Maxi inchiesta sulle curve per i legami ultrà-politica, denunciati due capi laziali

Maxi inchiesta sulle curve per i legami ultrà-politica, denunciati due capi laziali
di Claudia Guasco
Venerdì 26 Aprile 2019, 10:30 - Ultimo agg. 14:27
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MILANO - Una maxi inchiesta sulle curve di Inter e Milan, sui legami tra tifo violento ed estremismo politico, sull'indottrinamento dei capi nei confronti delle nuove leve. Le indagini, per ora in ordine sparso, sugli ultrà del calcio salgono di livello: il procuratore aggiunto di Milano Alberto Nobili, che coordina il pool antiterrorismo, ha aperto un fascicolo nel quale confluiranno tutti i recenti casi di tifo estremo. Gli scontri prima di Inter-Napoli del 26 dicembre, i legali con la curva rossonera di Enzo Anghinelli, ferito in un agguato il 12 aprile, e lo striscione Onore a Benito Mussolini esposto due giorni fa da supporter laziali aiutati dagli interisti. L'ipotesi alla quale lavora la procura è quella di associazione per delinquere.
 
Al momento sono ventinove gli identificati e nove i denunciati per la marcia su Milano organizzata dagli ultrà della Lazio, partiti all'alba del 24 aprile da Roma per mettere in scena il loro omaggio al Duce a un centinaio di metri dall'angolo di piazzale Loreto in cui, settantaquattro anni fa, venne issato per i piedi e mostrato alla folla il cadavere di Mussolini. Sono tanti i giovanissimi che reggono quello striscione, ma a chiamare il «presente» è uno dei capi degli Irriducibili della curva laziale, Claudio Corbolotti, 53 anni, già arrestato nel 2004 per gli scontri davanti all'Olimpico durante il derby e assunto nella segreteria dell'allora sindaco di Roma Gianni Alemanno. Insieme a lui, tra i tifosi con il braccio destro alzato, finiranno nel registro degli indagati per manifestazione fascista Ettore Abramo, tra i leader della curva Nord già coinvolto in inchieste sul traffico di droga nella Capitale e promotore del volantino discriminatorio «le donne dalla decima fila in su», e altri sei laziali. Alla manifestazione erano presenti alcuni padroni di casa interisti, gemellati con i biancocelesti: denunciato per possesso di un manganello telescopico Claudio Marra, capo dei Boys con precedenti per rissa e lesioni fuori dallo stadio, identificati gli altri due Viking noti con i soprannomi di Gavino e Tucci, molto vicini al leader Nino Ciccarelli. Il 20 marzo il capo ultrà ha incassato una condanna a tre anni e otto mesi per rissa aggravata, è stato tra i protagonisti degli scontri di Santo Stefano in cui morì Daniele Belardinelli e secondo il gip Guido Salvini che ha firmato l'ordinanza è «particolarmente pericoloso e può facilmente condizionare altri tifosi, dato che è conosciuto nell'ambiente». È questa la prima parte del nuovo fascicolo della procura di Milano che riunirà tutti gli episodi di tifo violento, con l'obiettivo di far luce sulle bande organizzate e i legami con l'estremismo politico. Tra i cento ultrà che a dicembre hanno teso l'agguato ai napoletani, molti provenivano dalle fila di Lealtà e azione, volto presentabile del movimento Hammerskin. Stabilmente inserito con ruoli di vertice negli Sconvolts, gruppo che di solito piazzava il suo striscione di fianco a quello dei Commandos Tigre, anche Enzo Anghinelli, che espiata la condanna per traffico di droga nel 2016 ricominciò a frequentare gli spalti di San Siro negli ambienti vicini alla destra dei «Black Devil».

La Digos in questi mesi ha già raccolto gli esiti di accertamenti su gruppi organizzati di tifosi violenti, utili per il filone sull'associazione a delinquere, ma gli inquirenti monitorano con attenzione anche l'attività di proselitismo che i capi curva fanno sui neofiti per spingerli anche ad azioni violente. «Ragazzini», sottolineano gli investigatori, come quelli che inneggiavano al Duce a due passi da piazzale Loreto.

Lo striscione non è stato trovato, ma le telecamere hanno ripreso le auto a bordo delle quali i neofascisti si sono allontanati.

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