Thomas Bricca ucciso ad Alatri, altro indagato per l'omicidio: è Roberto Toson, padre del primo indagato

Coinvolto anche il nonno di Mattia: avrebbe nascosto i video delle telecamere

Thomas Bricca e il luogo dove c'è stato l'omicidio
Thomas Bricca e il luogo dove c'è stato l'omicidio
di Pierfederico Pernarella
Lunedì 20 Marzo 2023, 20:14 - Ultimo agg. 22 Marzo, 09:14
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L’omicidio di Thomas Bricca, il 19enne di Alatri ucciso da un proiettile alla testa lo scorso 30 gennaio, sarebbe stato organizzato e messo in atto tutto in famiglia. A bordo dello scooter T-Max che quella sera ha esploso i colpi di pistola, secondo la Procura di Frosinone, ci sarebbero stati Mattia Toson (22 anni) e il padre Roberto. Anche quest’ultimo, 47 anni, ex agente di polizia penitenziaria, da ieri pomeriggio risulta indagato perché in concorso con il figlio, si legge nell’avviso di garanzia, «cagionava la morte di Thomas Bricca esplodendo un colpo d’arma da fuoco». 
Sotto inchiesta un altro componente della famiglia: Luciano Dell’Uomo, nonno acquisito di Mattia Toson e patrigno di Roberto, accusato di falsa testimonianza perché ha provato a eliminare una scacciacani e ha sottratto le telecamere di sorveglianza dell’abitazione dove vive smontandole ma anche facendo sparire la scheda video di memoria.

A un mese e mezzo dall’agguato avvenuto nel cuore del centro storico della cittadina del frusinate, comincia a delinearsi il quadro delle responsabilità, al momento presunte, per l’omicidio di Thomas. Il giovane è stato ucciso per uno scambio di persona.

Il vero bersaglio degli spari era Omar Haudy, un ragazzo di origine marocchine che era entrato in contrasto con i Toson, forse per motivi legato allo spaccio di droga. A raccontarlo, anche se aveva ricondotto le aggressioni a motivi razzistici, era stato lo stesso Omar in una diretta Instagram nel frattempo fuggito via da Alatri perché temeva nuove ritorsioni. 

LE RISSE DIETRO L’AGGUATO

L’iscrizione nel registro degli indagati di Roberto Toson, come si è sospettato da subito, conferma che l’agguato sarebbe stato l’epilogo delle risse che c’erano state nel weekend precedente. La domenica del 29 gennaio Omar e altri suoi amici, per vendicarsi di un’aggressione subita il giorno prima da parte di Mattia Toson e altre persone, avevano picchiato e appeso a una balaustra Francesco Dell’Uomo, fratellastro di Roberto Toson e zio acquisito di Mattia. Un affronto che, secondo la ricostruzione della Procura, per i Toson, abituati a spadroneggiare ad Alatri, non poteva restare impunito. Omar meritava una lezione esemplare, ma una scazzottata non bastava più. E a mettere in atto quella vendetta, secondo le accuse, sarebbero stati padre e figlio. Uno guidava, l’altro avrebbe sparato. Soltanto che la sera del 30 gennaio, invece del giovane di origine marocchine, anche lui presente sul luogo dell’agguato, lo sparo ha colpito Thomas che indossava, come l’amico, un giubbotto bianco. 

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IL BUCO NELL’ALIBI

La nuova svolta nell’inchiesta è arrivata dopo che nei giorni scorsi in Procura sono state riascoltate una decina di testimoni. Dai loro racconti gli inquirenti hanno trovato le conferme ai loro sospetti: anche il padre avrebbe partecipato all’agguato. Tutto rimanderebbe al quel buco di oltre mezzora nell’alibi che Mattia Toson aveva fornito prima ai carabinieri, 48 ore dopo l’omicidio, e poi nell’interrogatorio in Procura. Quella sera, aveva detto il ragazzo, lui e suoi familiari si trovavano in un agriturismo di Veroli per la festa di compleanno del figlio di uno Spada, compare di Mattia Toson. Ma dalle testimonianze è poi emerso che il ragazzo era arrivato alla festa con circa quaranta minuti di ritardo, dopo le 21. Mentre l’agguato era avvenuto intorno alle 20.30. Non solo. Secondo alcuni testimoni, Mattia Toson sarebbe apparso turbato, bianco in volto, come se poco prima fosse accaduto qualcosa di grave. 

ESAME SULLO SMARTPHONE

E per verificare cosa sia avvenuto in quel frangente di tempo oggi, presso i laboratori informatici dei carabinieri del Ris di Roma, sarà effettuato l’esame dello smartphone di Mattia Toson. Gli investigatori cercano messaggi e altri contatti avvenuti prima e dopo l’omicidio di Thomas. E nel frattempo la Procura ha sequestrato anche il telefono cellulare di Niccolò Toson, fratello di Mattia.

 

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