Uranio impoverito, la Commissione: «Ha seminato morte e malattie tra i militari»

Uranio, la Commissione: "Ha contribuito a seminare morti e malattie dei militari"
Uranio, la Commissione: "Ha contribuito a seminare morti e malattie dei militari"
Mercoledì 7 Febbraio 2018, 14:09 - Ultimo agg. 8 Febbraio, 14:07
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La relazione finale. «Sconvolgenti criticità» sono state scoperte nel settore della sicurezza e della salute sul lavoro dei militari «in Italia e nelle missioni all'estero, che hanno contribuito a seminare morti e malattie». Lo rileva la relazione finale della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito, presentata oggi dal presidente Gian Piero Scanu. Nel mirino il «negazionismo» dei vertici militari e gli «assordanti silenzi generalmente mantenuti dalle Autorità di Governo». Mentre gli esperti ascoltati hanno riconosciuto il nesso tra esposizione all'uranio impoverito e tumori.



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Il documento cita in particolare l'audizione di Giorgio Trenta, presidente dell'Associazione italiana di radioprotezione medica, che ha «riconosciuto la responsabilità dell'uranio impoverito nella generazione di nanoparticelle e micropolveri, capaci di indurre i tumori che hanno colpito anche i nostri militari inviati ad operare in zone in cui era stato fatto un uso massiccio di proiettili all'uranio». Critiche anche alla magistratura penale, i cui interventi «non appaiono sistematici» a tutela della salute dei militari e dunque «nell'amministrazione della Difesa continua a diffondersi un deleterio senso d'impunità». In relazione a tre specifici casi emersi nel corso dell'inchiesta, la Commissione ha trasmesso gli atti acquisiti nelle rispettive audizioni presso le procure della Repubblica competenti. Si tratta del militare Antonio Attianese, vittima di una grave patologia insorta a seguito della sua permanenza in Afghanistan, che ha denunciato l'atteggiamento ostruzionistico e le minacce di alcuni superiori. C'è poi il caso sollevato dal tenente colonello medico Ennio Lettieri, che ha affermato di essere stato direttamente testimone, nel corso della sua ultima missione in Kosovo, in qualità di direttore dell'infermeria del Comando Kfor, della presenza di una fornitura idrica altamente cancerogena di cui era destinatario il contingente italiano. Infine, la Commissione ha trasmesso alla procura di Roma gli atti relativi all'audizione del generale Carmelo Covato, della Direzione per il coordinamento centrale del servizio di vigilanza, prevenzione e protezione dello Stato Maggiore dell'Esercito, che aveva affermato che «i militari italiani impiegati nei Balcani erano al corrente della presenza di uranio impoverito nei munizionamenti utilizzati ed erano conseguentemente attrezzati, affermazioni che apparivano in contrasto con le risultanze dei lavori della Commissione e con gli elementi conoscitivi acquisiti nel corso dell'intera inchiesta».

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La relazione ha messo in luce i «molteplici e temibili rischi a cui sono esposti lavoratori e cittadini nelle attività svolte dalle forze armate, ma anche dalla polizia di Stato e dai vigili del fuoco. Non c'è solo l'uranio, ma anche l'amianto, presente in navi, aerei, elicotteri. Tanto che la Commissione ha accertato che solo nell'ambito della Marina Militare 1.101 persone sono decedute o si sono ammalate per patologie asbesto-correlate». Criticità sono emerse nei poligoni e desta poi «allarme» la situazione missioni all'estero, con «l'esposizione a inquinanti ambientali in più casi nemmeno monitorati». A fronte di questi rischi, i parlamentari hanno rilevato la difficoltà per le vittime di ottenere giustizia.



Questo per gli «ispettori domestici»: nei luoghi di lavoro delle forze armate, infatti, la vigilanza sulla applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza è svolta esclusivamente dai servizi sanitari e tecnici istituiti presso le stesse amministrazioni della Difesa. La proposta di legge Scanu, firmata da quasi tutti i membri della Commissione, punta ad affidare la vigilanza sui luoghi di lavoro dell'Amministrazione della Difesa al personale del ministero del lavoro. È inoltre urgente anche «il superamento dell'Osservatorio epidemiologico della Difesa e l'affidamento delle indispensabili ricerche epidemiologiche nel mondo militare a un ente terzo e qualificato per coerenza scientifica come l'Istituto Superiore di Sanità». Infine, la relazione ha constatato «l'inadeguatezza della tutela previdenziale garantita al personale delle forze armate, al quale è riservato un trattamento deteriore rispetto alla generalità dei lavoratori».



COMMISSIONE, MAI PIÙ INTERDETTO CAPO TEULADA «Mai più militari morti e ammalati senza sapere perché, mai più una 'penisola interdettà». Sono gli obiettivi perseguiti dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito, che oggi ha presentato la sua relazione finale dando spazio anche a quello che è «il simbolo della maledizione che per troppi decenni ha pesato sull'universo militare: la Penisola Delta del Poligono di Capo Teulada, utilizzata da oltre 50 anni come zona di arrivo dei colpi, permanentemente interdetta al movimento di persone e mezzi». Il documento è stato illustrato dal presidente Gian Piero Scanu (Pd). «Le immagini satellitari - indica la relazione - ritraggono una discarica non controllata: sulla superficie tonnellate di residuati contenenti cospicue quantità di inquinanti in grado di contaminare suolo, acqua, aria, vegetazione, animali. E l'uomo. Non sorprendono, a questo punto - aggiunge - le indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Cagliari per il delitto di disastro doloso. L'omessa bonifica per ragioni di 'convenienzà economica e il prosieguo delle esercitazioni sono scelte strategiche che stonano a fronte di un crescente e assordante allarme prodotto dalla penisola interdetta tra cittadini e istituzioni». «Mai più - è l'auspicio della Commissione - una gestione del territorio affidata in via esclusiva all'autorità militare, senza interlocuzioni con l'amministrazione dell'ambiente, con la Regione e con le autonomie locali. Garantire al meglio la sicurezza e la salute dei militari non è un sogno, ma un atto dovuto alle nostre forze armate per l'impegno e lo spirito di sacrificio dimostrati ogni giorno al servizio del Paese». 
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