piena. Si chiude così il processo legato al crollo di una gru che, il 30 luglio 2014, rischiò di provocare una strage nella centralissima piazza Dalmazia. E che a distanza di poche ore causò il decesso di Pierino Maraga, 99 anni, il cui appartamento di via Buonarroti riportò grossi danni. Il cuore dell’anziano, le cui condizioni non erano apparse gravi, si fermò lo stesso giorno in ospedale. Una cinquantina le famiglie che quella mattina furono costrette a lasciare temporaneamente le proprie abitazioni. La sentenza del giudice, Massimo Zanetti, arriva a quasi sette anni di distanza dall’episodio che i residenti di piazza Dalmazia all’inizio scambiarono per un violento terremoto. Condannato a una anno di reclusione, pena sospesa, il capo cantiere, Giuseppe Rinaldi. Assolti per non aver commesso il fatto Giuseppe Flamini, titolare dell’impresa che stava effettuando i lavori di ristrutturazione di un palazzo, Emiliano Biancifiori, amministratore della ditta Gruppo B. srl, proprietaria della gru, Piero e Samuel Viva, titolari dell’impresa specializzata nel montaggio della gru e Amilcare Pliatsidis, coordinatore della sicurezza. I sei imputati erano accusati di concorso in omicidio colposo per il decesso dell’anziano ternano e nel disastro colposo. La sentenza dopo una lunga attività istruttoria nel corso della quale sono stati sentiti l’ingegner Boeri, che fu incaricato dalla procura di accertare le cause del crollo con la formula dell’incidente probatorio, i tecnici dell’usl che si occuparono dei primi rilievi, e diversi tecnici che hanno rappresentato le ragioni del crollo.

La perizia di Boeri individuava come causa principale del cedimento della gru il fatto che la piattaforma in cemento su cui era stata allestita non aveva le caratteristiche di resistenza e solidità tali da rappresentare un basamento idoneo. Nel corso degli anni, l’impresa titolare del cantiere ha affrontato i risarcimenti diretti alle tante famiglie che hanno riportato danni materiali ai propri appartamenti. Erano rimaste fuori solo un paio di posizioni di persone che si erano costituite parte civile e alle quali il giudice ha riconosciuto una provvisionale di 3mila euro. “Dall’istruttoria è emerso che in effetti se la gru, che si è appoggiata su un palazzo dall’altra parte della strada, non si è spezzata ed ha retto alle sollecitazioni è perché era idonea, ed era stata sottoposta a tutte le verifiche - dice l’avvocato Attilio Biancifiori, legale della ditta proprietaria della gru. L’azienda ha dimostrato di aver assolto brillantemente agli oneri a suo carico e proprio la buona qualità della gru è stata determinante ad evitare una strage”. A difendere gli altri imputati gli avvocati Arnaldo Sebastiani, Giuseppe Sforza e Alessandro Ricci.

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