Terremoto a Campobasso, il sisma «erede» di San Giuliano: «Possibili altre scosse più forti»

Secondo gli esperti dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia il meccanismo focale del terremoto è stato provocato dallo scivolamento orizzontale tra due blocchi di una faglia

Danni di lieve entità ad almeno 20 gli edifici di Montagano
Danni di lieve entità ad almeno 20 gli edifici di Montagano
di Mariagiovanna Capone
Giovedì 30 Marzo 2023, 07:00 - Ultimo agg. 31 Marzo, 07:26
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La forte scossa di terremoto di martedì alle 23.52 nel Molise ha interessato l'area della valle del Biferno nei pressi di Montagano, (avvertita anche a Napoli, Bari, Teramo, Roma) ha avuto magnitudo di 4.6 con una profondità è di circa 23 chilometri. L'evento sismico più forte è stato preceduto nei giorni scorsi da scosse più piccole così come numerose sono le scosse di assestamento o aftershock. Secondo gli esperti dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia il meccanismo focale del terremoto è stato provocato dallo scivolamento orizzontale tra due blocchi di una faglia, del tutto simile a quanto accaduto nel 2002 a San Giuliano di Puglia. Un comportamento definito «normale» dall'Ingv, sebbene sia presto per capire quanto rapidamente diminuirà il fenomeno. Non sono stati registrati feriti, ma la prima stima, ancora provvisoria, dei sopralluoghi avviati dai Vigili del fuoco con il Dipartimento di Protezione Civile ha evidenziato danni di lieve entità ad almeno 20 gli edifici di Montagano.

Crepe nei muri e calcinacci caduti. Il terremoto di martedì notte ha svegliato tutto il centro-sud Italia ma a Montagano, epicentro della scossa, la paura è ancora tanta e i timori per le abitazioni restano. Il sindaco Giuseppe Tullo sta valutando se emettere qualche ordinanza di sgombero per gli edifici cn lievi danni. Oggi intanto in tutta l'area riapriranno le scuole, dopo la chiusura precauzionale di ieri. Il terremoto è stato ampiamente risentito non solo in Molise (con particolare rilevanza a Campobasso che dista 10 chilometri a Sud da Montagano), ma anche in una vasta area dell'Italia centro meridionale, in particolare Campania, Puglia, Basilicata, Lazio e Abruzzo. Dai dati raccolti dai questionari inviati finora a «Hai sentito il terremoto?», risultano risentimenti stimati, al momento, fino al V grado MCS (la scala Mercalli-Càncani-Sieberg, cioè quella della percezione umana del sisma).

Napoli risulta il comune con più alto numero di questionari compilati (oltre 300 su un totale di 3522 utilizzati) dei 700 comuni.

«Il meccanismo alla base del terremoto di magnitudo 4.6 è simile a quello che ha generato il sisma di magnitudo di 6.0 del 2002, vicino al comune di San Giuliano di Puglia» il direttore del Dipartimento terremoti dell'INGV Claudio Chiarabba è piuttosto chiaro su qyanto accaduto lunedì notte. «Il terremoto ha avuto origine nella zona di passaggio tra la catena appenninica e la zona adriatica, a una profondità di 23 chilometri. È proprio questa maggiore profondità che ha permesso alla scossa di propagarsi in un'area abbastanza vasta». Il meccanismo è stato di tipo trascorrente, cioè dello scivolamento orizzontale tra due blocchi di faglia. La prima scossa, con epicentro a Montagano è stata seguita da repliche di magnitudo compresa fra 2.0 e 2.6. «Si tratta di un comportamento normale, ma è troppo presto per capire quanto rapidamente diminuirà il fenomeno» ha osservato Chiarabba. Il sisma era stato preceduto nei giorni scorsi da 16 scosse, con magnitudo simile agli aftershok di queste ore, localizzate tra i comuni di Sant'Elia a Pianisi e Ripabattoni (sempre in provincia di Campobasso). Più a Nord invece c'è la sequenza del 2018 con evento più forte di magnitudo 5.1. A sud, a poca distanza dall'area epicentrale è presente una sequenza sismica avvenuta a gennaio 2016, il cui evento principale ha avuto magnitudo pari magnitudo 4.3.

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La conferma arriva anche dal geologo del Geosilsab dell'Università del Molise Eugenio Auciello: «Il meccanismo focale calcolato mostra un movimento trascorrente che ci fa capire che con ogni probabilità si è attivata la struttura dei terremoti di San Giuliano di Puglia del 2002. In particolare si è rotto un pezzo della faglia a Ovest della seconda scossa che si ebbe il 1 novembre 2002». La scossa si localizza oltre 10 chilometri a Ovest della sismicità registrata nei giorni scorsi e secondo il geologo «purtroppo questo elemento indica che l'area attiva è in realtà più ampia di quanto ritenuto fino a poche ore fa. Inoltre, non si osserva al momento ulteriore attività lungo il tratto di faglia interposto tra le aree epicentrali della sequenza dei giorni scorsi e la scossa di martedì notte». Da non escludere quindi «ulteriori scosse anche di magnitudo maggiore». 

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