Trapianto di un cuore fermo da 20 minuti a Padova: è il primo organo al mondo riattivato dopo un tempo così lungo

Cosa dice la legge italiana sul prelievo di organi da un cadavere: l'attività cardiaca deve essere cessata da almeno venti minuti

Padova, trapianto di un cuore fermo da 20 minuti
Padova, trapianto di un cuore fermo da 20 minuti
Lunedì 15 Maggio 2023, 14:38 - Ultimo agg. 16 Maggio, 07:03
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Primo trapianto di cuore da un organo che aveva cessato ogni attività elettrica da 20 minuti. Il primato mondiale è  dell'Azienda ospedaliera di Padova.

Trapianto cuore fermo da 20 minuti: è la prima volta al mondo

In passato era accaduto che fossero stati eseguiti trapianti con cuore "fermo" da pochi minuti.

Ma la legge italiana, in questi casi, prescrive che il prelievo da cadavere possa avvenire solo quando il cuore ha cessato l'attività da almeno 20 minuti.

«Per primi al mondo - ha detto Gino Gerosa, direttore della cardiochirurgia padovana - abbiamo dimostrato che si può utilizzare per un trapianto cardiaco un cuore che ha cessato ogni attività elettrica da 20 minuti».

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Il donatore è un uomo colpito da morte cardiaca

Il donatore era un uomo che si trovava a Treviso, colpito da "morte cardiaca", con contestuali, irreversibili danni cerebrali, da rendere vano ogni accanimento terapeutico.

La legge, anche in questo caso, impone l'osservazione per 20 minuti della residua attività del cervello, fino al suo spegnimento, prima di procedere con l'espianto del cuore.

Possibile aumentare i trapianti del 30%

«Questo risultato straordinario potrebbe portare ad un incremento del 30% nel numero dei trapianti, in un arco di tempo relativamente breve». Lo ha dichiarato Gino Gerosa, il cardiochirurgo che ha guidato l'equipe padovana.

L'operazione è stara effettuata lo scorso 11 maggio, su un uomo di 46 anni, cardiopatico, già operato in età pediatrica, e in lista d'attesa per un trapianto da due anni.

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L'importanza dell'intervento è stata sottolineata, nella conferenza stampa di annuncio, anche dal residente della Regione Veneto, Luca Zaia.

«Si tratta di una notizia emozionante - ha dichiarato - si apre una nuova pagina di storia sul fronte del trapianto di cuore, risultato di un lavoro di squadra eccezionale portato avanti dalla sanità veneta e da questi medici professionisti di grandissimo spessore».

«Dati internazionali ci dicono che l'utilizzo di cuori da questo tipo di donatori potrebbe portare a un incremento del 30% del numero di trapianti di cuore, e questo potrebbe sicuramente migliorare il soddisfacimento dei pazienti in attesa di un trapianto». Lo ha sottolineato il direttore del Centro nazionale trapianti (Cnt), Massimo Cardillo, in merito all'intervento eseguito nell'Azienda ospedaliera di Padova.

«L'intervento realizzato a Padova - ha affermato Cardillo - è sicuramente una nuova opportunità che nasce dall'esperienza che è già è stata fatta da anni in Italia nell'utilizzo di organi da donatore con accertamento di morte cardio-circolatoria. Già utilizzavamo fegato e reni e adeSso siamo in grado di utilizzare anche i cuori, ciò grazie alla tecnologia e all'esperienza di centri come quello di Padova che hanno effettuato centinaia di trapianti di cuore».

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Questo tipo di interventi, ha chiarito, «si fanno già da tempo all'estero ed è un'esperienza molto consolidata; adesso parte anche l'Italia e questo è molto positivo. In Italia c'è un accertamento di morte con criteri molto rigorosi e questo ha reso tecnicamente un pochino più complesso l'utilizzo di questi organi. Oggi però riusciamo a farlo e ciò sarà di grande beneficio per i pazienti». Il direttore del Cnt ha quindi ricordato come nel nostro Paese oggi ci siano 600 pazienti che sono in attesa per un trapianto di cuore ed ogni anno si effettuano circa 250 interventi, quindi il fabbisogno non è attualmente soddisfatto: «Abbiamo dei lunghi tempi di attesa e purtroppo molti pazienti in attesa muoiono e non arrivano al trapianto. È pertanto importante utilizzare tutti gli organi e tutti i cuori disponibili dai donatori deceduti».

«Ovviamente - ha concluso Cardillo - ribadisco che il concetto importante è che i cittadini confermino il consenso alla donazione degli organi che si può esprimere in vita con varie modalità e il rinnovo della carta di identità.

Questo è l'unico modo che abbiamo per garantire ai malati in attesa la cura e la terapia di cui hanno bisogno».

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