Brucia viva la moglie per incassare l'assicurazione da 950mila euro

Treviso, brucia viva la moglie per incassare l'assicurazione da 950mila euro
Treviso, brucia viva la moglie per incassare l'assicurazione da 950mila euro
di Alberto Beltrame e Serena De Salvador
Sabato 6 Marzo 2021, 06:42 - Ultimo agg. 18 Febbraio, 07:01
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Mentre la moglie e l'amica morivano intrappolate nell'abitazione invasa dalle fiamme, lui metteva in salvo le auto e, soprattutto, le polizze assicurative che, nei suoi piani, gli avrebbero fatto incassare i premi sui danni provocati dall'incendio: la bellezza di 950mila euro. Soldi che, Sergio Miglioranza, 69enne di Paese, nel Trevigiano, avrebbe poi utilizzato per ricostruirsi una vita altrove. Che il rogo scoppiato la notte del 10 giugno 2020 nella villetta di Castagnole di Paese fosse sospetto i vigili del fuoco lo avevano ben presto appurato. Ma che ad appiccarlo deliberatamente fosse stato il marito di una delle due vittime, Franca Fava, 67 anni, morta carbonizzata al primo piano della villetta assieme all'amica - badante Fiorella Sandre, 74 anni, nessuno, nonostante i sospetti, ci voleva credere.

Un selfie felici, poi butta la moglie incinta dal burrone: «Voleva incassare l'assicurazione»

Ad incastrarlo sono state le indagini dei carabinieri del nucleo operativo radiomobile della compagnia di Treviso, coordinate dal sostituto procuratore Anna Andreatta, che ieri mattina, su disposizione del gip di Treviso Angelo Mascolo, hanno arrestato Miglioranza con l'accusa di incendio aggravato, omicidio aggravato dalla premeditazione e violazione di sigilli.

L'uomo, assistito dagli avvocati Rossella Martin e Silvio Piccoli, è ora in carcere a Treviso in attesa dell'interrogatorio.


L'incendio fu rapidissimo. Miglioranza, stando alle accuse, piazzò all'interno e all'esterno della casa una decina di inneschi, tra cui un paio di bombole di gas (nessuna fuga, i rubinetti erano stati aperti). Poi cosparse accelerante ovunque. Tracce di liquido infiammabile furono poi trovate anche sui suoi vestiti, analizzati dai Ris di Parma. «Le fiamme arrivarono a 20 metri d'altezza e la combustione fu rapidissima: in 8 minuti era tutto ridotto in cenere» sottolinea il comandante provinciale dei carabinieri Gianfilippo Magro. Franca Fava e Fiorella Sandre rimasero bloccate al primo piano: alle finestre c'erano delle inferriate e le vie di fuga erano ostruite: da un lato c'erano le fiamme altissime, dall'altra una porta, quella sul retro, inutilizzabile per la presenza di alcuni mobili accatastati. Miglioranza raccontò di essere riuscito a mettersi in salvo grazie a un varco della lavanderia ma è stato smentito dai Ris: quella porta era inutilizzabile. Non l'unica bugia del 70enne che, scrive il gip, ha costruito un castello a suon di menzogne. Tante, infatti, le incongruenze.

«Quando quella sera chiamò il 118, a differenza di quanto sosteneva, era già fuori dalla casa e non fece nulla per salvare le due donne - spiega il comandante della compagnia di Montebelluna Gabriele Favero -. Anzi. La porta tramite cui dice di essere uscito era sbarrata da alcuni mobili e sui suoi vestiti c'erano tracce dello stesso infiammabile utilizzato per innescare l'incendio. Unico motivo di preoccupazione erano le due auto, che stava cercando di spostare: in una delle due c'erano le polizze assicurative». Affatto un caso. «Nei mesi successivi si è recato più volte agli uffici della compagnia per incassare la somma».


Quasi un milione di euro che Miglioranza avrebbe utilizzato per ripartire, per fuggire lontano dall'abitazione di Paese dove viveva circondato da animali, ferri vecchi, e costretto alla convivenza forzata con la moglie inferma e con l'amica badante di quest'ultima. Un duplice omicidio secondo gli inquirenti pianificato e premeditato nei dettagli. Al momento non risultano complici. Avrebbe fatto tutto da solo. Ma lui respinge le accuse: «Non sono stato io e non so cosa sia successo: le tracce di liquido infiammabile sui miei vestiti? Avevo pulito degli oggetti con la benzina ma l'incendio non l'ho appiccato io».

 

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