Treno deragliato a Lodi: scambio bloccato ed errata segnalazione ai macchinisti

Treno deragliato: «Un'anomalia segnalata dal sistema» e quella squadra di tecnici al lavoro
Treno deragliato: «Un'anomalia segnalata dal sistema» e quella squadra di tecnici al lavoro
di Claudia Guasco
Venerdì 7 Febbraio 2020, 12:50 - Ultimo agg. 18:05
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OSPEDALETTO LODIGIANO «Un’anomalia segnalata dal sistema». Su questo era al lavoro la squadra di cinque addetti di Rfi, la società di Ferrovie che si occupa della manutenzione dei binari: un capo e quattro operai, nella notte di mercoledì, si stavano occupando di un problema elettrico non risolto su un pezzo di linea dell’alta velocità all’altezza di Ospedaletto Lodigiano. Proprio nel punto in cui lo scambio, chiuso e poi riaperto manualmente, alle 5.34 di ieri mattina ha fatto deragliare il Frecciarossa diretto a Salerno.

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LE INDAGINI
Proseguono intanto le indagini del Noif, il Nucleo operativo incidenti ferroviari della Polfer che sta eseguendo per conto dell'autorità giudiziaria gli accertamenti sul deragliamento del Frecciarossa Av9595 avvenuto ieri alle 5.35 lungo la linea Milano-Bologna, in provincia di Lodi. Al centro c'è la mancata segnalazione al sistema elettronico di sicurezza dello scambio in svio. I tecnici e gli investigatori infatti dovranno chiarire come mai il sistema di rilevamento non abbia ricevuto una segnalazione di 'svio' ma l'abbia ricevuta di binari 'per dritto', altrimenti avrebbe fermato il treno molti chilometri prima. In sostanza lo scambio - il cosiddetto 'punto zero' - avrebbe dovuto avere gli 'aghi' dei binari posizionati sul 'via dritto' e invece li aveva posizionati in 'svio a sinistra'. Lo scambio non ha però immesso il treno in un binario morto (in quel tratto peraltro scorrono più binari dell'alta velocità in parallelo) anche perché a 290 km/h non ce n'è stato il tempo: la carrozza n.1, dove si trova la motrice, è praticamente decollata sullo scambio, quando ha trovato lo svio, e a causa della velocità è arrivata lontano, 6-700 metri dopo, impattando contro un carrello che si trovava su un binario morto, e poi contro una palazzina. Il carrello è stato poi trovato dentro la palazzina, mentre dalla cabina di pilotaggio, sventrata, i corpi dei due macchinisti vittime sono stati proiettati fuori a grande distanza.

I FERITI
Sono stati tutti dimessi dall' ospedale Maggiore di Lodi, salvo un addetto delle pulizie che ha subito un'operazione alla gamba, i feriti nel deragliamento del Frecciarossa di ieri mattina nel Lodigiano. In ospedale erano arrivati in dodici e gran parte di loro sono stati dimessi nella tarda serata di ieri o in mattinata. Rimane ricoverato, quindi, solo l'addetto alle pulizie del convoglio che subito un'operazione. Le sue condizioni non sono gravi.


LA LINEA
Non ci sono previsioni sui tempi con cui potrà essere ripristinata la linea dei treni alta velocità ora interrotta a causa del deragliamento di ieri a Ospedaletto Lodigiano del Frecciarossa 9595, in cui sono morti i ferrovieri Giuseppe Cicciù e Mario di Cuonzo. L'area è infatti stata posta sotto sequestro dalla Procura di Lodi e fino a quando non sarà disposto il dissequestro Rfi non potrà iniziare i lavori di ripristino, che avverranno gradualmente. Ci potrebbero volere 48 ore dal via libera per la riapertura di almeno un binario.



IL SUPERVERDE
 Nello schianto sono morti i due macchinisti Giuseppe Cicciù e Mario Dicuonzo, 31 i feriti, il più grave l’addetto alle pulizie Xavier Sacnhez che verrà operato oggi per una frattura alla caviglia e al femore. Solo un caso fortunato ha fatto sì che l’incidente diventasse una strage: «Questa volta la prima classe era in testa, al vagone numero uno, e spesso non è così. E’ quella sempre un po’ più vuota delle altre e infatti l’altra mattina non c’era nessuno. Se la distribuzione dei vagoni fosse stata diversa, con la seconda in testa al treno, i morti sarebbero molti di più», riflette uno degli invetigatori che sta lavorando sul campo.

 

 


La polizia scientifica di Roma sta effettuando i rilievi sui binari, il Nucleo operativo incidenti ferroviari si sta occupando di quelli sui vagoni. Parallelamente prosegue l’acquisizione dei dati dei sistemi di registrazione che regolano la circolazione ferroviaria e l’analisi delle scatole nere del treno. «Con il superverde sul quel tratto viaggiava a 300 all’ora e questo elemento, come gli altri fattori tecnici, emergeranno dall’analisi documentale. Tutti i dati sono inseriti nel sistema di sicurezza», riflette l’investigatore.
 


SCINTILLE
Tra i campi del lodigiano il vagone numero uno è ancora reclinato sul fianco, il locomotore trecento metri più avanti ha fermato la sua corsa solitaria contro un casotto degli attrezzi delle Ferrovie. Qui ci sono delle telecamere ma sono quelle di sicurezza contro i furti: «Hanno ripreso qualche scintilla, niente più. Sarà dalle indagini sui binari che sapremo le cause dell’incidente», afferma l’investigatore. «I vagoni si sono fatti quattrocento metri sulle pietre, fuori dai binari.

La fortuna è che il treno è stato frenato dalla massicciata.
Se no ci saremmo trovati davanti alla carrozza numero tre accartocciata, come è avvenuto nel caso dell’incidente di Pioltello».

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