Investito e ucciso come la sua Cristina: Mario e quel dolore lungo 23 anni

Investito e ucciso come la sua Cristina: Mario e quel dolore lungo 23 anni
di Ilaria Bosi
Domenica 13 Settembre 2020, 18:29 - Ultimo agg. 21:17
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SPOLETO - È una tragedia dal sapore beffardo quella che si è consumata sabato mattina lungo la Tuderte, dove un uomo di 78 anni, Mario Profili, è stato investito e ucciso mentre si apprestava ad attraversare la strada, nella zona di Malfondo. L’incidente si è verificato all’altezza dell’area commerciale, dove la moglie della vittima stava facendo spesa. La dinamica del terribile urto, che non ha lasciato scampo al povero Profili, è ancora da chiarire. A poche decine di metri da dove è stato sbalzato il corpo, infatti, c’è un attraversamento pedonale a chiamata, regolato da un semaforo: impossibile, al momento, stabilire se la vittima abbia tentato o meno di attivarlo. Una cosa è certa: tutto è accaduto in pochi, terribili, istanti. E quando Mario, che camminava con l’ausilio di un bastone, si è avvicinato alla carreggiata per attraversare la strada, sulla Tuderte è sopraggiunta la Fiat Punto che viaggiava in direzione La Bruna e che lo ha travolto. L’impatto è stato terribile, il 78enne è stato sbalzato di diversi metri. Sull’asfalto nessun segno di frenata: molto probabile, quindi, che il conducente dell’utilitaria (un sessantaduenne spoletino) non si sia proprio accorto della presenza del pedone, se non quando era ormai tardi. Una distrazione? Un’imprudenza? Lo stabiliranno le indagini, anche sulla scorta delle testimonianze raccolte e dei rilievi eseguiti dalla Polizia Locale. Come avviene in questi casi, la procura ha aperto un fascicolo per omicidio stradale, che oltre al sequestro della Punto, già disposto, comporterà anche l’iscrizione nel registro degli indagati dell’uomo che era al volante dell’utilitaria. Il corpo di Profili è stato trasferito nell’Istituto di Medicina Legale di Perugia, dove verrà eseguita l’autopsia
A rendere ancor più straziante la tragedia è stato l’arrivo sul posto della moglie della vittima: era a fare spesa nel vicino supermercato, quando forse è stata richiamata dal trambusto dell’incidente e ha trovato il marito sul selciato. Una scena che molti hanno sovrapposto a quella di 23 anni e mezzo fa, quando sempre per un investimento (ma in circostanze decisamente diverse) venne uccisa l’unica figlia dei coniugi Profili, Maria Cristina, al settimo mese di gravidanza. Da allora il cuore di questa famiglia non ha mai smesso di sanguinare, anche se negli ultimi anni lo strazio infinito (condiviso con il genero, che è sempre rimasto accanto ai Profili) è stato soffocato nel silenzio. Le battaglie di Mario, però, autista in pensione della ex Spoletina trasporti, le ricordano tutti. Gli occhi lucidi e tristi, lo spirito battagliero, nel tempo come svuotato dagli effetti devastanti di quella enorme perdita, mai superata. Mario era legatissimo alla sua Maria Cristina, di cui parlava sempre con grande orgoglio. Impossibile non incontrarlo nel cimitero di Crocemarroggia, dove sono sepolte Cristina e Valeria, la bimba che aveva in grembo. La presenza di Mario lì, per intere ore, non passava inosservata: toccava il cuore ed era a dir poco commovente. Tante le reazioni a questa morte beffarda, che molti hanno voluto leggere idealmente come un rafforzamento di quel legame indissolubile tra padre e figlia: “Voglio pensare – è uno dei tanti pensieri lasciati sui social – che adesso lassù si siano ritrovati in un meraviglioso abbraccio”. Quell’abbraccio strappato brutalmente 23 anni e mezzo fa, insieme ai sogni, insieme al futuro.

QUEL TREMENDO DOLORE LUNGO 23 ANNI
Un dolore lungo più di 23 anni. E al quale Mario Profili non si è mai rassegnato. La sua vita viene stravolta il 15 marzo del 1997. Mario sta per diventare nonno: la sua unica figlia, Maria Cristina, è al settimo mese di gravidanza e tutti attendono, di lì a poche settimane, la nascita di Valeria. Ma in pochi istanti crolla tutto. In quel sabato pomeriggio di quasi primavera, Cristina esce a fare una passeggiata vicino casa, insieme alla nonna. Ed è proprio lì, a Crocemarroggia, lungo la provinciale, che una Golf lanciata a folle velocità, e allineata all’altra volskwagen con cui sta gareggiando, le piomba addosso, tranciandole di netto una gamba. Cristina resta lucida: un’auto finisce fuori strada, l’altra scappa senza prestare soccorso alla 29enne, che perde tantissimo sangue. Cristina implora i soccorritori (“Aiutate la mia bimba”) e muore qualche ora dopo in ospedale, come la piccola che ha in grembo. Un paio di settimane dopo, la sera di Pasquetta (31 marzo), su Spoleto piomba una tragedia analoga: vittima innocente di una folle gara di velocità, lungo la Tuderte, è in questo caso Omar Cialucco, 24 anni. Il tema delle gare di velocità diventa di attualità e impegna il dibattito nazionale. La battaglia di Mario e Giampiero (papà di Omar) porta qualche anno dopo a un’importante modifica normativa: confisca immediata del mezzo per chi si sfida in auto.

IL RICORDO DI CIALUCCO: «MAI AVUTA GIUSTIZIA»
“Una grandissima persona, impagabile. L’ho rivisto tempo fa, ma per un lungo periodo ci siamo un po’ persi. Ognuno di noi ha reagito al lutto in modo diverso, anche se il dolore straziante che ha distrutto le nostre famiglie è stato lo stesso. Incredibile che Mario sia morto così”. Giampiero Cialucco, insieme a Mario Profili, ha portato avanti battaglie importanti, costituendo anche il Comitato per la vita “Cristina Profili e Omar Cialucco”. I due papà, in prima linea per la sicurezza (ma anche per l’inasprimento delle pene), non hanno mai nascosto l’amarezza e la rabbia: “I nostri figli – hanno gridato più volte, anche se spesso con modalità diverse - non hanno avuto giustizia”. All’epoca il reato di omicidio stradale (con tutte le aggravanti del caso) non era neanche contemplato e addirittura “partecipare a gare di velocità con veicoli a motore” era punito con una contravvenzione. I quattro imputati, nei due diversi procedimenti (quello per Maria Cristina e quello per Omar), hanno scelto la via del patteggiamento, cavandosela davvero con poco. Da lì, tuttavia, è partita la battaglia – portata in Parlamento dall’allora deputato Domenico Benedetti Valentini – che ha portato alle prime modifiche normative.
 

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