Truffe immobiliari e sangue blu. Anche il principe Carlo di Torlonia è finito, insieme con professionisti e personaggi di spicco, tra le vittime di tre truffatori che vendevano e affittavano appartamenti a insaputa dei proprietari. E che erano riusciti a mettere le mani anche sull’antico casolare di famiglia, con terreno annesso, a Castel di Leva. Gli immobili erano stati sottratti in modo fraudolento al nobile successore della casata - qualche anno fa al centro delle cronache per una contestata eredità di famiglia - mediante una finta usucapione attestata da documenti retrodatati. Il passo successivo era venderli a terzi. Ma la guardia di finanza di Velletri ha sventato il giro illegale di affitti e vendite di ville e terreni, rubati con escamotage ai legittimi proprietari. Affari finiti per tre professionisti del settore: il titolare di un’agenzia immobiliare di Marino, la collaboratrice di uno studio notarile del centro di Velletri e un geometra romano.
CASA DI CARTA
Ieri all’alba le fiamme gialle, dirette dal capitano Giovanni Botta, hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari, nei confronti dei 3 impostori, accusati di associazione a delinquere, sostituzione di persone e falso ideologico. “Casa di Carta”, questo il nome dell’operazione, ha consentito di scoprire che si erano impossessati di 5 immobili, intascando quasi 500mila euro. Di recente una palazzina era stata rivenduta a un soggetto che aveva versato l’intero importo di 450.000 euro, mentre due unità, a Roma (zona Piramide ed Eur) erano state acquisite in modo illegale e poi affittate a professionisti per uso ufficio.
IL MECCANISMO
L’indagine è nata dalla denuncia di un proprietario, che notando all’esterno della sua proprietà (una seconda casa) un cartello attestante l’inizio di lavori di ristrutturazione si è insospettito, costatando attraverso una visura catastale che l’immobile era stato alienato più volte a terzi acquirenti. La posta in gioco era alta e il meccanismo per loro che erano esperti e potevano appoggiarsi a uno studio notarile (il notaio non è indagato, il suo comportamento è al momento solo ritenuto censurabile per la scarsa attenzione prestata agli atti). Il primo passo era la produzione di finti preliminari di vendita ultraventennali, con i quali veniva acquisita la proprietà tramite scritture false. Poi gli immobili venivano venduti. Il rogito era tutto sommato un gioco da ragazzi: in un caso accertato, davanti al notaio, si era presentato un 42enne romeno con falso documento d’identità su cui erano riportate le generalità del vero intestatario della casa e una foto falsa. Gli immobili, come disposto dal Gip, sono stati sottoposti a sequestro preventivo. Poteva andare anche peggio per le vittime visto che molte vendite sono state bloccate grazie all’intervento della Finanza.