Soldi per i bambini ammalati di cancro: è boom di truffe

Soldi per i bambini ammalati di cancro: è boom di truffe
di Gigi Di Fiore
Lunedì 7 Ottobre 2019, 07:30 - Ultimo agg. 12:13
4 Minuti di Lettura

Fabio De Giorgio è reduce da una notte insonne. Da presidente dell'Aricoms, associazione no-profit di impegno socio-sanitario per bambini ammalati di cancro attiva dal 2005, ha dovuto tamponare l'ultima denuncia per truffa a un suo operatore in provincia di Foggia. «Una pecora nera, che ha usato il nome dell'associazione per raccogliere fondi in modo irregolare» spiega. E solleva il coperchio su una realtà eterogenea dove a chi si muove con trasparenza e altruismo corrispondono anche millantatori e speculatori sulla pelle della sofferenza.
 
Onlus, no-profit, cooperative sociali sono le forme giuridiche delle associazioni di volontariato che fanno assistenza alle famiglie con bambini ammalati di cancro e di altre gravi patologie. C'è chi, come le onlus, vive dei versamenti del cinque per mille; chi, come le no-profit, fa anche raccolta di fondi volontari rilasciando ricevute. E poi, c'è un mondo, su cui non si riesce a mettere il naso in profondità, di associazioni improvvisate che cambiano nome di continuo, con sedi mutevoli, bollette telefoniche e affitti non pagati, che, dietro pseudo attività, raccolgono soldi in maniera incontrollata. A Napoli e provincia, ce ne sarebbero almeno tre di questo tipo. «Ma ne esistono anche al nord - conferma Fabio De Giorgio - Una, che ha cambiato nome, attiva nella zona di piazza Dante a Napoli, fu al centro di un servizio di Striscia la notizia. Utilizzano fotocopie di ricevute, con timbri fasulli ottenuti da tipografie senza scrupoli che, per pochi euro, producono quel materiale che diventa lo specchio per le allodole alle truffe».

Controllare le frodi di chi chiede soldi per bambini ammalati di cancro è semplice: verificare la serietà dell'associazione, che deve avere uno Statuto, un atto costitutivo, bilanci validi da almeno cinque anni, sede riconosciuta e codice fiscale noto, utenza telefonica raggiungibile. Vittorio Emanuele Iervolino è il fondatore della onlus Diamo una mano, attiva da 20 anni a Ottaviano. È riconosciuta dal secondo Policlinico di Napoli per il suo impegno in pediatria. Spiega Iervolino: «Abbiamo presentato diverse denunce contro associazioni che truffavano la gente chiedendo soldi. Una in un centro commerciale, dove a nostro nome si chiedevano contributi. Un'altra volta, a Termoli dove chiedevano soldi dando ricevute fasulle. Sono dei farabutti, che speculano sul dolore».

L'operatore denunciato a Foggia aveva chiesto soldi la settimana prima a Acerenza in provincia di Potenza. Spendeva il nome dell'ospedale potentino San Carlo. «Lo abbiamo espulso, deve riconsegnarci il nostro materiale - dice il presidente De Giorgio - Intanto l'Aricoms è stata associata a comportamenti non lineari, quando abbiamo tutte le carte in regola e attività riconosciuta con 20 operatori, di cui solo 5 uomini».

Agli operatori volontari vanno 12,91 euro a intervento per non più di nove volte. De Giorgio ha dovuto denunciare un falso operatore che, ad Amalfi, raccoglieva fondi con ricevute vecchie di dieci anni. Un anno fa ha dovuto spiegare un equivoco nato da una donazione ricevuta a Ischia. Anche in questo caso, chi aveva raccolto i fondi aveva speso il nome di un ospedale, il Rizzoli di Ischia. E precisa De Giorgio: «Non siamo una onlus e possiamo raccogliere direttamente contributi, fornendo ricevute trasparenti con timbro e tutti gli elementi dell'associazione».

Non sempre è così. E, sopratutto quando nelle richieste di fondi si millantano autorizzazioni di ospedali o vengono fatte porta a porta, qualcosa non quadra. Spiega infatti Vittorio Emanuele Iervolino: «È buona regola diffidare di chi chiede soldi per strada, spendendo nomi di ospedali legati all'associazione. Per non parlare di chi esibisce book fotografici con bambini ammalati. Verificare sempre che esista un sito web, una sede dell'associazione che chiede denaro per assistenza a famiglie e bambini ammalati. La serietà si vede da chi può giustificare le spese e l'impiego del denaro iscritto in attivo in bilancio».

Ma intanto l'inquinamento in questo settore esiste.

C'è chi addirittura sostiene che l'80 per cento delle associazioni siano poco trasparenti, con operatori improvvisati e spese non documentate. Un mondo su cui non è semplice fare chiarezza. «Mai avuto riscontri o notizie sulle denunce che, negli ultimi sei anni, abbiamo presentato» conferma Iervolino.

© RIPRODUZIONE RISERVATA