Pazzo di gelosia uccise la ex: il finto tumore, il selfie insanguinato e quella frase al bar. La Cassazione: 30 anni di carcere

Pazzo di gelosia uccise la ex: il finto tumore, il selfie insanguinato e quella frase al bar
Pazzo di gelosia uccise la ex: il finto tumore, il selfie insanguinato e quella frase al bar
di Marco Aldighieri
Domenica 1 Agosto 2021, 13:02 - Ultimo agg. 13:49
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PADOVA - La condanna è definitiva: la Cassazione ha confermato i trent'anni di carcere per il macellaio Luigi Sibilio. Il 38enne napoletano, residente a Loreggia ma domiciliato a Santa Maria di Sala nel veneziano, il 18 maggio del 2017 ha massacrato e ucciso con nove coltellate l'ex compagna e cuoca Natasha Bettiolo di Massanzago. Il fendente mortale è stato inflitto sul collo della 46enne, madre di due figli.  Il campano si è giocato le carte delle attenuanti generiche, ma soprattutto della non premeditazione del delitto. Tutto inutile, i giudici della Suprema corte hanno ricalcato per intero quanto già deciso in primo grado con rito abbreviato, e poi in Appello. 


LA PREMEDITAZIONE

Sibilio dietro alle sbarre di una cella dal maggio di quattro anni fa, attraverso il suo legale ha dichiarato ai giudici della Cassazione di non avere premeditato l'omicidio. Semmai è stato un delitto d'impeto. Ma questa sua ricostruzione dei fatti, non ha retto alle prove schiaccianti raccolte dagli inquirenti durante le indagini. Il macellaio non ha mai accettato la fine di quella relazione sentimentale, anzi Natasha per lui è diventata una vera ossessione. Pazzo di gelosia, il 17 maggio del 2016 a Camposampiero ha affrontato la cuoca armato di taglierino. Natasha però in quella occasione non lo ha denunciato.  Da quel momento in poi le attenzioni del campano sulla 46enne sono state un crescendo. Inquietante e quanto mai premonitore, il tatuaggio sulla schiena di Sibilio La libertà è un bene prezioso ma solo per amore mi farei mettere in gabbia. E poi quel selfie macabro spedito alla madre: pieno di sangue dopo avere ucciso Natasha si è fotografato, informando la mamma di quanto aveva appena commesso con a fianco il corpo della sua ex compagna. Ma c'è molto di più nelle prove raccolte dai carabinieri coordinati dal pubblico ministero Roberto Piccione.  Sei giorni prima del delitto il macellaio aveva girato un video dove affermava che ...Io qui amo una donna ... se non è mia mi uccido, o è mia o di nessuno.... E poi la pedinava, si appostava sotto casa sua, era diventato un incubo. Fino al giorno del delitto quando con l'amico che gli aveva prestato l'auto per non farsi riconoscere dalla cuoca, in un bar di Trebaseleghe ha detto ...non servono tutte quelle ne basta una sola precisa qua.... In riferimento a un fatto di cronaca nera, dove la vittima era stata uccisa con diverse coltellate. Insomma, per i giudici della Suprema corte Sibilio ha una personalità istrionica e dissimulatrice.  E del resto ha convinto l'amico ad aiutarlo, nel prestargli la macchina con cui si è recato a Trebaseleghe per compiere il delitto, raccontandogli di avere un tumore allo stadio terminale.


LE ATTENUANTI GENERICHE

Il macellaio ha provato a riaprire il suo caso davanti alla Cassazione, chiedendo anche le attenuanti generiche perchè prima dell'omicidio era un uomo incensurato.

Ma la sua linea difensiva si è basata anche su altri punti. Uno su tutti, l'immediata confessione del delitto. E poi il suo livello intellettivo poco elevato, il consumo di alcol e di cocaina tanto da inibire la sua capacità di intendere e volere. Ma i giudici anche in questa circostanza, hanno ricalcato quanto già deciso nei primi due gradi di giudizio. Sibilio non ha meritato le attenuanti generiche perchè ha abbandonato moglie e tre figli, ha vissuto alle spalle di altri compresa la vittima, ha minacciato e perseguitato Natasha, ha fatto uso di droga e alcol, e ha smesso di cercare un lavoro. Infine perchè nelle spontanee dichiarazioni aveva chiesto genericamente scusa ai familiari della vittima, ma non aveva mai avuto una parola per sua moglie e i suoi figli, né per l'anziana madre e per la sorella (queste ultime destinatarie delle sue violente comunicazioni); aveva a disposizione, dopo la rottura del rapporto con la Bettiolo, una via di fuga lecita, cioè tornare da sua madre, che lo aveva accolto e sostenuto e che era disponibile ad aiutarlo. 

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