Ucraina: orfani in fuga dall'inferno della guerra, scatta l'allarme sugli affidi fai-da-te

Ucraina: orfani in fuga dall'inferno della guerra, scatta l'allarme sugli affidi fai-da-te
di Valentino Di Giacomo
Lunedì 14 Marzo 2022, 23:50 - Ultimo agg. 16 Marzo, 07:24
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C’è Maksim, 7 anni, che insieme ad altri 30 bambini è arrivato a Napoli in pullman. Fuggivano dai bombardamenti che diventavano sempre più insistenti nei pressi di Vasilkov, cittadina a 70 chilometri da Kiev, e vivevano in un orfanotrofio. Sono tanti gli orfani che in queste ore stanno giungendo in Italia accompagnati dai referenti ucraini delle loro strutture. Al momento in molti si stanno organizzando con associazioni già conosciute in Italia per trovare delle case-famiglia dove portare i bimbi in fuga dalla guerra. In altri casi gli orfani arrivano nel nostro Paese perché hanno zii o nonni che già vivono qui. È il caso di quattro bimbi, dai 10 ai 16 anni, che sono ora ospitati a Benevento in una casa famiglia perché la loro nonna, che lavora come colf, non aveva dove ospitarli perché vive in un monolocale senza spazi per alloggiare i suoi piccoli e, soprattutto, non poteva lasciare il lavoro per accudire i ragazzini, uno di questi disabile. 

«Ogni bimbo è una storia, a molti di loro - raccontano gli assistenti sociali - non è stato neppure spiegato che sono in fuga da una guerra, ma solo che stanno facendo un viaggio».

Sono diversi i bimbi che stanno arrivando in Italia, la maggior parte accompagnati da mamme e zie, ma ce ne sono a centinaia che non hanno nessuno al mondo, solo gli assistenti sociali che li hanno portati in pullman dall’Ucraina. Non ci sono dati, il Viminale non ha fornito - pur se richiesti - quanti sono i minori non accompagnati sui 15.600 che fino a ieri hanno oltrepassato il nostro confine. Questi i dati ufficiali, ma c’è da parte delle autorità italiane, una fortissima preoccupazione per i tanti che arrivano nel nostro Paese senza neppure registrarsi. In Ucraina, solo per quanto riguarda gli orfanotrofi che rappresentano, in epoca di pace, uno dei maggiori serbatoi del flusso di adozioni che realizzano le famiglie nel nostro Paese, sono 663 gli istituti per minori e oltre 98mila i bimbi senza mamma e papà. Ora è alta l’attenzione per proteggere soprattutto questi piccoli. 

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«Il dramma dei bambini ucraini in fuga dalla guerra è davanti agli occhi di tutti. Minorenni con famiglie, non accompagnati, orfani o malati stanno cercando accoglienza in Italia. Contemporaneamente all’Autorità garante arrivano richieste di informazione da parte di cittadini desiderosi di ospitare bambini e ragazzi. Si tratta di straordinarie manifestazioni di generosità per le quali però è necessario seguire sempre i canali previsti dalla legge, facendo riferimento alle istituzioni competenti. Rispettare procedure regolari rappresenta l’unico modo per assicurare un’adeguata accoglienza e allo stesso tempo protegge dal rischio di sparizione, tratta, traffico e sfruttamento e assicura il rispetto di diritti fondamentali come quelli alla protezione, all’istruzione e alla salute». A lanciare l’allarme, tra gli altri, sul rischio che le migliaia di bambini in fuga dalla guerra possano andare in mani sbagliate è la presidente dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Carla Garlatti. E allarmi simili sono giunti nei giorni scorsi anche dal portavoce in Italia di Unicef, dall’Aimff (Associazione Italiana Magistrati per i Minorenni e per la Famiglia), oltre che da diverse associazioni presenti sui territori. La fuga dei minori dalla guerra, in tempi così ristretti, è un vero e proprio tsunami che ha di fatto travolto la pur oliata macchina dell’accoglienza in Italia.  

 

Per i 15.600 minori arrivati nel nostro Paese fino a ieri si è innescata una vera e propria gara di solidarietà per cercare di accogliere famiglie e minori, ma il pericolo che viene segnalato è che, pur di fare in fretta ad assicurare un tetto ai tanti bambini giunti in Italia, non vengano rispettate le procedure previste. Intensa è l’interlocuzione tra le Procure per i minorenni, i servizi sociali dei Comuni e la rete consolare ucraina, ma in questi primi giorni di emergenza la macchina organizzativa deve ancora adeguatamente attrezzarsi per arginare l’emergenza. Appena ieri il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, ha nominato il prefetto Francesca Ferrandino, capo Dipartimento libertà civili ed immigrazione del ministero dell’Interno, come commissario delegato per il coordinamento dell’assistenza dei minori non accompagnati in fuga dall’Ucraina. Lo prevede un’ordinanza firmata dal capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio. Ci si preoccupa in particolar modo che chi ha viaggiato senza parenti al seguito non finisca in mani sbagliate. 

Il Consolato a Napoli è subissato da richieste dei rifugiati che arrivano a tutte le ore, ma devono fronteggiare il tutto nelle due stanze della loro sede consolare al Centro direzionale e con soli quattro addetti. «Purtroppo - racconta Giovanni Tagliaferri - segretario del Cncm (Coordinamento nazionale comunità per minori) - mi segnalano che il Consolato stia affidando alcuni minori senza seguire le procedure. Il pericolo è che alcuni ragazzini possano finire nelle mani di approfittatori».

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