Roghi al Nord, la Terra dei fuochi avanza fino al Milanese

Roghi al Nord, la Terra dei fuochi avanza fino al Milanese
di Daniela De Crescenzo
Giovedì 18 Ottobre 2018, 12:00 - Ultimo agg. 13:46
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Una, dieci, cento terre dei fuochi. I veleni e le fiamme non divorano solo la Campania, lo dicono i numeri, lo raccontano le inchieste giudiziarie. Lunedì due roghi hanno devastato l'area intorno a Milano, nei pressi dei Novate, e ancora ieri l'odore acre sovrastava la città costringendo i milanesi alla corsa in farmacia per acquistare le mascherine. Subito dopo gli incendi il ministro Sergio Costa ha sostenuto: «La guerra dei rifiuti in Lombardia è una battaglia che intendiamo combattere con fermezza e risolutezza da subito. Quella è terra dei fuochi come il resto di Italia, anche per la Lombardia stiamo scrivendo la norma Terre dei Fuochi».

Poche ore dopo il governatore Fontana si è ribellato sostenendo: «Chi parla di terra dei fuochi in Lombardia dovrebbe essere più cauto». Ma anche negli anni passati in questo territorio, come in molte altre regioni, si sono ripetuti i roghi. Ci sono state decine e decine di indagini della magistratura contro gli incendiari, ma anche contro chi abbandona i veleni intossicando le nostre terre. I fenomeni sono diversi, dall'incendio dei siti di stoccaggio gonfi di plastica, al deposito degli scarti di lavorazione sulle strade e nelle campagne, alle discariche diventate ammasso di sostanze letali. Episodi quasi tutti che hanno un minimo comun denominatore: il tentativo di far soldi in maniera illegale. Secondo il rapporto annuale di Legambiente nel 2017 il fatturato delle ecomafie è stato di 14,1 miliardi, quasi 5 miliardi in più dell'anno precedente.
 
Non a caso il ministro Costa sembra deciso ad andare avanti con un disegno di legge che prevede la mappatura di tutti i siti oggetto di abbandono incontrollato dei rifiuti e di roghi tossici in tutte le regioni italiane, per poi procedere alla caratterizzazione e alla successiva bonifica. Un progetto ambizioso che, osserva il direttore dell'Ispra, Alessandro Bratti «avrà bisogno della piena collaborazione degli enti locali».

Ma guardiamo i dati. Nel 2017 in Italia sono state emesse 538 ordinanze di custodia cautelare per reati ambientali, 139,5% in più rispetto al 2016. Le infrazioni accertate nel ciclo dei rifiuti sono state 5643, le denunce 6660, gli arresti 87, i sequestri 1930. Ci sono state 76 inchieste per traffico organizzato (erano 32 nel 2016), 177 arresti, 992 e 4,4 milioni di tonnellate di rifiuti sequestrati (otto volte di più rispetto alle 556 mila tonnellate del 2016). Secondo Legambiente, il maggior numero di infrazioni si è registrato in Campania con il 18,6 per cento del totale nazionale. Seguono Puglia (9,3), Lazio (8,5) e Toscana (7,4). La Lombardia rappresenta il 5,5 per cento del totale.

Se guardiamo agli incendi dei depositi e dei siti di stoccaggio, la commissione ecomafie della scorsa legislatura ne ha contati ben 250 tra il 2014 e il 2017, sparsi in tutt'Italia. In Lombardia ce ne sono stati 8, ai quali bisogna aggiungere i due scoppiati in poche ore lunedì. In Veneto sono stati dati alle fiamme 9 siti, in Liguria 6, in Toscana 14, in Campania 7 a cui bisogna aggiungere i 3 dell'ultima estate, in Lazio 7. Secondo la commissione: «La distribuzione territoriale vede una prevalenza di eventi al Nord, il che, in mancanza di spiegazioni omogenee per il fenomeno, al di là del diffuso sovraccarico degli impianti, conferma indirettamente quantomeno l'inversione del flusso dei rifiuti rispetto a storiche emergenze che hanno in passato colpito le regioni meridionali».

Negli anni Ottanta e Novanta i rifiuti partivano dal Nord e arrivavano al Sud dove spesso venivano smaltiti in maniera illecita.

Negli ultimi anni la rotta si è invertita e quindi il malaffare, che non è scomparso al Sud, dilaga anche al Nord. E nella scorsa primavera i Noe di Milano indagarono sui rifiuti usciti dagli impianti di Tufino e Giugliano sarebbero stati smaltiti illegalmente in Lombardia dopo aver girato per mezz'Italia. Spiega Bratti: «È la complessiva mancanza di impianti a creare le condizioni per lo smaltimento illegale: i rifiuti sono come l'acqua, se non li incanali spuntano dove meno te lo aspetti». Con buona pace di chi pensa che la terra dei fuochi sia un marchio esclusivamente campano.

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